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Quale futuro per l’Europa? Protagonista o irrilevante?

di Salvatore Sfrecola

È sempre più evidente, a chi guarda le vicende dell’oggi in una visione storica della vita dei popoli e degli stati, che in Europa si gioca gran parte del futuro della civiltà occidentale e della pace nel mondo. Perché è qui che si sono formati i valori che dal pensiero greco-romano, rinnovato dall’insegnamento cristiano, costituiscono le radici dell’Europa e dell’Unione.

Non a caso, infatti, all’indomani dell’immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale, costata milioni di morti, furono dei cattolici a delineare un “sogno europeo”, Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman, un italiano, un tedesco ed un francese, tutti militanti in partiti che si qualificavano cristiani, espressione di una tradizione, popolare e democratico-cristiana, attenta al benessere dei popoli. Sviluppo economico e sociale, prosperità diffusa, perché all’interno degli stati non si creino tensioni capaci di generare conflitti. Per cui il sogno europeo esprime la somma di esperienze e valori che rinsaldano le comunità che fanno parte dell’Unione, via via estesa pressoché all’intero continente che pure nelle storie diverse delle singole comunità, lungo i secoli spesso conflittuali, riconosce quei valori comuni che caratterizzano l’Occidente. Una omogeneità che non è comune in altre realtà territoriali, nelle Americhe, in Africa, in Asia. Sicché questa Europa non è solamente una grande realtà sociale e in qualche modo spirituale ma anche una potenza economica capace di una industria, sorretta da una capacità scientifica elevata. Eppure, come per gli interessi dei singoli stati che continuano a creare conflittualità, che rendono fragile la navigazione dell’economia, ugualmente l’U.E. non riesce ad esprimere una politica estera autorevole, ad essere un interlocutore capace di condizionare le relazioni internazionali lasciando spazio agli altri protagonisti, soprattutto all’alleato statunitense ma anche alla Federazione Russa ed alla Cina. Sicché l’Europa appare assente nel momento in cui conflitti scuotono le coscienze ai suoi confini, in Ucraina e Medio Oriente, incerta sul da farsi, pertanto incapace di condizionare gli eventi non riuscendo a far valere la propria potenza economica essendo priva di una adeguata potenza militare. Anzi, a sentire alcuni politici di casa nostra, a noi non interessa ciò che avviene in Ucraina e se ci occupiamo di Israele e della Palestina è solo perché lì muoiono civili in gran numero e questo muove a pietà. 

L’Europa di oggi non è evidentemente quella dei valori che nell’800 spingeva politici ed intellettuali a rivendicare la libertà e le costituzioni per le quali si poteva anche andare a morire oltre i confini della propria patria, perché la patria delle libertà era l’intero Occidente.

Giancarlo Chiapello, che ne ha scritto su Formiche (“Benedetta Europa! La premessa è ritrovare i cattolici”), ha richiamato il pensiero di Dominique de Villepin, già ministro degli Esteri di Francia, secondo il quale “senza un’evoluzione della nostra governace, la prossima crisi ci troverà impotenti e divisi come la precedente. L’Europa politica deve acquisire maggiore maturità e capacità di azione. Infine è giunto il momento di rifondare con chiarezza e reciprocità le nostre relazioni con gli Stati Uniti”.

Ed ha anche ricordato lo slogan dell’European Democrat Students, il movimento studentesco del PPE, “make Europe think again”: “su questa linea di ricerca di maturazione e di riposizionamento dell’alleanza atlantica a partire dalla riflessione sull’Ue che dovrebbe prevedere quella postura in piedi definita e incarnata a suo tempo dall’ex leader della Democrazia Cristiana italiana Aldo Moro”.

Nelle scorse settimane ci sono stati alcuni interventi coerenti con detti fini. Prodi, in un’intervista a La Repubblica del 27 agosto, ha segnalato che, mancando una capacità di difesa comune, l’Europa è destinata all’irrilevanza. Mario Draghi, intervenuto al Meeting di Rimini, è andato oltre. Per lui l’Europa appare spettatrice. Perché non sembra capace di difendere i valori su cui si fonda: democrazia, pace, libertà, indipendenza, sovranità, prosperità, equità.

Secondo Giancarlo Chiapello, per far rivivere il sogno europeo occorre riandare alle radici dell’Unione e della Comunità, un compito che spetta ai cattolici, agli eredi di De Gasperi, Adenauer e Schuman, ricordando che il Santo Padre Giovanni Paolo II aveva insistito perché la Costituzione che l’Assemblea costituente era impegnata a redigere richiamasse le radici cristiane o giudaico-cristiane d’Europa. Si optò per generiche radici spirituali. E fu la prova che non si voleva dar conto che lì erano i valori del Continente. Un’occasione mancata, l’Unione che con decolla come soggetto politico, la porta aperta all’irrilevanza.

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