giovedì, Ottobre 10, 2024
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Intelligenza artificiale tra etica e diritto.

di Ignazio de Marco, Presidente on. della Corte dei conti

Nella terminologia oggi di moda spicca il riferimento all’ “intelligenza artificiale” (AI) (debole o forte, secondo distinte correnti di pensiero) in grado di simulare l’intelligenza umana, attraverso l’ottimizzazione di funzioni matematiche, e di aprire in vari campi (medico, tecnologico, lavorativo, giuridico, comunicazioni, fantascienza , cinema, tv, giochi, ecc.) nuove prospettive di trasformazione per il genere umano.
L’AI è la capacità di una macchina di saper ragionare, apprendere, pianificare e, addirittura, fare attività creative come potremmo aspettarci da una persona. Si tratta, dunque, di un settore specifico delle scienze informatiche che studia e sviluppa programmi mediante la raccolta di dati cui segue la fase di progettazione e programmazione di un modello matematico basato sui tipi di predizione che si intende ottenere (es: riconoscimento facciale, generazione di testo, segmentazione di immagini, rilevamento di oggetti, ecc.).
L’AI si sviluppa su tre livelli: il primo (realizzato attualmente), si concentra su un compito solo e ad esso è limitato; il secondo, riesce a comprendere e svolgere numerosi compiti, quasi al pari dell’uomo; il terzo, più ambizioso, configura un’intelligenza superiore a quella umana.
Cosa dovremmo fare con questi sistemi? Cosa dovrebbero fare i sistemi stessi? Quali rischi comportano e come possiamo controllarli? Robot e Intelligenza artificiale sostituiranno l’uomo? Domande ricorrenti sicché, per tali ragioni, è importante impartire alle macchine princìpi e tecniche destinati a permeare lo sviluppo e l’uso responsabile nell’utilizzo e nell’impiego della tecnologia dell’ AI.
L’Unione europea si è impegnata attivamente fin dal 2018 nell’applicazione dell’intelligenza artificiale (da ultimo col Regolamento AI ACT approvato lo scorso 13 maggio) e, da noi, l’Agenzia per l’Italia Digitale ha emanato il Libro bianco sull’intelligenza artificiale al servizio del cittadino – rivolto alle Amministrazioni pubbliche – per garantire l’utilizzo etico ed efficace di essa nell’offrire servizi pubblici ai cittadini.
Oggi i sistemi intelligenti sono presenti in ogni campo ma, nonostante i numerosi vantaggi connessi al loro buon utilizzo, questa innovazione tecnologica non è scevra da incognite nei vari ambiti di attività e di organizzazione economica, politica e sociale: ragion per cui occorre che sia rettamente applicata e/o utilizzata.
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In questa prospettiva, comprensibilmente caratterizzata da fondamenti etici, il Papa è intervenuto più volte.
Il 1° gennaio 2024, in occasione della 57° Giornata mondiale della pace, Francesco ha divulgato il documento “Intelligenza artificiale e pace” nel quale propone: a) la sottoscrizione di un trattato internazionale vincolante per lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale anche a favore dei Paesi emarginati; b) l’istituzione e il rafforzamento di organismi internazionali che si occupino delle questioni etiche e della tutela dei diritti individuali; c) l’elaborazione dell’algoretica, vale a dire di un’etica degli algoritmi (nelle fasi di sperimentazione, progettazione, produzione, distribuzione e commercializzazione dell’intelligenza artificiale); d) la tutela della sicurezza dell’occupazione dell’equità dei salari rispetto a rischio di robotizzazione e automazione industriale del lavoro.
In seguito, per la 58ª Giornata mondiale della Comunicazioni sociali (maggio 2024), è stato diffuso un Suo messaggio (dal titolo “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”) in cui si afferma che la tecnologia non è solo un insieme di strumenti ma un “quadro che incorpora e promuove un sistema di valori e di credenze”.
In occasione del G7 del giugno 2024 (la prima volta in cui è stato presente un Pontefice), Papa Francesco si è dichiarato preoccupato se «Condanneremmo l’umanità a un futuro senza speranza, se sottraessimo alle persone la capacità di decidere su loro stesse e sulla loro vita condannandole a dipendere dalle scelte delle macchine». In quest’ottica ha chiesto la messa al bando delle armi autonome letali che hanno la possibilità di decidere della vita dell’ essere umano.
Pertinenti ed espliciti sono, dunque, in argomento, i messaggi papali: l’intelligenza artificiale, frutto del progresso dell’uomo, è indubbiamente da accettare e condividere perché va di pari passo con il suo evolversi progressivo, apporta benefici alla società e alla persona, favorisce migliori condizioni di vita, agevola le conoscenze, rafforza la coesistenza dei popoli. Oltre a sollevare gli esseri umani da compiti gravosi, noiosi o pericolosi, riduce errori o sviste dei processi produttivi e può “essere strumento di servizio amorevole” in grado di contribuire a liberare ”dall’ignoranza e facilitare lo scambio di informazioni tra popoli e generazioni diverse”. Ma, proprio per questo, é importante “guidarla” perché vi sia responsabile consapevolezza nell’uso e nello sviluppo di queste forme differenti di comunicazione affiancate ai social media e ad Internet.
