di Salvatore Sfrecola
“Se non avessi il cellulare non saprei come passare il tempo a scuola”. Questa frase, che ho richiamato più volte nelle mie riflessioni sulla scuola, l’avevo sentita qualche anno fa da una studentessa che ne parlava con le colleghe in vicinanza di uno dei più noti licei classici romani. E ne avevo tratto delle conclusioni che penso siano condivisibili da tutti: l’assenza della famiglia nella sollecitazione dei giovani a studiare, con l’aggiunta di una scarsa capacità di alcuni docenti di interessare i ragazzi.
Indipendentemente da quel caso, certamente unico nella sua assoluta mancanza di interesse per la scuola, non c’è dubbio che l’abuso degli strumenti elettronici a disposizione dei nostri ragazzi, dal cellulare al computer, ne hanno determinato la dipendenza dall’uso improprio di quei mezzi che pure sono utili a fini di consultazione delle banche dati. Vedere ragazzi che chattano mentre mangiano a tavola con familiari od amici, oltre ad essere un indice evidente di cattiva educazione ne limita la capacità di ricerca, di fatti, che, invece, quel mezzo favorisce. Con conseguenze negative anche sulla scuola. Mi dicono, ad esempio, che nell’indicazione dei testi di studio non vengono ricompresi i vocabolari. Ne ho chiesto la ragione e mi è stato detto che si traduce ricorrendo a google. L’ho fatto anche io, all’occorrenza, ma è evidente che è utile in emergenza ma che il dizionario è una fonte di conoscenza più approfondita, anche dell’italiano e delle possibili utilizzazioni di una parola, anche in rapporto ai verbi ed agli aggettivi che la arricchiscono. Ho ricordato di recente, scrivendo della mia esperienza al liceo Tasso di Roma come fui lodato per aver tradotto, unico nella classe, una frase di un autore latino particolarmente impegnativa, che avevo trovato sul Georges, il vocabolario latino-italiano che avevamo tutti ma che evidentemente, per pigrizia, i miei compagni non avevano consultato a fondo.
Se, dunque, lo smartphone non integra la conoscenza ma si sostituisce alla ricerca sui libri, che stimola e amplia il panorama in quanto spesso consultando si individuano questioni non immediatamente ricercate ma utili, la sua impropria utilizzazione non arricchisce l’utente.
Bene, dunque, ha fatto il Ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ad intervenire in materia con una circolare che detta agli uffici scolastici “Disposizioni in merito all’uso degli smartphone nel secondo ciclo di istruzione” con la quale estende agli studenti del secondo ciclo di istruzione il divieto di utilizzo del telefono cellulare durante lo svolgimento dell’attività didattica e più in generale in orario scolastico già disposto per il primo ciclo di istruzione con un nota ministeriale n. 5274 dell’11 luglio 2024.
Non una decisione autoritaria, come qualcuno inevitabilmente dirà di un Ministro al quale si deve riconoscere un significativo impegno riformatore nel senso di restituire dignità e capacità formativa ad una scuola che si è andata appannando negli ultimi decenni, ma un divieto motivato “alla luce degli effetti negativi, ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica, che un uso eccessivo o non corretto dello smartphone può produrre sulla salute e il benessere degli adolescenti e sulle loro prestazioni scolastiche”. Sulla base di studi numerosi e dell’attenzione che organismi internazionali ed istituzioni sanitarie “sulla necessità di adottare politiche in grado di contrastare i preoccupanti fenomeni che tali ricerche mettono in luce”.
La nota ministeriale richiama, al riguardo, uno studio dell’OCSE condotto nel 2024, “From decline to revival: Policies to unlock human capital and productivity”, i cui risultati evidenziano gli effetti negativi dell’uso di smartphone e social media sul rendimento scolastico. Per cui l’OCSE ritiene “necessario adottare programmi per un uso responsabile di Internet e riforme delle politiche educative che potrebbero attenuare tali effetti, contrastando il calo del livello degli apprendimenti, rilevabile dai punteggi PISA e in parte imputabile proprio all’uso improprio delle tecnologie di- gitali, e favorendo la crescita del capitale umano”.
