sabato, Luglio 27, 2024
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Il trappolone

di Salvatore Sfrecola

Torno spesso a riflettere sulle vicende che hanno caratterizzato l’elezione del Presidente della Repubblica, dalla vigilia delle votazioni agli scrutini e non posso fare a meno di giungere ad altra conclusione che il Centrodestra sia caduto in un trappolone preparato dal Partito Democratico. Che l’ha subito per ingenuità, certamente, ma inescusabile.

Tutti ricorderanno che quando, sul finire del 2021, si cominciò a parlare delle imminenti elezioni presidenziali e della necessità di fare una riflessione sulla scelta del successore di Sergio Mattarella, il Partito Democratico per bocca del suo leader, Enrico Letta, andava ripetendo che era troppo presto, che se ne sarebbe parlato a gennaio. Intanto, vari esponenti del Centrodestra, soprattutto Matteo Salvini, continuavano a ripetere che era necessario avviare un confronto, ribadendo che, in relazione al consenso assicurato a quell’area politica dalla sua coesione e dal numero dei “grandi elettori” (senatori, deputati e delegati regionali), da lì sarebbe dovuta provenire una indicazione sulla personalità da inviare al Quirinale. Tutto ciò nel silenzio pressoché totale del PD e del Movimento 5 Stelle, anche se, di tanto in tanto, si ammetteva da taluno che da destra sarebbe potuta provenire una candidatura, di alto profilo e non strettamente legata ad un partito. Un atteggiamento che avrebbe dovuto mettere in guardia il leader del Carroccio e anche gli altri personaggi della coalizione. La quale, invece, ha tentato di accreditare la candidatura di Silvio Berlusconi che immediatamente, com’era prevedibile, ha trovato larga opposizione a sinistra in ragione della natura divisiva del leader di Forza Italia, con diffuse, forti perplessità, a causa della sua situazione giudiziaria che lo vede impegnato in diversi processi. Si chiedevano tutti un candidato, imputato in un processo penale, possa essere eletto Capo dello Stato e quindi Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.

L’insistenza sulla candidatura di Berlusconi, apparsa subito di bandiera, sulla quale taluni, come Vittorio Sgarbi, hanno a lungo insistito convinti della possibilità che, al di là dei voti di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, dal quarto scrutinio, occorrendo la maggioranza assoluta, l’ex Presidente del Consiglio avrebbe potuto contare su voti in libera uscita da altri partiti, in particolare, si è detto, dal M5S e dal composito Gruppo Misto. Tuttavia, questa candidatura, abbandonata solo alla vigilia dell’inizio delle votazioni ha sostanzialmente isolato il Centrodestra mentre gli altri partiti nel silenzio preparavano il trappolone. Nel quale Matteo Salvini e caduto in pieno, facendosi promotore di una candidatura, quella del Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che già in partenza poteva contare su un numero insufficiente di voti che, all’esito dello scrutinio, si è dimostrato molto inferiore. Infatti, il Presidente del Senato, seconda carica dello Stato, non ha avuto neppure i voti della coalizione di riferimento. A questo punto è evidente che il Centrodestra è diventato un interlocutore molto debole, di fronte alla posizione della Sinistra che, si doveva immaginare, come ho scritto ripetutamente da molto tempo, avrebbe fatto di tutto per portare al Quirinale un suo uomo. Un dato trascurato inspiegabilmente da Salvini che si è intestato la guida della coalizione.

Poi c’è stato il balletto delle candidature al femminile. Con proposte che hanno riguardato personalità certo illustri ma estranee al mondo politico, tutto congegnato per scompaginare ulteriormente il Centrodestra, di fronte alle sinistre compatte, per creare una condizione di incertezza e di precarietà sull’elezione, con la conseguenza che, ad un certo punto, complice il timore dei parlamentari di uno scioglimento anticipato delle Camere possibile nel caso, dal quarto scrutinio, fosse stato eletto, magari con un colpo di mano, un candidato presentato dal centrodestra, è stato facile far convergere i voti sulla rassicurante figura del Presidente uscente.

Ora io mi auguro ancora una volta, nella speranza che finalmente qualcuno comprenda, che all’elezione presidenziale sarebbe stato necessario giungere avendo fatto emergere nel dibattito politico e culturale personalità della politica o estranee alla politica che avessero l’autorevolezza per assumere la veste di candidato alla carica di presidente della Repubblica. Non si è visto all’orizzonte del Centrodestra una personalità della cultura o delle professioni che avesse una caratterizzazione liberale, un’esperienza politica o comunque una cultura giuridica tale da far pensare che fosse il candidato giusto, capace di ottenere un vasto consenso. Questo, del resto, non è una novità, se si considera che solo all’ultimo momento, e di corsa, il Centrodestra ha rabberciato le candidature a Sindaco di Roma, Napoli, Milano e Torino. Cioè a destra non si riesce a comprendere come la politica debba aprirsi agli ambienti più vari, alla cultura letteraria, universitaria e delle professioni.

A sinistra se ne possono citare decine di personaggi che ruotano intorno alle cattedre universitarie, alle case editrici, alle trasmissioni televisive, ai giornali, mentre a destra si continua, e ci si illude, che il consenso elettorale previsto dai sondaggi sia sufficiente a ottenere risultati significativi. Con la conseguenza che, come ho scritto altra volta, forse vincere è facile, governare è difficile. Soprattutto per partiti che non hanno radicamento nelle istituzioni.

A questo si aggiunge il carattere un po’ avventuroso dei leader, a cominciare da Matteo Salvini, che indubbiamente è capace di acquisire consensi, almeno in alcuni ambienti del Nord, ma che poi dimostra scarsa capacità di dialogare con gli altri partiti. Infine, c’è da dire che Berlusconi, comunque lo si voglia ritenere, anche per quanti ne hanno apprezzato a suo tempo la discesa in campo, quando nel 1994 ha contributo a fermare l’avanzata delle sinistre, è diventato progressivamente una palla al piede sempre più pesante per il Centrodestra, un personaggio ingombrante per le sue vicende giudiziarie con evidenti problemi di salute, mentre la sua immagine è, pur sempre, in ambienti liberali, quella di un imprenditore che naturalmente pensa molto ai suoi interessi personali.

Finché il Centrodestra non si renderà conto che esiste una vasta area culturale e politica liberale e conservatrice formata da personalità della cultura e delle professioni che potrebbero fare la differenza convogliando consensi sulle liste elettorali, e poi garantire una solida base politica e di governo, forse si vinceranno le elezioni ma è dubbio che si vinca la sfida del governo. Ed adesso che i tre partiti della coalizione, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia appaiono divisi, anche il risultato elettorale rischia di non essere così sicuro come i sondaggi farebbero ritenere.

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