di Salvatore Sfrecola
“Le matrici ideali dell’Occidente hanno antiche dimore”, si legge nel risvolto della prima di copertina di questo volume dovuto alla penna di Vittorio Pesato e di Enrico Mairov, “Le radici della cultura occidentale” (Historica – Giubilei Regnani Editore, Roma, 2025, pp 98, € 13,00), da pochi giorni distribuito nelle librerie. “In difesa della civiltà ebraico cristiana” è il programma di questo pamphlet nel quale gli Autori si professano allievi di due grandi donne combattenti, che hanno insegnato al mondo la battaglia per la libertà e la difesa della civiltà ebraico cristiana: sono Golda Meir e Oriana Fallaci. Il Primo Ministro di Israele e la giornalista e scrittrice, grande analista delle vicende politiche ed economiche internazionali, profetica quanto all’evoluzione delle democrazie occidentali e dei popoli aggrediti da un’immigrazione incontrollata. Purtroppo da tempo trascurata Oriana Fallaci aveva visto giusto, “aveva ragione”, come ha titolato più di un libro che ha ripreso la sue analisi sull’evoluzione dei rapporti tra oriente ed occidente guardando all’arroganza dell’Islam più intransigente.
Pesato e Mairov ricordano Winston Churchill che, dopo la conferenza di Monaco del 1938, quando fu evidente alle persone più illuminate che la prepotenza di Hitler avrebbe avuto ragione sui tentennamenti delle democrazie occidentali, fu anche lui profetico: “potevate scegliere tra il disonore e la guerra. Avete scelto il disonore e avrete anche la guerra”. Questo perché la storia del mondo insegna che i prepotenti vanno fermati immediatamente, alle prime avvisaglie della loro aggressività, e che bisogna far vedere il volto delle armi per evitare che pensino che l’arroganza possa facilmente prevalere. Insomma un po’ come i romani, per i quali “si vis pacem para bellum”, preparati a combattere per dissuadere chi ti vuole aggredire. È così che Roma ha garantito la pace e la prosperità ai popoli dell’Impero.
Pesato e Mairov ricordano i sacrifici e le grandi battaglie per la difesa della civiltà e ripetono ancora con Churchill “i Volontari per l’Italia c’erano, hanno combattuto e non si sono arresi. Con coraggio onestà e determinazione”. E aggiungono “dobbiamo continuare sulla loro strada”.
Il libro procede da un’analisi storica e dagli scenari geopolitici che negli ultimi secoli si sono andati delineando anche con riferimento ai testi che in qualche modo hanno tracciato le linee della filosofia politica nelle possibili variabili: il “Manifesto del Partito Comunista” di Marx e di Engels, il “Mein Kampf” di Hitler e la visione liberale di Winston Churchill. Questa ha prevalso sulle due precedenti ed è dal 1945 che “il mondo democratico guidato da Churchill e dai suoi allievi, inclusi i presidenti americani e altri leader di Paesi democratici, ha vinto la battaglia per la libertà: non solo sui dittatori della Seconda Guerra Mondiale, ma soprattutto su chi successivamente ha tentato di riproporre regimi spietati e totalitari”. Tuttavia, al termine della Guerra fredda ha preso avvio la globalizzazione “che avrebbe potuto migliorare la democrazia, accrescere le libertà, aumentare lo sviluppo e il progresso per tutte le persone del mondo. Purtroppo, la globalizzazione ha incontrato grossi problemi e ha commesso errori economici e organizzativi, non riuscendo a distribuire le risorse in modo equo e meritocratico. Al contrario, si è concentrata in poche aree di ricchezza, mentre molte altre sono rimaste meno sviluppate ed alcune addirittura arretrate. La classe media del mondo occidentale, garante della stabilità democratica per mezzo secolo, è stata duramente colpita da processi di disintegrazione industriale, impoverimento economico e perdita di prospettiva di poter salire sull’“ascensore sociale”. Questo percorso è terminato con la dimostrazione di uno dei fallimenti storici della globalizzazione: la mancata organizzazione di un sistema di difesa globale per l’umanità. Non si è creato un esercito unificato per difenderci dai nemici esterni, né una polizia forte e globalizzata per proteggerci dai nemici interni, né tantomeno un sistema sociosanitario globale, né un sistema di formazione ed educazione globale per i giovani e per la loro preparazione con l’obiettivo di confrontarsi con la sfida della vita”.
La citazione dal testo intende sottolineare la condivisione dell’analisi delle condizioni che il mondo si trova ad affrontare dopo la parentesi della pandemia del 2020, quando ad un lungo periodo di relativa pace sono subentrati conflitti qua e là nei vari continenti “che possono essere visti come l’avviamento di una Terza Guerra Mondiale: la guerra tra Russia e Ucraina e l’attacco dell’Islam integralista contro uno stato democratico del Medio Oriente, Israele”. Due situazioni che delineano un conflitto di civiltà, anche se la Russia appartiene all’Occidente e solamente l’aggressività dell’autocrate che oggi la comanda la porta ad invadere un paese vicino al quale l’Unione sovietica aveva imposto dure condizioni di vita quando era nella sua disponibilità.
