giovedì, Ottobre 10, 2024
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L’Italia degli sprechi nell’indifferenza della politica indigna i cittadini

di Salvatore Sfrecola

Ritengo da sempre che la condivisione di massima di un Governo e di una maggioranza parlamentare non possa impedire ad un osservatore libero di muovere critiche all’Esecutivo od a personalità della medesima compagine. È una questione di dignità, quella che distingue un uomo libero dai servi, per di più sciocchi, del potere, i cosiddetti yes men. So bene che questa libertà di dire quel che si pensa non piace da sempre ai detentori del potere che, quando oggetto di critiche ritengono che l’autore sia “un nemico” o, nella migliore delle ipotesi, un “non amico”.

Corro, dunque, il rischio, ma non posso evitare di annotare alcune considerazioni del Sen. Giovanbattista Fazzolari, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il quale intervenuto a “Cinque minuti” di Bruno Vespa, in coda al TG1 delle 20.00 che ieri sera per parlare del voto della Camera sul Mes si è riferito ad alcune condizioni critiche della finanza pubblica, con specifico riferimento al fardello che per il bilancio dello Stato costituiscono ancora gli effetti delle spese sostenute per il Covid-19. Ha parlato senza mezzi termini di sprechi, a proposito dell’acquisto di mascherine farlocche, dei banchi a rotelle e di altre spese effettuate in quel periodo.

Sprechi, gravissimi e intollerabili per gli italiani sempre più alle prese con una crisi di cui milioni di famiglie economica cui soffrono in ragione dei gravosi tributi e dell’aumento di molti prezzi, a cominciare dai carburanti che condizionano il costo finale dei prodotti. Eppure, da un esponente del Governo in posizione di elevata responsabilità, consigliere ascoltato, si sente ripetere, del Presidente del Consiglio mi sarei aspettato una analisi più puntuale, sia pure sintetica. È la conferma della denuncia, sempre più spesso sulla bocca dei cittadini, che questi sprechi sono stati possibili perché lo Stato ha abbassato la guardia in tema di legalità con l’esclusione di quelle partite di spesa dal controllo di legittimità della Corte dei conti e soprattutto con l’eliminazione della responsabilità “per danno erariale”, risarcitoria, che è stata limitata ai casi di dolo, interpretato in senso penalistico, escludendo le fattispecie riconducibili alla “colpa grave”, quella che identifica nell’autore del danno una condotta improntata a negligenza o imprudenza o imperizia ovvero ad inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline. I romani la chiamavano “culpa lata” e aggiungevano che “dolo aequiparatur”, perché simile al dolo.

L’assenza di controlli e di responsabilità ha reso allegra la gestione delle spese genericamente riferibili alla pandemia e, insieme, ad ogni altra spesa dello Stato e degli enti pubblici. Perché è evidente che quando mancano controlli di legalità amministrativi o giudiziari è possibile che la malavita si inserisca nelle attività delle amministrazioni, magari con la complicità di qualche politico o di qualche funzionario infedele o anche solo incapace.

Per la verità il Sottosegretario Fazzalari, quando era all’opposizione, aveva in più occasioni tuonato contro l’insufficienza dei controlli della Corte dei conti, sennonché andato al governo sì è distinto fra i più convinti nel limitarli, e nessuna parola abbiamo sentito di dire da lui delle responsabilità. Con grande delusione del popolo “di destra” sentimentalmente vicino a quel grande periodo della storia d’Italia che è stato il Risorgimento governato da uomini come Quintino Sella (foto) e il Conte di Cavour il quale volle che gli atti dell’amministrazione fossero controllati da un “giudice indipendente”, come si legge nel basamento della statua che si erge nel cortile della sede centrale della Corte dei conti. Da allora la destra si è distinta nel richiedere ai governanti legalità, efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa.

