domenica, Giugno 15, 2025
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In morte di un Carabiniere

di Salvatore Sfrecola

Qualcuno certamente dirà che la morte in servizio per un Carabiniere è un rischio professionale, perché combattere la criminalità può comportare anche di essere coinvolto in un conflitto a fuoco. E quando fioccano i proiettili, si sa, può capitare di essere colpiti. Perché, dunque, questa volta unanime è stata la reazione dell’opinione pubblica all’uccisione del Brigadiere Capo dei Carabinieri Carlo Legrottaglie? Perché a 59 anni, nel suo ultimo giorno di lavoro, non si è tirato indietro e, come ha fatto ogni giorno per tutta la sua vita, insieme al collega del Servizio Radiomobile, si è messo all’inseguimento dei banditi in fuga nelle campagne di Francavilla Fontana e, raggiuntili, si è esposto al fuoco.

Diranno molti che è stato un eroe. Lo stesso Brigadiere Capo rifiuterebbe questa definizione. Direbbe che ha solamente fatto il proprio dovere, ancora una volta. Come sono abituati a fare gli uomini dello Stato. Orgogliosi della loro scelta di servire le istituzioni, entità astratte che pure riempiono il cuore di tanti, uomini e donne in divisa, delle Forze di Polizia e delle Forze Armate, ma anche della magistratura, degli uffici ministeriali, delle scuole di ogni ordine e grado. Pagati poco, rispetto ai loro colleghi europei, ma fedeli al dovere di adempiere “con disciplina ed onore”, come si legge nell’art. 54, comma 2, della Costituzione, le funzioni loro affidate. Sono più di quanti spesso si crede. Fanno il loro dovere senza attendersi un grazie. Non dalla classe politica che pure, al governo o all’opposizione, dovrebbe averne la massima considerazione, non dai cittadini, spesso indotti a giudicare le persone sulla base di quanto guadagnano. 

Non è stato sempre così. E non è così in molti paesi europei con i quali ci confrontiamo quotidianamente. Riconoscere la professionalità dei pubblici dipendenti è fondamentale se lo Stato e gli enti pubblici vogliono riacquistare agli occhi dei cittadini la dignità di una Nazione dalla storia preziosa.

Tornando al Brigadiere Capo Legrottaglie, più di qualcuno si dovrà vergognare, tra politici e giornalisti, per quanto avevano scritto e detto a proposito del giovane Ramy caduto dalla motocicletta con la quale aveva violato un posto di controllo. Era stato inseguito dai Carabinieri in una pericolosa gimcana notturna all’interno di Milano. In quelle ore e nei giorni successivi abbiamo assistito ad una diffusa canea, ostile nei confronti dei Carabinieri i quali, secondo alcuni, avrebbero tenuto un comportamento imprudente. C’è stato anche chi ha sostenuto che avrebbero dovuto limitarsi a prendere la targa del mezzo in fuga. Fu una delle migliori amenità che si sono sentite in quei giorni, effetto di una ostilità nei confronti delle Forze dell’Ordine che certi ambienti della sinistra nostrana ha nel dna da sempre, lontana dallo Stato e dalle sue istituzioni.

L’episodio di Francavilla Fontana mi auguro sia l’occasione per far rinsavire molti, per far capire a molti politici che il ruolo fondamentale dell’Arma dei carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di finanza e delle Polizie locali è quello di assicurare ovunque ai cittadini una ragionevole sicurezza, quella che manca oggi nelle città, soprattutto in alcune realtà dove domina la prepotenza di autentici delinquenti spesso giovanissimi. Semmai va detto che occorre potenziare le Forse dell’Ordine e dotarle di mezzi adeguati, favorendo l’ingresso di giovani in un numero adeguato ai difficili compiti cui sono destinati perché la loro professionalità richiede anche un’età adeguata. Perché se un carabiniere alla soglia della pensione può far valere la sua esperienza nell’uso delle armi, non c’è dubbio che in alcune occasioni, come l’arresto di un energumeno drogato, richieda una prestanza fisica possibile solamente nei più giovani.

Da ultimo, i telegiornali hanno riferito che i poliziotti, autori della cattura dei responsabili della morte del Brigadiere Legrottaglie, i quali hanno dovuto rispondere al fuoco dei malviventi uccidendone uno sarebbero indagati per omicidio. Un atto evidentemente necessario per procedere agli accertamenti. E c’è chi ne ha tratto motivi di polemica nei confronti della Magistratura. Non va bene, dobbiamo imparare a rispettare i ruoli, nell’interesse degli stessi appartenenti alle Forze dell’Ordine, che sappiamo autentici professionisti meritevoli di stima ed apprezzamento perché agiscono in nome dello Stato e nel rispetto della legge e non sono dei giustizieri. Come emergerà all’esito della necessaria istruttoria nel corso della quale avranno la concreta vicinanza dell’Amministrazione, dei colleghi e dei cittadini onesti.

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