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Francesco De Sanctis (1817-1883), patriota e grande storico della letteratura italiana

di Gianluigi Chiaserotti*

Cadono il 29 dicembre i centoquaranta anni (1883) della morte del critico letterario e storico della Letteratura Italiana Francesco De Sanctis, che era nato a Morra Irpina (oggi Morra De Sanctis) il 28 marzo 1817.   

Fu uno dei primi e più importanti storici della letteratura italiana, sostenitore dello stretto legame fra storia letteraria e storia civile.

Ancora bambino, venne dai genitori inviato a Napoli per compiervi gli studi presso uno zio. Passò quindi alla scuola del marchese Basilio Puoti, di cui presto divenne collaboratore. Nel1839 aprì una propria scuola privata di lingua e grammatica in Vico Bisi, che mantenne anche dopo la nomina a professore presso il collegio militare della Nunziatella (1841). Ideologicamente De Sanctis aderiva allora al programma cattolico-liberale di Vincenzo Gilberti.

Maturava frattanto in lui il distacco dal purismo del Puoti e l’orizzonte dei suoi interessi si andava estendendo all’estetica e alla storia: le sue letture lo portarono a contatto con le più importanti correnti letterarie, filosofiche e politiche d’Europa.

Nel 1848 prese parte all’insurrezione napoletana.

Destituito il Nostro dal collegio della Nunziatella, accettò un posto di precettore nella casa di un nobile di Cosenza; tuttavia nel dicembre 1850 venne arrestato e tradotto a Castel dell’Ovo a Napoli, dove rimase fino al 1852. In carcere approfondì lo studio del tedesco, traducendo parte della “Logica di Hegel e la “Storia generale della poesia del Rosenkranz.

Scrisse inoltre un saggio sul teatro di Schiller, il carme in endecasillabi “La Prigione e il dramma “Torquato Tasso.

Lo studio della filosofia di Hegel lo portò ad abbandonare le posizioni giovanili a favore di una concezione laica e democratica. Liberato, ma espulso dal Regno di Napoli, andò esule aTorino (1853), dove visse dando lezioni private e scrivendo articoli per giornali e riviste. L’organizzazione di un corso di conferenze su Dante, che suscitarono notevole interesse, lo rese noto, tanto che, nel 1856, fu chiamato a insegnare letteratura italiana al Politecnico di Zurigo.

Nel 1860,  dopo la realizzazione dell’Unità d’Italia, rientrò dalla Svizzera e, rifiutata una cattedra a Pisa, s’impegnò nell’azione politica, divenendo deputato e ministro della Pubblica istruzione del neonato Regno d’Italia (1861-62).

Il De Sanctis diresse quindi (1863-65) il quotidiano “L’Italia”, organo dell’Associazione Unitaria Costituzionale, perseguendo l’obiettivo di formare un raggruppamento di “Sinistragiovane”.

Non fu quindi rieletto deputato dal 1865, e si concentrò esclusivamente sugli studi critico-letterari lavorando ai “Saggi critici (1866), al “Saggio critico sul Petrarca (1869) e alla sua magistrale  “Storia della letteratura italiana (1870-71).

Nel 1871 fu chiamato a ricoprire la cattedra di letteratura comparata presso l’università di Napoli, ove tenne quattro corsi su Manzoni (1872), sulla scuola cattolico-liberale (1872-73), su Mazzini e la scuola democratica (1873-74) e su Leopardi (1875-76), pubblicati poi da Croce nel1897 con il titolo “La letteratura italiana del XIX secolo.

 Dopo la caduta della Destra Storica (1876), il Nostro tornò alla politica attiva e fu nuovamente ministro dell’Istruzione (1878 e 1879-81). Quindi, seriamente ammalato agli occhi, si ritirò a Napoli, dove, appunto, il 29 dicembre 1883 morì.

La concezione estetica di Francesco De Sanctis, pur risentendo dell’influsso di   Hegel, ha carattere di forte originalità.

L’arte, benché non possa essere considerata avulsa dalla viva storia morale e politica della nazione di cui è parte, è, per sé autonoma, non destinata – come Hegel vorrebbe – a cedere il passo a una sfera superiore dello spirito, la filosofia appunto.

L’opera d’arte non si può ridurre né a un contenuto di pensiero astratto o di fatti concreti, néalla semplice forma; essa è creazione spontanea e fantastica dell’artista, forma che include in séquel mero contenuto, entità unica, irripetibile e compiuta.