Diverso il conflitto in Medio Oriente che si tinge di odio religioso e razziale nei confronti della civiltà ebraico-cristiana e dell’Occidente intero. E si sviluppa, al di là dei confini, in un rigurgito di antisemitismo che ricorda i periodi più nefasti della storia del mondo. Il tutto favorito, come ricordano gli Autori dall’“immigrazione selvaggia, dovuta alla necessità dell’industria e del mondo del lavoro di importare persone disposte a lavorare sottocosto per fare lavori che nelle società ricche non si volevano più fare. Questo ha ricreato un percorso di nuova schiavizzazione, una sorta di bomba che sta per esplodere sotto il tavolo della civiltà”. Si tratta di masse di persone strumentalizzate in una sorta di guerra di tipo nuovo: asimmetrica, terrorista e tribale, con l’obiettivo di giungere “ad una specie di paradiso inesistente”, promesso ai “martiri” di questa guerra. Sono evidenti i pericoli di una guerra combattuta da fanatici che si considerano portatori di una civiltà superiore a quella occidentale che considerano decaduta e corrotta. Anche negli immigrati di seconda generazione. È l’Islam ideologico del quale ben conosciamo ovunque il pericolo al quale si debbono stragi che gli Autori ricordano, dalla Spagna alla Francia, al Belgio, alla Germania. Un nemico “diabolico… che non ha paura ed è disposto a tutto per annientare la nostra civiltà”.
Di fronte a questa situazione di obiettiva aggressione all’Occidente gli Autori segnalano la mancanza di una leadership europea capace di esprimere i valori di libertà dei quali l’Europa pure si vanta. È grave che un continente, come io ricordo spesso, di quasi mezzo miliardo di abitanti, una storia straordinaria, una cultura che ha illuminato il mondo intero, un’industria tecnologicamente tra le più avanzate, dopo l’esperienza tragica delle divisioni che nel corso del ‘900 hanno insanguinato ogni regione d’Europa non abbia sentito impellente la necessità di disporre di una leadership capace di fare dell’Unione un soggetto autorevole nelle relazioni internazionali, politiche ed economiche, per garantire una pace giusta e, pertanto, durevole, come desiderano da sempre le persone di buona volontà.
In una terra martoriata da secoli, un tempo Giudea poi Palestina, come volle l’Imperatore Publio Elio Adriano, oggi si misura il confronto tra civiltà. “Quel pezzo di terra, scrivono Pesato e Mairov, non è mai stato uno Stato, né una colonia, né niente. Dopo la distruzione della Giudea si trasformò in un deserto fino all’arrivo dei Crociati, quando per 200 anni rifiorì, vivendo una civiltà vibrante tra il fiume Giordano ed il mare. Tutto si distrusse nel 1299, quando i turchi mamelucchi, insieme all’invasione mongola del mondo occidentale, arrivarono in Medio Oriente, conquistando rapidamente tutta l’area del Mediterraneo. Per 700 anni, quella terra rimase un deserto”. Ed ora, mentre erano in corso trattative con i paesi sunniti musulmani per un processo di pace che avrebbe potuto concludersi a breve, l’attacco del 7 ottobre 2023 allo stato di Israele costituisce, sottolineano gli Autori, un elemento di destabilizzazione che non riguarda solo il Medio Oriente ma che ha coinvolto l’intero mondo occidentale, impreparato militarmente a fronte di fanatici convinti che “morendo in questa guerra, porteranno il mondo ai piedi di Allah, conquistando direttamente il suo paradiso”. È evidente la difficoltà di una tale guerra che coinvolge la popolazione civile le cui sofferenze vengono addebitate, con un’abile strategia comunicativa, quasi solamente all’azione militare israeliana.
Quale la risposta all’aggressione? Gli Autori ritengono che tra le soluzioni possibili ci sia quella del rafforzamento dell’Occidente attraverso una forte componente militare, una polizia adeguata al controllo del territorio, un forte sistema socio sanitario e un sistema di educazione capace di formare i giovani ad essere in grado di competere a livello globale con gli strumenti e le conoscenze adeguate. È un invito alla classe dirigente del mondo occidentale. Per questo obiettivo strategico si dà conto di un Movimento, “Volontari per l’Italia”, creato con lo scopo di “far rialzare la nostra società, la nostra nazione, la nostra patria, in modo che possa riprendere il suo cammino e la sua strada per raggiungere l’obiettivo finale luminoso, che è quello di essere una democrazia forte e condivisa”. Il Movimento ha preso l’avvio a Milano per un Paese, scrivono, “che parli le lingue del mondo, che conosca l’intelligenza artificiale, che studi cosa sta succedendo nel pianeta, che sia capace di competere con le proprie conoscenze e rispondere alle sfide globali. Vogliamo un’industria forte, che sia capace di produrre innovazioni da insegnare al mondo. Vogliamo una sanità forte, capace di curare i nostri cittadini e anche quelli di altri Paesi. Sì, vogliamo un esercito forte, capace di difendere l’Italia e collaborare con altri per la realizzazione, se necessario, degli Stati Uniti d’Europa, degli Stati Uniti nel mondo occidentale, ma soprattutto avere come esempio quella che è stata la linea guida della nascita degli Stati Uniti d’America: ognuno deve avere le stesse opportunità ed allo stesso modo. Ogni persona deve avere tutti i diritti, ma legati ai propri doveri. Di conseguenza, diritti e doveri ci porteranno a costruire una meritocrazia razionale con la quale si potranno misurare le attività a tutti i livelli della nostra società”.
Si tratta, in fin dei conti, di un programma politico, di un manifesto, che i “Volontari per l’Italia” ritengono conseguenza naturale, necessaria dell’analisi politica, storica ed attuale, condotta sulla base delle osservazioni che lungo il libro portano il lettore, sulla base della logica della Genesi, a concepire un nuovo ordine dov’era il caos. Da raggiungere attraverso un metodo meritocratico “per scegliere le persone, per fare quello che serve quando serve”.