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“I coperchi del diavolo su Aldo Moro”, un libro che è un viaggio dal sequestro alla morte del leader D.C. ed oltre

di Salvatore Sfrecola

Nel pomeriggio di ieri, nel 47° anno dal giorno del ritrovamento nella R4 rossa in via Michelangelo Gaetani, a Roma, del corpo senza vita del Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse, un pubblico qualificato e attento ha partecipato, nel salone delle conferenze del Circolo Magistrati della Corte dei conti, alla presentazione del libro di Raffaele Di Ruberto “I coperchi del diavolo su Aldo Moro” (Edizioni Del Roveto, nella collana Sapiens, pp. 312, € 17,90), con la Prefazione di Stanislao De Matteis e la Posfazione di Michel Emi Maritato. Dopo un saluto di Gianfranco Fontana, organizzatore dell’incontro, che ha voluto ringraziare il Presidente del Circolo, Stefano Castiglione, per la disponibilità dimostrata, l’Editore, dottoressa Maria Annunziata Romano, ha voluto dar conto dell’impegno editoriale in corso, per iniziativa di una famiglia siciliana, i cui membri sono da sempre appassionati di poesia e letteratura, convinti che la diffusione della cultura rappresenti la vera trincea ultima, contro l’imbarbarimento sociale. Per cui l’intento di creare uno spazio editoriale nel quale le voci, la sensibilità e la scrittura di nuovi autori possano esprimersi al massimo, unitamente alla riedizione di opere importanti contemporanee o del passato, senza dimenticare la letteratura per l’infanzia e i grandi temi sociali.

Hanno preso, quindi, la parola Stanislao De Matteis, Sostituto Procuratore Generale della Corte di Cassazione, che ha curato la prefazione e l’Autore. Il testo, come ha messo in risalto il dottor De Matteis, ha l’ambizione di rappresentare una ricostruzione della “tragedia italiana”, perché questo è il sequestro, la detenzione e l’uccisione di Aldo Moro, “estremamente chiara e accuratamente documentata, attraverso l’utilizzo di una apprezzabile quanto rara formula letteraria, quella cioè mista tra la narrativa ed il saggio di inchiesta. L’esito è un libro ricco di particolari, pieno di riscontri, tutti puntualmente verificati dall’Autore, sì che ad essi deve attribuirsi la massima attendibilità, credibilità e veridicità”.

Il dottor De Rubertis, che in apertura del suo intervento ha illustrato le ricerche effettuate e dato conto della documentazione acquisita o comunque reinterpretata, ha messo in risalto come dal 16 marzo 1978, quando un commando delle Brigate Rosse ha sequestrato il Presidente Moro e ucciso gli uomini della scorta, il Paese ancora in qualche modo subisca le conseguenze di quel tragico evento sia a livello di classe dirigente, sia a livello di funzionamento di diversi apparati dello Stato, alcuni dei quali ufficiosi. Nella sua esposizione, nel corso della quale ha rinviato ai numerosi documenti allegati in fotocopia, l’Autore ha messo in risalto gli aspetti problematici e incerti della vicenda del sequestro, della custodia nella “prigione” delle Brigate Rosse e dell’uccisione di Aldo Moro puntando l’indice sui numerosi elementi di contraddizione che dimostrano come questa vicenda, che aveva diviso il paese e la classe politica, fra chi voleva trattare con i sequestratori per salvare la vita all’esponente della Democrazia Cristiana, più volte Presidente del Consiglio e ministro, e chi invece non era disponibile a compromessi con le Brigate Rosse considerato che esse cercavano, attraverso questa operazione, un riconoscimento politico della loro azione. L’intervento di ambienti dello Stato e anche di stati esteri che avrebbero avuto un ruolo in questa complessa vicenda è noto, ed è emerso nel corso dei processi e dai lavori delle specifiche commissioni parlamentari d’inchiesta e costituiscono fattori di grave preoccupazione per il funzionamento di alcuni apparati dello Stato, taluni dei quali sarebbero intervenuti mentre altri avrebbero omesso di svolgere il loro compito.

Come spesso accade in queste vicende drammatiche e complesse l’interpretazione dei fatti è sempre difficile perché il coinvolgimento o la estromissione di responsabilità personali italiane, straniere e anche vaticane, potrebbe raccontare una realtà diversa da quella ufficiale consacrata nei processi e nelle analisi giornalistiche e storiche. È indubbio, ad esempio, che alcuni elementi di perplessità furono evidenti fin da subito. Il carattere “militare” dell’operazione di sequestro e l’uso di armi sofisticate maneggiate con grande maestria, per colpire gli uomini della scorta salvando il Presidente della Democrazia Cristiana dimostrano una preparazione tecnica che sembra non sia possibile riconoscere ai Brigatisti Rossi, nonostante si sia anche detto del loro addestramento all’estero in strutture militari. Il libro, si legge sul risvolto della prima di copertina, offre “elementi nuovi, ricostruiti, revisionati e riletti uniti ed intersecati con quelli noti, forniscono attualità al tragico omicidio di Aldo Moro, intendendo offrire al lettore una realtà quanto più diversa e aggiornata rispetto alle fonti nuove emerse e mai indagate a fondo”. Aspetti che l’Autore ha messo in risalto anche rispondendo ad alcuni dei presenti intervenuti a formulare domande al termine della sua esposizione.

Molte realtà e molti dubbi, dunque. È quello che viene messo in risalto anche nella postfazione di Michel Emi Maritato che sottolinea come il caso Moro sia “ricco di bugie ed oscurità mai rilevate, che in questo libro tornano alla luce sotto una prospettiva insolita, mai esplorata prima, specie sotto il profilo documentale, estremamente chiara nel dissolvere le bugie ed i fraintendimenti di cui il panorama italiano è stato ed è sacrificato. L’Autore ha evidentemente perseguito e raggiunto l’obiettivo del ritrovamento della verità più vera, seppur scomoda e compromettente, atta a smuovere le coscienze di tutti”.

Ne deriva una esposizione ricca di elementi che coinvolgono il lettore come in un giallo che però non si conclude con delle certezze quanto alla figura dell’assassino.

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