dell’Avv. Jacopo Severo Bartolomei, collaboratore cattedra Dir. Cost.le – Univ.tà Roma III
Nell’agitato panorama politico-costituzionale della Repubblica Francese, ove la forma di governo semipresidenziale inizia a manifestare più di qualche già sperimentato profilo di criticità, si è assistito al reincarico da parte del Presidente Emanuel Macron del giovane 39enne Sebastian Lecornu, autodefinitosi“ il monaco soldato” per esser votato in stile di devozione orientale alla causa macroniana: preservare il regime dagli opposti estremismi e scongiurare la diffusione di venature antieuropeiste vieppiù percettibili.
Ricordiamo che Lecornu, incaricato la prima volta dall’Inquilino dell’Eliseo, nel volgere di nemmeno un giorno, lunedì 6 ottobre si è presentato da Premier dimissionario ed è stato reincaricato della formazione di Nuovo Esecutivo a tamburo battente da Macron, che non aveva altra alternativa ad agevole portata.
Lecornu, pure per giustificare il Bis, si è riproposto l’intento di “svecchiare” la compagine governativa e strizzare l’occhio al Partito socialista e al mondo sindacale, entrambi istanti per il congelamento immediato della riforma del sistema previdenziale varata nel 2023 dal premier Bayreau. Dall’entourage del rampollo macroniano, appena dall’Eliseo domenica sera 12 ottobre è trapelata la lista dei Ministri, è pervenuto comunicato stampa in cui Lecornù ci ha tenuto a manifestare che l’ossatura dell’attuale compagine si delinea come “un mèlange de societe civile avec des profils experimentes et de Jeune Parlamentaries” .
Dopo essersi recato a Hotel Matignon il 10 ottobre, nel predisporre la bozza di “declaration de politique generale” su cui ottenere la fiducia dall’Assemblee Nationale – il discorso programmatico di insediamento – ha ammesso che, onde garantirsi la non contrarietà dei socialisti e di altre formazioni minori centriste (la …mansuétude…), è stato indotto – d’accordo con Macron dietro le quinte – a proporre al Parlamento di votare la sospensione della riforma previdenziale 2023, sino allo svolgimento del prossimo turno di elezioni presidenziali, calendarizzato in primavera 2027.
Secondo autorevole sondaggio, la misura di temporanea sterilizzazione (non di evirazione) ha incontrato l’appoggio della stragrande maggioranza degli elettori francesi: circa il 67-69%, di cui il 30% dichiaratosi molto favorevole ed il restante piuttosto favorevole al provvedimento.
Invece la formazione governativa a connotazione “tecnica”, con Alti funzionari e Vecchie glorie della Repubblica – da noi, si è sperimentato con gli esecutivi Monti e Draghi, il ricorso ai tecnici e alle “riserve della repubblica”, in veste di “Gran commis de l’Etat” – non ha invece incontrato l’incondizionato favore popolare, se il 65% degli intervistati ha palesato dubbi e se – dato più inquietante – il 51% dell’elettorato generale si è dichiarato favorevole allo scioglimento anticipato dell’AN e al sollecito ritorno alle urne per eleggere i nuovi parlamentari. Eccezione la nomina a Ministro del Lavoro dell’ex presidente delle SNCF, le ferrovie francesi, Jean Pierre Farandou, apprezzata dal sindacato e dall’area laburista, all’unisono instanti per la sospensione “completa e immediata“ della riforma delle pensioni, che innalzava l’età pensionabile da 62 a 67 anni in linea con l’aspettativa di vita.
Da rimarcare l’atteggiamento del Partito della destra neogollista “Les Republicains”, che per bocca del proprio leader Bruno Retailleau – preannunciante il mancato appoggio al neoesecutivo, ma comunque rispettato
apertis verbis da Lecornu – ha mantenuto fede alla dichiarata inaccettabile accondiscendenza alla sospensione della riforma delle pensioni, col rischio di compromettere la politica di rigore tesa all’agognato risanamento del bilancio pubblico.
In definitiva, risalta la natura di “Governo di scopo”, privo di una agenda politica a largo spettro, del neoesecutivo Lecornu, che si ripropone prioritariamente l’approvazione tempestiva della manovra finanziaria 2026 ed il varo di misure anticrisieconomica.In siffatto contesto, l’unico dato certo e matematicamente accertato della Nuova formazione appena insediatasi “con volti nuovi tratti dalla società civile, uniti a personalità di comprovata esperienza e Giovani parlamentari”, resta il certosino rispetto delle quota rosa: su 34 membri, esattamente la metà, 17 son appartenenti al Gentil sesso. A partire dalla consumata Rachida Dati, Ministro della Cultura 59enne (esordì come Portavoce di Nicolas Sarkozy) all’aitante Avv. Naima Moutchou, non ancora 44enne, dotata di doppia cittadinanza (francese e marocchina), deputata debuttante nel 2017 con la “Republique en marche” di fede macroniana, già designata Ministro per la Funzione Pubblica e Implementazione IA nel precedente esecutivo lampo.
