giovedì, Maggio 2, 2024
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… e finiamola in danza

di Dora Liguori

Mamma Rai che, per i programmi che ci propina, sarebbe meglio definire matrigna, in questo scorcio del 2023, in vena di generosità, sta trasmettendo su canale 5 una serie di grandi spettacoli di danza con partecipazione di relativi grandi danzatori; dicasi una grande gioia per gli occhi e per la buona musica che si ascolta.

A proposito della danza vorrei anche sottolineare come Aholphe Adam, Leo Delibes, Ludwig Minkus, etc, sino a Petr Ill’ic Cajkovskiji (il più illustre di tutti), essendosi dedicati, prevalentemente, alla danza, siano anche compositori da non sottovalutare per nulla. Infatti, scrivere per un balletto e per le esigenze dei coreografi è difficile quanto scrivere per i cantanti… se non peggio. Per questo invito tutti a non arricciare il naso e magari, lasciandosi andare, godere, ad esempio, del Don Chisciotte del già citato MinKus, che, con la sua musica pirotecnica e brillante ci consegna, almeno per qualche attimo, ad una piena di gioia di vivere.

E, solo, il buon Dio sa quanto bisogno di gioia abbiamo, dopo un nefasto 2023, portatore di guerre, attentati, disastri naturali etc. 

Insomma, concediamoci una pausa e tentiamo di sorridere con la danza, una delle arti più belle e in grado di esaltare al massimo la bellezza e le potenzialità del corpo umano. 

Fatte queste premesse, ebbene confesso a quanti hanno avuto, sin qui la bontà di leggermi e sanno che m’interesso di lirica e di musica cosiddetta classica che però… però ho anch’io una passione segreta in cuore che si chiama appunto danza e che rappresenta un paradosso per chi, come me, sa appena ballare il Valzer.

Infatti, da sempre, seguo con passione questa grandissima arte poiché come dice un vecchio detto: “non so fare l’uovo ma apprezzo la frittata”! Ed io apprezzo e vado matta per l’etoiles della danza fra le quali, a mio modesto giudizio, c’è uno dei più grandi danzatori del nostro tempo: l’ucraino Leonid Sarafanov, primo ballerino del teatro Michajlovskij di San Pietroburgo, del quale la Rai ha trasmesso alcune sue interpretazioni.

Francamente, pur essendo legata e in genere preferendo gli artisti italiani, giunti a Sarafanov mi arrendo poiché questo ballerino, a parte la tecnica superlativa, l’eleganza, le capacità interpretative e una sopraelevazione che ricorda Nurejev (la tecnica è più o meno quella) ha dalla sua parte la simpatia e una rara “vis comica” che lo differenzia da tutti gli altri danzatori e che fa di lui, nel già citato Don Chisciotte di Minkus, il più spassoso Basilio di tutti i tempi. 

A tale proposito desidero ricordare che alcuni anni orsono, proprio in questo ruolo, Sarafanov fu chiamato, a Palermo, per sostituire un indisposto Roberto Bolle, la qual cosa mandò in crisi di disperazione i fans siciliani del grande ballerino italiano. Ma, a ridimensionare la crisi ci pensò un critico di danza che testualmente scrisse: vedere Sarafanov nel don Chisciotte non farà rimpiangere nessuno… neppure Bolle. E così fu! Il teatro siciliano crollò letteralmente per gli appalusi indirizzati al danzatore ucraino che in coppia con Olesya Novikova (per la cronaca sua moglie) danzò uno splendido e divertentissimo Don Chisciotte da manuale. 

Fatta questa confessione non mi resta che attendere la prossima venuta in Italia di Sarafanov, ma, nel frattempo, desidero fare un affettuoso invito a tutti gli amici: salutiamo questo 2023 facendoci trasportare dalla danza e ovviamente dalla buona musica. 

Termino, ricordando un’antica leggenda indiana (perdonatemi la retorica) che ci racconta del dono che gli Dei vollero elargire all’uomo allorché, avendo disobbedito, ne disposero la cacciata dal paradiso. Ma, quando l’uomo versate tutte le lacrime in suo possesso, chiese pietà per questa dura condanna, gli Dei, finalmente commossi, gli concessero di essere affiancato nel suo duro cammino terreno da una compagnia taumaturgica e consolatoria … l’Arte.

Buon 2024! 

P.S. La leggenda della cacciata dell’uomo dal paradiso, e relativa condanna all’infelicità, è presente non solo nella Bibbia ma anche in molte culture o religioni. Però mi chiedo: perché mai dobbiamo essere infelici? Mah!

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