dell’Avv. Jacopo-Severo Francesco Bartolomei
Le grandi rapine hanno precedenti illustri, sia nella realtà fattuale che nella rappresentazione cinematografica, in quanto hanno una portata ambivalente nella considerazione dell’opinione pubblica: sono misfatti deprecabili, che però oltre allo sconcerto iniziale lasciano nella gente un sentimento frammisto di ammirazione per l’audacia e malcelata emulazione per l’inventiva dimostrata dai malviventi.
Orbene, mentre le istituzioni pubbliche devono deprecare simili gesti e rintracciare i malfattori, l’immaginario collettivo che connota la cultura in senso antropologico di una comunità, comporta che nelle sale di cinematografo, allorquando il soggetto del film sia tratto da una spettacolare rapina, la stragrande maggioranza del pubblico (cfr. le pellicole “ Come rubare un milione di dollari e vivere felici” di William Wyler, USA 1966; più di recente “Ocean’s Eleven-Fate il vostro gioco” di Steven Sodenbergh, USA 2001) finisca per tifare per i ladri e non per le guardie.
Contestualizzando il recente accaduto si può dire che non c’è pace nella Repubblica francese per il duo al vertice dello Stato, Presidente della Repubblica e Premier neoinsediato; come se non fosse sufficiente, da un lato, l’incertezza in forme inedite del clima politico (l’insediamento sul fil di lana dell’esecutivo Lecornu II) e, dall’altro lato, la crisi finanziaria, che ha condotto al congelamento della avversata riforma previdenziale, la rapina nel cuore di Parigi al “Musée du Louvre” scuote il dibattito politico e getta un’onta sulla reputazione internazionale della Francia.
Peraltro, la direttrice del famoso Museo, uno dei più visitati al mondo, M.me Laurence Des Cars, aveva a gennaio 2025 lanciato un grido d’allarme, segnalando l’obsolescenza della struttura; a tale appello aveva risposto il Presidente Macron con l’avvio di un piano colossale di ristrutturazione (800 milioni di euro nel decennio) reperiti tramite investitori privati ed anche col sensibile aumento del costo del biglietto d’ingresso per i visitatori extraUE, enfaticamente ribattezzato al cospetto della Gioconda “Nuovo Rinascimento del Louvre”.
Ora il trafugamento maldestro (un paio di gioielli son stati smarriti nella fuga) della corona dell’imperatrice Eugenie, comprata per i sovrani del mondo ottocentesco invitati da Napoleone III all’Esposizione universale del 1855 rischia di trasformarsi in una debacle d’immagine, molto incidente sulla archiviata Grandeur, quasi ad assurgere a simbolo di un Paese disorientato, incapace persino di difendere il proprio patrimonio.
Mentre il Presidente ha tuonato “un attacco alla nostra storia, ritroveremo le opere, prenderemo a breve gli autori per portarli di fronte alla giustizia” il fronte delle opposizioni – già galvanizzato dalle crescenti difficoltà di insediamento degli esecutivi presieduti da Sebastian Lecornu – non ha tardato a stigmatizzare la figuraccia della rapina al Louvre, perpetrata in 7 minuti da due uomini armati di sega elettrica, arrivati al Museo in scooter.
Marin Le Pen ha affermato: “E’ una nuova prova per il nostro Paese. Ogni attacco al patrimonio nazionale è una ferita all’anima francese. Non è il momento di polemizzare ma di reagire”.
Il portavoce del Partito comunista Ian Brosrat: “E’ una vergogna essere arrivati a una tale situazione” rammentando che lo scorso 16 giugno il Museo era stato paralizzato e costretto alla chiusura, a causa di uno sciopero spontaneo dei dipendenti, denuncianti la perdita di 200 posti a tempo pieno e la cronica carenza di addetti alla sicurezza.
Il Capogruppo de “Les Repubblicains”, formazione neogollista, On. Laurent Wauquier senza preamboli: “La Francia è stata derubata, è nostro dovere proteggere il bene più prezioso: notre Histoire!”
