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Quando manca bon ton e la politica ricorre ai “fuori onda”

di Salvatore Sfrecola

Accade spesso di sentire politici alludere a personalità straniere con espressioni a volte critiche, e questo ovviamente è sempre consentito, ma che talvolta assumono un tono canzonatorio o irriverente, che tanto piacciono a certa stampa che ne fa anche vignette che vorrebbero essere satiriche. Per il piacere dell’elettorato di parte che apprezza il politico disinvolto e commenta “gliel’ha fatta vedere”. Battute, battutine ma anche atteggiamenti del volto che sottolineano dissenso o enunciano uno sfottò, anche “fuori onda”.

È certamente una questione di stile che quanti rivestono funzioni politiche rilevanti dovrebbero conoscere e praticare. Per educazione, certamente, ma anche perché, nel tempo, l’evoluzione dei rapporti può determinare convergenze o anche solo collaborazioni che risulteranno alterate da pregresse “incomprensioni” che il tempo non cancella. E riemerge in occasione di iniziative di comune interesse, come possono essere le politiche europee, interne all’Unione o destinate a rappresentarla-

Esiste un garbo istituzionale, un tempo rigidamente seguito, che esclude il dileggio nei confronti di chi ha fatto dichiarazioni o assunto iniziative non condivise. Ogni autorità si muove secondo gli interessi del proprio paese e merita rispetto anche quando le iniziative non sono condivise o confliggono con le aspettative di chi ascolta e commenta. Anche ad evitare che una battuta possa essere strumentalizzata dalla stampa e dalla politica straniera interessata ad allargare il solco del dissenso.

Sarebbe necessaria una scuola di buona comunicazione, come si sente sempre più l’esigenza di scuole di economia e di diritto, di quelle che nei partiti d’un tempo fornivano a chi entrava in politica quelle nozioni ritenute indispensabili, quanto meno per non fare brutta figura.

Anche in politica la classe non è acqua, come si dice. Come dimostra Adriano Monti Buzzetti Colella, giornalista RAI, nel suo “Reporter con cilindro”, edito da Historica, che dà conto delle origini del giornalismo parlamentare impegnato a contribuire al dibattito delle idee con spirito autenticamente liberale, rispettoso delle opinioni anche quando sottoposte a critica serrata.

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