L’artista, però, non la crea dal nulla, ma elaborando un “argomento” dato, il quale impone asua volta una “situazione”, si direbbe, che genera l’ossatura dell’opera e, indirettamente, il suo stile. Al tempo stesso l’artista non è un uomo isolato ed estraneo alla società, ma risente entro il proprio animo delle condizioni e degli eventi della nazione cui appartiene nonché della sua tradizione artistica. Queste sedimentazioni della realtà esterna mettono in moto la fantasia artistica e la inducono a “rappresentare”, senza peraltro che possa stabilirsi una relazione meccanica di causa-effetto tra realtà e creazione.

Ma arriviamo ora al suo capolavoro critico, la “Storia della letteratura italiananel quale il De Sanctis appunto ricostruisce il grande sfondo storico ed etico ­civile dal quale sorsero i capolavori della letteratura italiana.

Le linee di tale svolgimento non sono prefissate né si succedono necessariamente, ma sono il prodotto di variabili storiche, che non escludono periodi di stasi, decadenza o regresso.

I primi capitoli della “Storia trattano il problema delle origini della letteratura italiana che, favorita per un verso dalla presenza d’importanti centri culturali e di un ceto colto, era viceversa ostacolata dalla persistente divisione linguistica tra la lingua dotta latina e la molteplicità dei dialetti.

Dante rappresentò in questo quadro il culmine di un duplice processo di sviluppo, letterario e filosofico-scientifico: la “Divina Commedia «è il mondo universale del medio evo realizzato nell’arte». Ma più di lui influì sulle generazioni successive Petrarca, il raffinato artista del“Canzoniereche aprì la via al formalismo accademico dell’Umanesimo e del Rinascimento. Come Petrarca, neppure Boccaccio fu uomo veramente moderno poiché, nonostante la sua profonda originalità, non seppe andar oltre la cinica e beffarda rappresentazione del mondo medievale ormai morto.

Nel secolo successivo, Ariosto suggellò, con il suo poema, l’evasione nella puraimmaginazione letteraria.

L’unico, vero ed autentico uomo moderno è, per Francesco De Sanctis, Machiavelli, scopritore della scienza politica e primo sostenitore in Italia dell’idea nazionale:

«[…] il suo nome è rimasto la bandiera intorno alla quale hanno battagliato le nuove generazioni, nel loro contraddittorio movimento ora indietro ora innanzi.».

Machiavelli costituisce dunque lo spartiacque tra progresso e decadenza nei secoli successivi.

Così, mentre con il Tasso avanza la crisi di valori della civiltà italiana, sull’altro versante gli isolati e i perseguitati – da Bruno a Sarpi da Giannone a Vico – additano o preparano la rinascita nazionale, che si annuncia, pur contraddittoriamente, in Goldoni, Alfieri e Foscolo, per compiersi quindi con Manzoni e Leopardi, nei quali si accompagna la vera grandezza della creazione letteraria.

Da ultimo ritengo esporre un concetto letterario/politico, che ritengo fondamentale, anche per quanto ho cercato di scrivere fin qui.

Nella detta sua opera “Storia della Letteratura Italiana”, che è, pertanto, come abbiamo visto, anche storia dell’intera civiltà italiana dal Medio Evo agli inizi del secolo XIX, vi si trova esposta l’interpretazione del Nostro proprio del Risorgimento come risultato della lotta delle due scuole, liberale e democratica. Esse combattendosi aspramente, furono gli elementi necessari di una dialettica feconda dalla quale scaturì l’azione concreta per l’Unità d’Italia.

Francesco De Sanctis scrisse anche altre opere, ma non sicuramente minori.

Fu anche un finissimo e vivacissimo narratore.

La sua prosa, anche nelle opere critiche, è sempre nitida, precisa, costruita su frasi brevi eincisive, essenziale ma elegante, dall’andamento quasi parlato, senza però nulla cedere in fatto di rigore scientifico e d’interna complessità di articolazione.

Il pensiero critico desanctisiano conobbe un periodo di oscurità negli anni del predominio della scuola storico-positivistica; a esso si richiamò in parte il Croce e poi, attraverso la riflessione di Gramsci, le sue tematiche principali sono state variamente riprese da critici contemporanei di impostazione storicistica e marxista.

Bibliografia –

Francesco Flora “Storia della Letteratura Italiana”, Arnoldo Mondadori Editore, XI Edizione, 1959, Volume IV, “Francesco De Sanctis”, passim;

Benedetto Croce “La Letteratura Italiana” (per saggi storicamente disposti a cura di Mario Sansone), Edizioni Laterza, Bari 1963, V Edizione, “Francesco De Sanctis”, passim.

*Storiografo

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