Detto diversamente, è necessario che la comunicazione sia orientata a una vita più piena della persona umana.
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L’intelligenza artificiale presenta, come è agevole intuire, potenziali pericoli per l’uso distorto o improprio che potrebbe esserne fatto tanto che sta determinando situazioni preoccupanti di distorsione/alterazione della realtà e/o del rapporto con gli altri. Si pensi alle fake news (notizie false, totalmente o parzialmente), alle deep fake (immagini non veritiere di persone e/o cose), agli ingannevoli messaggi audio che usano la voce di una persona facendole dire cose mai dette.
Giova rammentare che il Papa ha adoperato, in proposito, il termine “simulazione” che, in diritto, configura l’accordo delle parti, difforme dall’interno volere, di fingere qualcosa che non si vuole perché se ne vuole altra o diversa. Sarebbe, forse, più appropriato, parlare di “falso“ – realizzato mediante documenti o dichiarazioni – per ingannare o indurre in errore qualcuno con informazioni non veritiere. Sono a rischio, in questo caso, per i profili civili e penali, anche i diritti inviolabili della persona quali: l’immagine, il nome, l’onore, la reputazione, l’identità soggettiva, la riservatezza, ecc. che trovano la loro legittimazione giuridica nei diritti fondamentali di ognuno.
Poiché, a “seconda dell’orientamento del cuore, ogni cosa nelle mani dell’uomo diventa opportunità o pericolo”, occorre essere vigili, sviluppare senso critico, capire se e in qual modo questo cambiamento tecnologico potrà incidere sull’identità psicologica di individui, entità sociali, organizzazioni politiche, ecc. E, altresì, opportuno valutare se l’AI si dimostrerà sostenibile, nell’accezione più ampia del termine, affinché taluni innegabili vantaggi non si rivelino invece perniciosi “mezzi di aggressività” per l’uomo con effetti indesiderati, non graditi e non voluti.
Pur se – per ottenere un determinato risultato sussiste un notevole interesse economico alla raccolta di dati sensibili – devono essere, comunque, garantite la trasparenza, la responsabilità giuridica, la privacy, la sicurezza informatica e la proprietà intellettuale. Insomma, nel pieno rispetto delle leggi vigenti, è da trovare un bilanciamento tra l’efficace utilizzo dell’AI e il diritto alla riservatezza.
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L’intelligenza artificiale “centrata sull’uomo” ha, dunque, bisogno del diritto poiché solo con un’efficace disciplina giuridica potrà svilupparsi senza trascurare esigenze individuali e valori sociali.
Il diritto, d’altro lato, necessita dell’AI le cui tecnologie possono contribuire a migliorare sia il lavoro del giurista – potenziandone le capacità di analisi e decisione – sia l’efficienza/efficacia del sistema giuridico.
In prospettiva, pertanto, è da intervenire mediante adeguate linee-guida etiche per proteggere le persone e la società civile, nel rispetto dei valori democratici, e per creare anche relativi standard internazionali di bilanciamento. Per quanto consta, alcuni Paesi stanno opportunamente sviluppando strategie in questa direzione impegnandosi a evitare strumenti di “inquinamento cognitivo” con storture e manipolazioni nel rapporto con gli altri e con la realtà.
Al riguardo anche la nostra Costituzione e la vigente legislazione civile e penale sono abbastanza esplicite e puntuali, come si desume da tutte le relative disposizioni in materia. Ciò nonostante non sono da escludere eventuali, ulteriori interventi, per più specifica e maggiore tutela dell’’innovazione tecnologica ,tenuto conto delle prevedibili evoluzioni nel settore. In tal caso, sarà compito del legislatore intervenire tempestivamente per “aggiornare” e perfezionare l’attuale normativa apprestando gli opportuni e dovuti rimedi giuridici.
E’ da segnalare il recentissimo disegno di legge governativo (Atto Senato n. 1146 del 20 maggio 2024) che, in 6 capi e 26 articoli suddivisi per aree tematiche di intervento , ha l’obiettivo di operare un bilanciamento tra opportunità (miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e della coesione sociale) e rischi (fondati su una visione antropocentrica) nell’utilizzo dei sistemi e dei modelli di AI.

1 commento

  1. Credo che l’ intelligenza artificiale sia ormai un fatto irrinunciabile e che se ne debba prendere atto. Tuttavia è doveroso adottare cautele che ne consentano il controllo e l’ utilizzo per fini legittimi e di valore sociale. Opportuno il riferimento alla Costituzione perché è impossibile dare normative di dettaglio; necessario invece riconoscere valori di riferimento inderogabili, quali linee guida per ogni situazione.

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