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A Livorno negano l’intitolazione di una strada a Oriana Fallaci, coraggiosa e profetica

di Salvatore Sfrecola

Leggo che il Consiglio comunale di Livorno ha bocciato la proposta di dedicare una via ad Oriana Fallaci, giornalista brillante, corrispondente da tutti i fronti, coraggiosa, scrittrice profetica. Il motivo, l’assenza di legami tra la scrittrice e la città per una comunità che ad ogni canto ha voluto nel tempo ricordare personalità della politica, spesso contestate per essere state campioni di fazioni, naturalmente di sinistra. È evidente, dunque, che si è trattato di una scusa per non ricordare una scrittrice che ha difeso i valori dell’Occidente nei confronti del mondo islamico. È un tipico atto ideologico, l’ennesima dimostrazione che la libertà di pensiero non è apprezzata se non inquadrata nella narrazione storica e culturale della sinistra meno disponibile al confronto. Tanto che censura una scrittrice brava e intellettualmente onesta che ha avuto il coraggio, in tempi non sospetti, di delineare il pericolo della presenza islamica nei territori d’Occidente che del resto, per chi ha studiato anche solo un po’ di storia non dovrebbe essere una novità. È dalla morte di Maometto (632) che inizia la guerra Santa (Gihad) per espandere la religione islamica nelle terre vicine, a partire dal bacino del Mediterraneo, prima dominato dalla cultura giudaico cristiana, imposto con la violenza aggredendo le nazioni cristiane. Lo ha fatto occupando in un crescendo l’Egitto (641), la Cirenaica (647), Persepoli (650), Creta (674), Cartagine (698), la Sicilia (tra l’820 e l’831 quando fu conquistata Palermo), parte della Spagna (711), Tolosa (721). Nel frattempo avevano più volte assediato Costantinopoli. Dilagano fin sotto le porte di Vienna le armate ottomane dove, per un miracolo, l’esercito imperiale sconfigge le truppe del Gran Visir Kara Mustafa, con il re polacco Giovanni III Sobieski, al cui fianco di distingue un Generale italiano, il Principe Eugenio di Savoia. Nel frattempo nel 1571, il 7 di ottobre, la flotta Cristiana, al comando di don Giovanni d’Austria, aveva sconfitto quella ottomana guidata di Mehmet Alì Pascià.

Diversamente dalla religione cristiana che ha saputo condividere con altri culti, cristiani e diversi, la religione islamica permea di sé le comunità che vi aderiscono espressamente manifestando l’intento di estendersi e di conquistare le nazioni d’Europa.

Un esempio, che mi ha riferito una mia amica, che ritengo significativo di una mentalità religioso-politica. Recatasi in un supermercato aveva incontrato una signora con abbigliamento islamico accompagnata da alcuni bambini, i suoi figli. Un altro ne attendeva, come segnalava l’evidente stato di gravidanza. Come facciamo spesso noi anche la mia amica ha manifestato simpatia per i bambini ed auguri alla mamma. La risposta è stata “sono tutti soldati di Allah”. Ora è evidente che nessun italiano o europeo, avrebbe detto “sono tutti soldati di Dio”.

Dobbiamo avere noi consapevolezza del fatto che la civiltà occidentale, ispirata alla cultura greco romana o giudaico cristiana, come vogliamo dire, è molto diversa quanto ai diritti delle persone e al rispetto di altre culture. Sono entrato più volte in moschee sempre con l’atteggiamento proprio di chi visita un luogo sacro, nel rispetto di una divinità che non è la nostra. Né mai si è sentito di un cristiano che abbia violato un luogo sacro all’Islam mentre statue dei santi e della Madonna sono state ripetutamente danneggiate in giro per l’Europa.

Rispetto ma non ammetto forme di sudditanza che si stanno diffondendo anche in Italia, come evitare di preparare il Presepe o non mangiare il panino con la mortadella per non disturbare persone di fede islamica.

Così perdiamo la nostra identità che è civiltà del rispetto. Una identità della quale dovremmo andare fieri. E della quale, invece, il Consiglio comunale di Livorno non ha consapevolezza, tanto da respingere la proposta di intitolare una strada della città ad una scrittrice e giornalista di grande valore.

Intervenendo su Il Giornale Vittorio Feltri, con il quale non sempre sono in sintonia, ha ricordato che Oriana Fallaci ha denunciato “l’Islam radicale… con la lucidità di chi aveva visto il fanatismo all’opera, e per questo la sinistra non gliel’ha mai perdonato. Da morta, come da viva, le si riserva lo stesso trattamento: censura, disprezzo, rimozione, ghettizzazione, discriminazione, criminalizzazione, esclusione”.

È la sinistra che non sopporta una verità diversa da quella che ha fatto propria con la sua narrazione. E ricorre alla scusa che non vi è un legame stretto con la città di Livorno per non condividere la libertà di argomentare di Oriana Fallaci che, ricorda Feltri, era stata già osteggiata per questa sua coraggiosa denuncia ampiamente condivisa. La sua voce libera continua a far tremare quella sinistra che oggi si impone all’intitolazione di una strada a suo ricordo. Perché la sua denuncia trova conferma giorno dopo giorno nelle cronache dell’islamizzazione evidente nelle nostre città e nei nostri borghi. Una denuncia che fa ancora paura, nonostante il tempo passato, perché è la verità, e l’abbiamo sotto gli occhi. Come nel libro di Chiara Giannini “Aveva ragione Oriana”.

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