Che la sicurezza nei musei rappresenti “une grande vulnérabilité” lo ha riconosciuto il Ministro dell’Interno Laurent Nunez. La polizia francese si è lanciata all’inseguimento dei 4 malfattori, arrivati in scooter, che hanno impiegato un montacarichi e un motosega elettrico, ripartiti col bottino di 8 gioielli, grazie ad una operazione durata in totale molto meno di 10 minuti. Gli investigatori specializzati concordano nel ritenere arduo il piazzamento della refurtiva, seppur il valore del compendio di gioielli rubati è inestimabile e privo di possibile quotazione di mercato, mentre smontandoli se ne distruggerebbe il pregio storico, senza diretta contropartita remunerativa. Inoltre, il fatto che siano finiti sui massmedia di tutto il mondo determina che nessun mercante d’arte o direttore ipotetico di galleria o museo, si arrischierebbe a comprarli data la notorietà della provenienza illecita.
Nonostante tali dettagli, il colpo è destinato a passare alla storia, perché è stato sferrato con successo al Cuore della Francia, ed ha oggetto gioielli delle corti reali ed imperiali del XIX secolo, appartenuti alle famiglie Bonaparte e Beauharmais; gli oggetti rubati rappresentano secoli di potere. Per fortuna la corona di Eugenia, abbandonata durante la fuga, è stata recuperata un po’ danneggiata.
La dr.ssa Marina Rosa, coordinatrice Comitato nazionale istituito per il bicentenario napoleonico, ci tiene a rimarcare come il fascino dell’“Imperatore di Ajaccio” non conosca declino, seppur Napoleone I resti figura divisiva e al contempo fondante dell‘identità nazionale. Si potrebbe delineare il trittico con San Giovanna d’Arco, Napoleone Bonaparte e la Marianne per compendiare l’identità della Repubblica transalpina, il cui ordinamento costituzionale è stato ab imis ridelineato dal gen. Charles De Gaulle nel periodo 1958-1962.
Comunque, più trascorrono le ore, più sfumano le possibilità di ritrovare refurtiva ed autori del colpo magistrale, nonostante il dispiegamento di una task force di 60 investigatori specializzati pure contro il traffico illecito di beni culturali, in linea con la promessa di Macron. La procuratrice di Parigi Laure Beccau non esclude l’ingerenza straniera e i collegamenti col traffico di stupefacenti, non dando però eccessivo adito alle voci, che in base a supposti testimoni che hanno sentito i banditi parlare un idioma straniero, secondo cui potrebbe esser coinvolta la banda delle “PinK Panthers”, originaria dei territori dell’Ex Jugoslavia, formata da ex militari e paramilitari. Infatti, i loro colpi si distinguono per grande rapidità ed assenza di violenza nell’esecuzione, nonché per esser diretti a bersagli talmente prestigiosi che si considerano inattaccabili. Tutti elementi ricorrenti nel caso del clamoroso recentissimo furto allo storico Museo del Louvre, allocato nell’omonimo palazzo ed inaugurato il 10 agosto 1793.
Resta, oltre lo smacco momentaneo ed il clamore mediatico, la questione politica della gestione del museo più frequentato al mondo (oltre 9 milioni di visitatori nel 2024), che a detta del Ministro della cultura Rachida Dati, politica di lungo corso, accoglie “il doppio dei visitatori per i quali è stato progettato”.
Più in generale, il fatto di cronaca giudiziaria si inserisce nell’ambito di progressiva sfiducia della popolazione verso le istituzioni pubbliche e contribuisce ad appannare l’immagine della Repubblique Francaise, siccome forgiata dal campione della Grandeur Charles De Gaulle, che guidò la Francia libera non collaborazionista e ricoprì la carica presidenziale per il primo decennio della V Repubblica (1959-1969).
“Esiste una visione del ruolo della Francia, quale potenza europea e mondiale, portatrice di valori universali”, come ricorda il prof. Jean Pierre Darnis, docente alla LUISS. Questa visione, tuttavia, che a seconda del periodo storico ha avuto bisogno di incarnarsi in un Leader – da Luigi XIV a Napoleone III – oggi risulta demodè e nel contesto di globalizzazione accentuata e di multilarismo del Terzo millennio definitivamente da archiviare.
