martedì, Marzo 19, 2024
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Il “timore della firma”, se riferito all’azione della Corte dei conti è una “leggenda metropolitana”, parola del Procuratore Generale della Corte dei conti, Angelo Canale

di Salvatore Sfrecola

“È una leggenda metropolitana”, così il Procuratore Generale della Corte dei conti, Angelo Canale, ha bollato, senza mezzi termini, la vulgata secondo la quale il “timore della firma”, che bloccherebbe la mano di molti pubblici funzionari all’atto di licenziare un decreto o sottoscrivere un contratto di appalto di lavori o forniture, andrebbe individuato nella presenza della Corte dei conti, nello specifico ruolo di giudice del danno erariale, cioè del pregiudizio arrecato, con dolo o colpa grave, ad una pubblica amministrazione, nel caso di spese non necessarie o effettuate ad un costo superiore al dovuto. Per cui la scelta del Governo Conte 2 che, con l’art. 21 del decreto legge n. 76 del 2020, ha “sospeso” a tempo l’azione delle Procure contabili. Che il Ministro Brunetta vorrebbe prorogare fino al 2026, cioè per tutto il periodo di vigenza del “Piano nazionale per la ripresa e la resilienza” (PNRR).

È severo sul punto. “Quella norma, certamente ispirata dall’apprezzabile obiettivo di evitare ritardi e inerzie, ha oggettivamente reso più difficile l’azione di contrasto alla cattiva amministrazione e al malaffare”. Ed aggiunge: “per accelerare l’azione amministrativa – com’è necessario di questi tempi, soprattutto in vista del PNRR è dubbio che ritardi, omissioni e inefficienze si evitino attenuando la responsabilità della dirigenza pubblica”. Per Canale “altre sono le cause dei ritardi e dell’inerzia: come l’ipertrofia normativa, la frammentazione e talvolta la sovrapposizione delle competenze, la tortuosità dei processi decisionali, la cattiva gestione del personale, soprattutto della dirigenza, spesso sfiduciata e demotivata, anche in ragione dell’uso dissennato di nomine fiduciarie di persone con inadeguata esperienza e professionalità, con l’effetto di mortificare i funzionari vincitori di concorso”.

Aggiunge: “Sfido chiunque a dimostrare che, delle centinaia di opere bloccate in Italia, una sola sia dovuta ad un intervento della Corte, delle sue procure regionali. È incredibile come questa diceria possa aver convinto della sua fondatezza ambienti governativi e parlamentari che pure hanno elementi di conoscenza, delle inchieste e delle sentenze”.

L’occasione dell’intervento del dottor Canale è ghiotta per far sentire la sua voce. La presentazione del Master su “Corruzione: contrasto e prevenzione”, organizzato dall’Avvocatura Generale dello Stato e da “Unitelma Sapienza”, l’università telematica de “La Sapienza”, un “incontro tra ricerca universitaria ed esperienza professionale”, come ha sottolineato Gabriella Palmieri Sandulli, Avvocato Generale, nella sua introduzione nella quale ha delineato non soltanto le finalità immediate del Master ma le sue prospettive, quale occasione di approfondimento delle tematiche della buona amministrazione in concorso tra studiosi degli apparati pubblici e quanti da vicino seguono le attività di ministeri ed enti, come gli avvocati dello Stato. Un tema ripreso anche da Paola Maria Zerman, Avvocato dello Stato, l’“infaticabile” e intelligente organizzatrice dell’iniziativa, come ha voluto sottolineare Gabriella Palmieri Sandulli, nel cederle la parola. Un’organizzazione che l’Avv. Zerman ha curato insieme al Prof. Franco Sciarretta di Unitelma, tra l’altro con la individuazione degli argomenti dei moduli nei quali si articola il Master e dei docenti incaricati di affrontare i singoli aspetti della complessa tematica della prevenzione della corruzione. Ne parlano il rettore, Prof. Antonello Fulco Biagini, e il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), Avv. Giuseppe Busia. Per tutti la prevenzione dei fenomeni illeciti nell’ambito della P.A. nasce da una sinergia tra le istituzioni che operano a fianco degli uffici pubblici per consigliare le buone pratiche e controllare che non si verifichino infiltrazioni di interessi illeciti. Naturalmente semplificando le procedure che portano all’emanazione dei provvedimenti, anche se, è stato sottolineato da tutti, occorre semplificare senza lasciare aree indefinite che potrebbero, a loro volta, ingenerare dubbi negli operatori e così rallentare l’azione dei funzionari.