Il Ministro richiama anche l’Organizzazione mondiale della sanità che, in base ai risultati del Rapporto denominato “A focus on adolescent social media use and gaming in Europe, central Asia and Canada” (2024), “a evidenziato come l’uso problematico dei social media tra gli adolescenti abbia subito un notevole incremento, con significativa diffusione di fenomeni di dipendenza quali l’incapacità di controllare l’uso degli smartphone, sintomi da astinenza e il trascurare altre attività con conseguenze negative sulla vita quotidiana”. Conclusioni cui è pervenuto anche l’Istituto Superiore di Sanità secondo il quale “tra le dipendenze comportamentali, l’uso problematico dello smartphone colpisce oltre il 25% degli adolescenti, con effetti negativi su sonno, concentrazione e relazioni, e, nel Rapporto ISTISAN 23-25, evidenzia che, nella fascia di età compresa tra i 14 e i 17 anni, la dipendenza dai social media è associata a un peggiore rendimento scolastico rispetto a chi non ne è dipendente.
Il Ministro ha, quindi, presentato in occasione della riunione del Consiglio Istruzione della UE del 12 maggio scorso la richiesta alla Commissione europea di elaborare una proposta volta a adottare una raccomandazione da parte del Consiglio che dia priorità al benessere e allo sviluppo cognitivo degli studenti attraverso un utilizzo appropriato delle tecnologie, vietando l’uso degli smartphone a scuola. Tale richiesta ha ottenuto un ampio riscontro da parte di numerosi altri Paesi membri della UE.
Le istituzioni scolastiche – conclude la nota a firma del Ministro Valditara – provvederanno, pertanto, ad aggiornare i propri regolamenti e il patto di corresponsabilità educativa prevedendo per gli studenti del secondo ciclo di istruzione il divieto di utilizzo dello smartphone durante l’orario scolastico anche a fini didattici, nonché specifiche sanzioni disciplinari per coloro che dovessero contravvenire a tale divieto. Con la precisazione che “l’uso del telefono cellulare sarà sempre ammesso nei casi in cui lo stesso sia previsto dal Piano educativo individualizzato o dal Piano didattico personalizzato come supporto rispettivamente agli alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento ovvero per motivate necessità personali. Analogamente, l’utilizzo del telefono cellulare rimane consentito qualora, sulla base del progetto formativo adottato dalla scuola, esso sia strettamente funzionale all’efficace svolgimento dell’attività didattica nell’ambito degli specifici indirizzi del settore tecnologico dell’istruzione tecnica dedicati all’informatica e alle telecomunicazioni.
Esclusivamente per finalità didattiche resta ovviamente confermato l’impiego degli altri disposi- tivi tecnologici e digitali a supporto dell’innovazione dei processi di insegnamento e di apprendi- mento, come pc, tablet e lavagna elettronica, secondo le modalità programmate dalle scuole nell’esercizio della propria autonomia didattica e organizzativa. Sotto tale profilo, le istituzioni scolastiche avranno cura di sfruttare in maniera ottimale le potenzialità degli strumenti digitali, ormai largamente diffusi in ambito scolastico grazie ai notevoli investimenti avviati negli scorsi anni, per migliorare la qualità degli insegnamenti e favorire l’apprendimento”
La finalità è quella di “rafforzare le azioni finalizzate a educare all’uso responsabile e consapevole dello smartphone e degli altri strumenti digitali. Notevole attenzione andrà anche dedicata alle tematiche connesse alla diffusione dell’Intelligenza Artificiale, ivi inclusi i suoi impieghi nelle attività didattiche e nei processi di apprendimento, al fine di promuoverne un uso efficace”. Insomma, vietato copiare gli elaborati prodotti dall’intelligenza artificiale. Una pigrizia che non aiuta a crescere, come la scuola deve fare.