mercoledì, Novembre 12, 2025
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La politica, al di qua e al di là dei confini della Patria

di Salvatore Sfrecola

Il dibattito politico di ieri, in Senato e alla Camera dei deputati, ha toccato i temi della politica interna e di quella estera, suggeriti dal disegno di legge del bilancio di previsione dello Stato per il 2026 e dall’ordine del giorno del Consiglio Europeo previsto per oggi. Su tutti il Governo e la sua maggioranza si sono confrontati con le opposizioni con argomenti sorretti da una polemica vivace, a tratti aspra. 

Cominciamo dalla politica estera e dai vari argomenti all’ordine del giorno, dalla situazione del conflitto in Ucraina alla fragile tregua che dovrebbe aprire un percorso di pace in quella terra martoriata da una difficile convivenza tra israeliani e palestinesi. Diciamo subito che si tratta di temi di straordinario interesse, che appassionano perché, in ogni caso, ci si sente coinvolti. L’Ucraina invasa perché parte dell’Europa cristiana, un presidio di libertà anche perché i suoi confini li sentiamo in qualche modo nostri. La guerra che interessa la Striscia di Gaza è anch’essa una spina nei nostri cuori, feriti dall’evidente sofferenza di popoli entrambi vicini ai Luoghi Santi della cristianità che oggi ci sembrano quasi interdetti perché lì dove si dovrebbe solo levare alta la preghiera a Dio in realtà si sente solo il crepitio delle mitragliatrici ed il fragore delle bombe.

Ebbene, di questi temi si occupano la gente, la politica, la stampa e le autorità del Governo che ne traggono motivo di visibilità, comprensibile e certamente importante ma di scarso rilievo sul piano elettorale se non per le reiterate affermazioni che noi non invieremo soldati in Ucraina, che soddisfa le mamme italiane, da sempre, qualunque sia la guerra nella quale il Paese è coinvolto. In realtà, la politica estera, anche l’invio o meno di militari quale forza di pace richiede decisioni comuni cui l’Italia può assicurare un apporto limitato. Insomma, la politica estera è materia di decisioni assunte in assise internazionali delle quali sono immagini evidenti le foto opportunity al termine delle riunioni internazionali. Capi di stato e di governo in fila in un ordine che ha una logica che alla gente comune dice poco o nulla.

Appare dunque inutile, come fanno certi politici e giornalisti che, per sembrare colti, richiamano Cavour e De Gasperi che in altri contesti fecero valere la voce d’Italia, a Parigi e a Washington, il primo per rivendicare il ruolo del Regno di Sardegna e l’apporto dei bersaglieri alla guerra di Crimea, il secondo per acquisire la disponibilità delle potenze vincitrici ed in primis degli Stati Uniti d’America per la ricostruzione dell’Italia distrutta dalla Seconda Guerra Mondiale.

Ben diverso è l’effetto sull’opinione pubblica del dibattito sui temi della politica interna ed in particolare della politica economica, in questa sessione parlamentare sulla legge di bilancio che costituisce la previsione della distribuzione delle imposte delle tasse e delle risorse fra i cittadini e le imprese. Una previsione che naturalmente viene messa a confronto con le realizzazioni che si ricavano dal rendiconto generale dell’anno precedente, terreno consueto di scontro politico, soprattutto quando le risorse da distribuire in un bilancio di 1000 miliardi circa rappresenta un’aliquota modesta, un 3%, 18 miliardi nella attuale previsione. Si tratta di una camicia di Nesso confezionata nel tempo dai governi degli anni passati, di Centrodestra e di Centrosinistra sicché è difficile risalire a chi molte delle situazioni con le quali oggi si fanno i conti hanno prodotto. 

Ascoltavo questa mattina in televisione una discussione sul tema della sicurezza, tema caro alla destra, trascurato perché nel corso degli anni si è proceduto, e qui non conta sapere chi lo ha fatto per la prima volta e in quale misura, perché più volte si è tornati a ridurre gli organici delle Forze di Polizia impedendo il turnover quindi facendo invecchiare il personale con effetti evidenti sulla realtà delle prestazioni. Abbiamo visto, tanto per fare un esempio banale, come nel contrasto alla microcriminalità, che è quella che preoccupa molto gli italiani, che trasforma i furti in rapine in violenza fisica, le forze di polizia riescano spesso con difficoltà ad ammanettare un drogato o comunque uno eccitato che non hai niente da perdere. Perché di fronte appunto ad un soggetto spesso alterato non sono i giovani di cui ci sarebbe bisogno.

C’è poi il problema delle imposte che sono tante, che gravano moltissimo sui cittadini e sulle imprese, limitano i consumi in relazione all’aumento dei prezzi. Con effetti che non possono sfuggire perché minori consumi significa minori produzioni e nella migliore delle ipotesi meno assunzioni. C’è una classe media impoverita, non solo quella che non si cura in ragione di oneri sanitari che nella distribuzione regionale delle risorse ha dimostrato di non essere sempre virtuosa ma condizionata da realtà locali, con la moltiplicazione dei primariati, con le assunzioni precarie.

Infine, c’è un dato che fotografa tutte queste situazioni, l’esodo di oltre 150.000 italiani che di anno in anno lasciano l’Italia che passato il confine, spesso a pochi chilometri di distanza, trovano soluzioni lavorative più vantaggiose. Giovani ovunque apprezzati perché la scuola, nonostante tante insufficienze che non possiamo trascurare, è ancora di buon livello e sufficiente per chi voglia studiare.

E allora bene la politica estera perché anche l’immagine è importante, bene gli abbracci ed i sorrisi dispensati al di qua e al di là dell’oceano che danno anche una soddisfazione personale, una carica emotiva di indubbio significato, ma si pensi molto alla politica interna e si tolgano lacci e lacciuoli a cittadini ed imprese se si vuole che il Paese decolli. Altrimenti non sarà sufficiente dire che abbiamo ottenuto la pacca sulla spalla da questo da quel governante straniero, per buona educazione.

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