“La nostra magistratura – ha ricordato Canale – è sempre stata all’avanguardia, sulla base dell’esperienza, nella formulazione di proposte di semplificazione delle procedure amministrative e di quelle contrattuali, come nel caso del codice degli appalti certamente macchinoso, che consente, a chi sa navigare tra i tanti codicilli, di vanificare le regole della trasparenza, mettendo in forse il principio della concorrenza, fondamentale nell’ottica europea. Governo e Parlamento devono semplificare e snellire i processi decisionali pubblici in un quadro di legalità e trasparenza, la migliore ricetta per favorire lo sviluppo dell’economia e contrastare la criminalità da sempre alla ricerca di lucrare a carico dei bilanci pubblici e dei fondi europei.

Raggiungo il Procuratore al termine della presentazione del Master. È pronto per un altro incontro, in un diverso contesto universitario, ma si sofferma un attimo. “Il nostro ordinamento – mi dice – è stato messo a dura prova, nella ricerca di un equilibrio tra l’esigenza di salvaguardare il diritto alla salute, costituzionalmente tutelato quale “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, e gli altri diritti e libertà fondamentali, anch’essi riconosciuti e tutelati dalla Costituzione. Ed è ragionevole prevedere che nel post “pandemia” si metteranno in moto processi virtuosi di rafforzamento e miglioramento dei sistemi di gestione delle emergenze, in specie di carattere sanitario; seguiti, sul piano economico e sociale, da soluzioni e innovazioni sistemiche, come quelle contenute nell’agenda del prossimo G20 a presidenza italiana”.

E quanto alla possibilità che si verifichino sprechi è netto: “La fase della ripresa richiederà sforzi enormi e grande attenzione nell’impiego delle ingenti risorse provenienti dall’Europa. La Corte è impegnata perché non un solo euro vada sprecato né finisca nelle tasche dei profittatori, dei disonesti, dei criminali”. Ricorda le sentenze che “hanno accertato l’uso illecito di fondi pubblici, comunitari, nazionali e regionali, erogati per la ricostruzione delle aree colpite, negli ultimi tre decenni, da tragici eventi naturali e le condanne per “frodi” comunitarie. Nel 2020 per oltre 27 milioni di euro”.

“La Procura Generale e le Procure regionali sono impegnate, in sinergia con la magistratura penale e con la collaborazione della Guardia di Finanza e delle altre forze di polizia, nel chiedere il risarcimento dei danni provocati all’Erario dagli illeciti di funzionari disonesti o incapaci. Per quel che riguarda, in particolare, le risorse europee, lavoriamo in collegamento con l’OLAF (l’organo dell’UE per la repressione delle frodi nell’uso dei fondi europei). A brevissimo sarà operativa anche la Procura Europea antifrode (EPPO)”.

Lo seguo fino all’ingresso. Ha fretta, ma ci tiene a segnalare, a proposito del PNRR, che “ad onta di quel che sostengono i fautori dell’attenuazione dei controlli e della sospensione della responsabilità erariale è proprio l’Europa che chiede, ai paesi destinatari delle ingenti risorse necessarie per attuare il piano, controlli adeguati e il recupero delle somme male utilizzate”. Richiama il regolamento n. 241 del 12 febbraio 2021 secondo il quale, “in conformità del regolamento finanziario, ogni persona o entità che riceve fondi dell’Unione è tenuta a cooperare pienamente alla tutela degli interessi finanziari dell’Unione, a concedere i diritti necessari e l’accesso alla Commissione, all’OLAF, alla Corte dei conti europea”. E l’art. 22: “per quanto riguarda la prevenzione, l’individuazione e la rettifica delle frodi, dei casi di corruzione e dei conflitti di interessi … gli Stati membri prevedono un sistema di controllo interno efficace ed efficiente nonché provvedono al recupero degli importi erroneamente versati o utilizzati in modo non corretto”. Mi saluta e sorride: “il recupero è il nostro ruolo”.

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