giovedì, Ottobre 10, 2024
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All’Agenzia delle dogane un direttore (troppo) disinvolto

di Salvatore Sfrecola

Richiamato all’ordine, prima dal Direttore Generale delle finanze, Fabrizia Lapecorella, e poi dal Capo dell’ufficio legislativo del Ministero dell’economia, Consigliere Glauco Zaccardi, che lo hanno invitato senza mezzi termini “a voler intraprendere ogni utile più opportuna iniziativa finalizzata al tempestivo annullamento in autotutela della determinazione numero 13049 del 9 Aprile 2020 e al ripristino dell’assetto organizzativo preesistente”, Marcello Minenna continua a fare orecchie da mercante ed a qualificarsi “Direttore Generale” e non solo “Direttore”, come previsto dal regolamento dell’Agenzia che autonomamente aveva cambiato, nonostante quelle norme debbano essere approvate dal Ministro dell’economia cui spetta l’alta vigilanza sulle agenzie fiscali.

Non solo, deve anche ripristinare la dizione delle strutture di vertice, centrali e periferiche, e della “Direzione accise”, modificata in “Direzione Accise e Alcoli”. Imperterrito il “Direttore”, fa finta di niente e il 23 novembre 2020, ben sette mesi dopo il richiamo del Ministero dell’economia, adotta un ordine di servizio con il quale, premessa la “determinazione direttoriale… che istituisce la Direzione Generale” (la riforma che non poteva fare) “dispone l’assegnazione alla Direzione generale, per le esigenze di servizio del Direttore Generale e del personale assegnato alla stessa struttura, delle seguenti autovetture”: due BMW, una Lexus e un’AUDI ed un’altra BMW, delle quali indica la targa, specificando che potranno essere guidate “dal personale assegnato alla direzione Generale, qualificato come agente di pubblica sicurezza”. Così com’è scritto sembra che il Direttore dell’Agenzia possa attribuire la qualifica di “agente di pubblica sicurezza” che spetta al Ministero dell’interno. E la spesa di gestione delle auto? Fatti due conti, con l’ausilio del sito internet dell’ACI, per auto di lusso con potenza superiore a KW 185 si tratta di alcune migliaia di euro. Un caso evidente di spreco di denaro pubblico. Un argomento per la Procura Regionale della Corte dei conti.

All’esuberante Minenna evidentemente vanno strette le leggi dello Stato e, forte della protezione del Movimento 5 Stelle che, dopo averlo portato Assessore al bilancio della Giunta Raggi, lo voleva Presidente della CONSOB, fermato sulla soglia di quel prestigioso incarico da ricorsi al TAR di ben 12 dirigenti che non avevano digerito la sua nomina a direttore voluta, in limine, da Giuseppe Vegas, si sente padrone dell’Agenzia. E adesso, invece di indire un pubblico concorso, come prevede l’art. 97, comma 4, della Costituzione (“Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso”), per coprire posti di funzione dirigenziale ricorre all’art. 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, che consente di “nominare” estranei quando manchi all’interno la specifica professionalità richiesta. La norma, lo abbiamo spiegato più volte, è causa non ultima dello sfascio dell’Amministrazione pubblica alla quale hanno concorso un po’ tutti i governi, avendo consentito di mettere in posizioni di responsabilità dirigenziali quanti non hanno vinto nessun concorso, spesso con inadeguata esperienza e professionalità con l’effetto di mortificare i funzionari di carriera ai quali viene preclusa ogni aspettativa di raggiungere quelle posizioni funzionali che sempre sono stati l’obiettivo dei funzionari direttivi, i “quadri” dell’Amministrazione. Concepita quale norma di carattere eccezionale, come ha fatto rilevare più volte la Corte dei conti (come con la deliberazione n. 5/2018 della Sezione centrale del controllo di legittimità sugli atti del Governo), considerato che è assai raro che non ci sia nell’ambito della Pubblica Amministrazione la professionalità occorrente, è stata usata dalla “politica” per nomine fiduciarie di persone che non hanno superato concorsi pubblici, spesso senza professionalità ed esperienza pur sbandierate nei curricula. Usarla oltre i limiti previsti è causa un danno gravissimo e permanente all’Amministrazione ed ai suoi dipendenti.

Minenna procede imperterrito e così nomina, anche chi è stato bocciato alla selezione per le posizioni organizzative di elevata responsabilità (POER), e trasferisce funzionari, attribuisce interim (anche a sè) con l’effetto, in alcuni casi, di declassare dirigenti per far posto ai “suoi”. In questo caso con assegnazione di assegni ad personam per integrare il mancato compenso. Ma c’è anche chi viene inviato “in missione” dal Veneto in Campania, dove certo non mancano funzionari, con indennità di alcune migliaia di euro. Ancora nel silenzio del Ministero dell’economia, tempestivo solamente a contestare il cambio di denominazione delle qualifiche e degli uffici.

Ancora lavoro per la Corte dei conti.

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