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Per centri sociali e sinistre non si può parlare di “diritto alla vita”

di SALVATORE SFRECOLA

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha denunciato ancora una volta gli attentati all’informazione, le fakenews che alterano la percezione dei fatti, e le aggressioni verbali o fisiche a giornalisti, come la più recente a Torino, ai danni di un reporter de “La Stampa”. Attacchi di una gravità inaudita, che il Presidente ha detto essere direttamente portati “alla Repubblica”.
Giustissimo. Ci sono tuttavia delle violenze quotidiane che non sono dirette ai partiti o alle ideologiche che li distinguono, ma ai valori della civiltà cristiana, come quelli di cui sono vittima le iniziative “Pro Vita & Famiglia”. Da ultimo a Bologna, venerdì scorso, per la seconda tappa del tour di Baby Olivia, dove gli organizzatori sono stati vittime di un attacco di straordinaria violenza verbale sulla pubblica piazza. Con insulti di ogni genere, rivolti all’idea ed alle persone, un gruppo di attivisti dei centri sociali, collettivi femministi accompagnati addirittura dai consiglieri comunali Giulia Bernagozzi e Mery De Martino del PD e Detjon Begaj di Coalizione Civica hanno impedito una manifestazione regolarmente autorizzata, diretta a proiettare il video di Baby Olivia, che spiega nel dettaglio la nascita della vita umana sin dal suo concepimento. Un video basato su dati scientifici, che ha suscitato un odio ideologico, cieco contro la vita, come ha messo in risalto “La Verità” per la penna di Francesco Borgonovo.
E così in Piazza XX Settembre il gruppo vociante, ancorché sparuto ma aggressivo, ha iniziato ad ostacolare la proiezione del video urlando insulti, come “bastardi”, “pezzi di m**da”, “vaff**culo”, “fate schifo”, con contorno di bestemmie e minacce, con lancio di volantini e preservativi, tentando di manomettere i cavi di alimentazione dell’impianto audio.
La situazione è presto degenerata, al punto che le Forze dell’Ordine hanno avuto difficoltà ad intervenire per proteggere gli organizzatori ed il palco. La social media manager di Pro Vita & Famiglia, Sofia, è stata aggredita fisicamente, anche se senza conseguenze.
“Pro Vita”, nel denunciare questi fatti segnala l’incredibile risposta del sindaco Matteo Lepore che si è detto vicino ai contro-manifestanti e alle loro istanze. L’intento era quello di impedire ai passanti di fermarsi e guardare il video, cioè di diffondere una idea. Ci sono riusciti ovviamente. Ma gli organizzatori non sono rimasti zitti ed hanno definito dal palco i contestatori “ignoranti”, come coloro che non sanno di scienza ma si nutrono di ideologia. Jacopo Coghe, Portavoce Pro Vita & Famiglia Onlus, li ha chiamati “terrapiattisti”, come quanti si ostinano a negare la realtà scientifica. Ed ha aggiunto “non ci faremo intimidire. Anzi, con più coraggio andremo avanti, perché non lasceremo che questa violenza ci fermi. Baby Olivia racconta la verità della vita, la sua bellezza, in una maniera pura e innocente. Per questo non riescono a sopportarla e si sentono obbligati a rispondere con la violenza”.
Non è facile la vita di chi difende la vita in tempi di cultura dello scarto. In alcune realtà l’organizzazione sta sperimentando il boicottaggio delle amministrazioni di sinistra nel rumoroso silenzio, come si usa dire, di parte delle destre, in particolare degli ambienti cattolici da troppo incapaci di un impegno culturale e politico significativo. Non solamente in Italia, ovviamente. Nella Parigi a festa per l’apertura delle Olimpiadi i Vescovi francesi hanno protestato per l’ignobile rappresentazione, in versione gay, dell’ultima cena. Blasfemi e vigliacchi, prendono in giro il Dio dei cristiani. Non provano con Allah o Maometto perché quando lo hanno fatto, come con le vignette danesi o del parigino “Charlie Hebdo”, qualcuno si è giustamente risentito e non a parole. L’ironia è intelligenza ma il volgare insulto della divinità è testimonianza di degrado intellettuale e morale. “Scherza coi fanti e lascia stare i santi”, scrivono Giuseppe Giacosa e Luigi Illica nella Tosca resa famosa dalla musica di Giacomo Puccini. Dovrebbe essere una regola, prima di tutto, di civiltà.

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