martedì, Agosto 26, 2025
HomeNEWSL’Europa e la Russia, oggi e domani

L’Europa e la Russia, oggi e domani

di Salvatore Sfrecola

La Federazione russa ha aggredito l’Ucraina, Stato sovrano, che sente di appartenere all’Europa. Lo dice la storia, la cultura secolare che ha guardato costantemente ad Occidente, da quando era nell’ambito della Russia zarista e poi dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (U.R.S.S.). Tanto che chiede di essere ammessa nell’Unione Europea e nella N.A.T.O.. Lo fa perché teme, e a buona ragione come vedremo, l’incombente presenza della Federazione russa. Lo fa perché, oltre a condividerne le radici, l’Europa è un grande mercato e direttamente o indirettamente un tramite commerciale che apre le porte delle più grandi economie del mondo.

L’Europa, che ha accolto con soddisfazione la fine dell’Unione Sovietica e sente la vicinanza dei paesi ex comunisti che sono al centro del continente, ritiene necessario ricongiungersi con questa realtà di antiche consuetudini che ne hanno fatto il cuore dell’Occidente, laddove le radici giudaico-cristiano sono state alla base della resistenza all’aggressione dell’ISLAM. Una battaglia sotto le mura di Vienna, un Re Giovanni Sobieski III, che i turchi chiamavano Leone di Lehistan, alla guida dell’esercito imperiale vittorioso con la collaborazione determinante di un generale italiano, il Principe Eugenio di Savoia. Sono le radici culturali sopravvissute alle guerre fratricide tra europei lungo i secoli fino alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale. E così, finito il comunismo sovietico, l’Europa guarda ad Est sapendo di trovare popoli fratelli che entrano a far parte dell’Unione. E quando la Russia tenta, con l’“Operazione militare speciale” di occupare l’Ucraina per farne un paese satellite, i paesi dell’Unione si mobilitano e forniscono aiuti alla Repubblica invasa. Con maggiore convinzione degli Stati Uniti d’America, consapevoli anche psicologicamente che su quei confini siano in gioco gli interessi dell’Occidente che, per la verità, non sono compresi da tutti, neppure qui da noi dove il populismo di matrice soprattutto leghista mostra di temere il rischio della partecipazione ad un conflitto con la Russia di Putin, senza pensare che, com’è già accaduto in passato, cedere alla violenza dei prepotenti non evita la guerra, ma la procrastina nel tempo a meno che la determinazione a difendersi dissuada il prepotente. Qualcuno in questi giorni ha ricordato Monaco 1938 quando le potenze occidentali hanno convinto Hitler che avrebbe potuto fare quel che voleva nei Suddeti, poi a Danzica. E torna in mente la drammatica conclusione di Winston Churchill: “potevano scegliere tra il disonore e la guerra, hanno scelto il disonore e avranno la guerra”. Neppure l’ipotesi di inviare truppe dopo aver definito le condizioni della pace ha convinto molti a mostrare determinazione.

E qui si può fantasticare sul dopo Putin perché non è azzardato che quando sarà in qualche modo tornata la pace si possa guardare alla Russia con occhi nuovi, come ad un popolo che ha le proprie radici culturali in Europa. Per immaginare un futuro nel quale la Russia non guardi più alla Cina, residuo della vecchia comunione comunista, ma entri a far parte del grande popolo europeo, una straordinaria opportunità per i 27 e per la Russia.

Devo dire che sento spesso riconoscere nella storia della Russia, al di là della parentesi, come potremmo dire crocianamente, del comunismo, una antica vocazione europea. Abbandonare la Russia all’abbraccio interessato della Cina significa farne un satellite del grande impero asiatico e soprattutto priverebbe l’Europa di una importante componente nello sviluppo economico e commerciale, nella futura, possibile azione come interlocutore delle grandi potenze.

L’Europa già di per sé, con quasi 500 milioni di abitanti, una grande storia culturale, una grande tecnologia, un mercato straordinario, se parlasse con una voce sola sarebbe una grandissima potenza capace di dare soddisfazione ai popoli che la compongono che se si sono combattuti nel corso dei secoli, come è accaduto frequentemente anche all’interno dei singoli stati, può ben prospettarsi come una unità fattibile. Ciascuno con la propria storia e la propria identità ma nella consapevolezza delle comuni radici. L’Europa, una realtà dalla quale non si può prescindere e dalla quale soprattutto non possono prescindere gli Stati europei i quali, da soli, non sono in condizione di interloquire una le grandi potenze politiche ed economiche che si affacciano sullo scenario del mondo.

Sappiamo bene che c’è chi dell’Europa ha un’opinione diversa, che non ritiene che sia una opportunità ma un danno, sulla base di una doppia realtà, una grezza concezione dell’Europa e la constatazione che in atto L’Europa non è stata capace di fornire una immagine unitaria dei popoli del Continente. Ma questo non significa che non sia possibile, anche perché, a mio modo di vedere, è una strada obbligata, pena l’irrilevanza politica, dell’Unione e dei singoli stati.

In questo contesto mi sembra difficile escludere la Russia, per la sua cultura, per la sua storia che anche al tempo degli Zar guardava a Occidente.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Most Popular

Recent Comments

Aldo Ammendola on Trent’anni senza Babbo Italo
Marco Perletta on Vincenzo Cuoco (1770-1823)
Gianluigi Biagioni Gazzoli on Turiamoci il naso e andiamo a votare
Michele D'Elia on La Domenica del Direttore
Michele D'Elia on Se Calenda ha un piano B