Anche del controllo “concomitante” sui provvedimenti di gestione del fondi del PNRR il Sottosegretario Fazzalari è stato un avversario ignorando o facendo finta di ignorare che quella verifica non è impeditiva dell’efficacia dei provvedimenti esaminati, limitandosi ad esprimere osservazioni e suggerimenti in forma che somiglia molto ad una attività di consulenza che potremmo definire, anche se l’espressione non mi piace, “collaborativa”. 

Naturalmente, come osservavo poc’anzi queste gravi lesioni nel sistema delle garanzie avrebbero aperto ad un crescendo di sprechi e di inefficienze, convalidate da chi ha scarsa cultura di governo e dall’ignavia dei collaboratori, prelevati per la maggior parte dai governi precedenti, sicuramente professionalmente dotati, ma certamente lontani dagli ideali del centrodestra. Per cui l’azione politica e di governo segue spesso il vento delle sollecitazioni provenienti dalle categorie interessate. Come quella di coloro che sono affetti dal “crampo della mano”, perché hanno “paura della firma”. Chiunque conosca la Pubblica Amministrazione sa che la paura di assumere responsabilità è una cosa estranea all’habitus mentale di un buon funzionario pubblico che i casi dubbi studia, magari confortato da pareri richiesti agli organi di consulenza (Consiglio di Stato ed Avvocatura dello Stato) e poi procede. Chi ha paura della firma il più delle volte è un incapace e nessuna amministrazione pubblica può andare avanti con incapaci.

Tra timorosi e disonesti confortati dall’assenza di controlli e dalla limitazione della responsabilità spunta a Napoli una vicenda inquietante perché riguarda un’Istituzione particolarmente cara agli italiani, l’Arma dei Carabinieri. Ebbene, stanti le risultanze di un’indagine della Procura regionale della Corte dei conti, diretta da Antonio Giuseppone, sarebbero stati accertati ammanchi milionari nelle casse della Legione Carabinieri Campania. Ma in relazione al famigerato “scudo erariale”, che limita la responsabilità come si è detto, la Procura ha chiesto il deferimento della questione alla Corte Costituzionale, cosa che la Sezione giurisdizionale della Campania, presieduta da Michele Oricchio, ha fatto, come si legge in una notizia ANSA, perché ha “sollevato la questione di legittimità costituzionale e ha sospeso il giudizio disponendo la trasmissione degli atti alla Consulta”.

L’istruttoria dei Pubblici Ministeri contabili, Davide Vitale e Licia Centro, aveva accertato il rilevante ammanco con rinvio a giudizio di sei carabinieri. A titolo di dolo del cassiere della Legione Campania, e a titolo di colpa grave per chi avrebbe dovuto correttamente partecipare nonchè vigilare al procedimento di formazione della spesa, ossia i responsabili del servizio amministrativo e della gestione finanziaria.

Per due dei sei convenuti, cui si ascrivono condotte “gravemente colpose”, intervenute dopo il luglio del 2020 (data di entrata in vigore dell’articolo 21 del dl semplificazioni n. 76) si sarebbe potuto applicare lo “scudo erariale”.”La norma – spiega l’ordinanza – è inserita nell’ambito della legislazione di tipo emergenziale, che aveva come scopo espresso quello di rispondere all’esigenza di gestione e superamento della pandemia da Covid 19”. Essa, però, per “la sua portata ampia appare irragionevole nell’attuale sistema di pesi e contrappesi fondato sull’inscindibile binomio potere/responsabilità tipico anche del diritto euro-unitario”.

Attendiamo quale sarà l’opinione del Giudice delle Leggi, una Corte che negli ultimi anni si è dimostrata molto sensibile alle “ragioni” della politica. Del resto, due terzi dei giudici sono scelti con criteri “politici”, eletti dal Parlamento o nominati dal Presidente della Repubblica. Basti riandare alle sentenze in materia di prelievi forzosi sulle pensioni nelle quali la Consulta ha negato il carattere tributario dell’intervento evidentemente considerando lo stato dei conti dell’INPS. Una preoccupazione che spetta al legislatore non al giudice che deve solo dire se la legge al suo esame è o meno conforme ai principi di equità e ragionevolezza. Ignorati.

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