domenica, Luglio 6, 2025
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Per i liberali c’è più di un motivo per esercitare lo “ius murmurandi” (a proposito del latino)

Un semplice ed incompleto elenco, che ci dispiace fare, ma rispecchia la realtà:

abolizione dell’abuso d’ufficio;

attacchi alla Corte di Cassazione;

limitazione dei poteri di controllo della Corte dei Conti;

separazione delle carriere dei magistrati;

costanti attacchi alla Magistratura, quando non deliberi secondo i desiderata del Governo;

spreco di denaro pubblico, anche con la costruzione dei centri per i migranti, in Albania;

decreto sicurezza, con l’invenzione strumentale di nuovi reati;

latino opzionale nella scuola, vedi intervista rilasciata alla Prealpina di Varese, il 10 maggio scorso;

le ipotesi di querele temerarie, che spesso stampa e tv ci ricordano;

l’assurdità, già oggi costosa, del ponte sullo Stretto di Messina, zona sismica; non dice niente il terremoto del 1908?

l’asservimento a Trump, che dell’Italia e dell’Europa se ne frega;

il colpevole silenzio sulle stragi del pane a Gaza;

la privatizzazione strisciante della sanità pubblica.

Di sicuro abbiamo dimenticato altri sfregi alla democrazia liberale ed alle Istituzioni, che il Regno d’Italia, da Carlo Alberto a Cavour, a Vittorio Emanuele II ed ai grandi Uomini della Destra Storica e liberale, crearono; sì, inventarono sulla base di organismi nei secoli appena abbozzati, rendendoli organici al tessuto sociale e politico del nascente Stato. Ciascuna di quelle personalità, non ultima Vittorio Emanuele III, che, il 25 luglio e l’8 settembre, salvò le libertà di cui ancora godiamo, contribuisce, nei fatti, a consegnarci l’Italia, della quale siamo fieri. Lo diciamo senza la rettorica patriottarda stupida e becera, di cui sentiamo gli echi tutti i giorni.

Sullo sfondo la “madre di tutte le riforme: il premierato” che ci auguriamo abortisca ingloriosamente.

Le cronache sono piene di illustri nomi, di autori di altrettanto illustri imprese, ma noi nomi non ne facciamo: non è nel nostro stile puntare il dito contro qualcuno. Non siamo giudici, ma osservatori e, appunto, quando occorra, mormoratori. Questo del mormorare, noto ai Greci ed ai Romani, è lo ius, pur non scritto, più confacente alla democrazia, tra i tanti ius, a sproposito celebrati, da chi non conosce né il diritto né tanto meno il latino; e se li conosceva, li ha dimenticati, mediante conveniente oblivione.

Michele D’Elia, Presidente dell’Associazione dei Liberali

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