Per Mattarella l’evasione fiscale è “indecente”. Ma che fanno i partiti per contrastarla?
di Salvatore Sfrecola
In un incontro con gli studenti di alcune scuole secondarie di secondo grado, il Presidente Mattarella, al quale è stato chiesto “perché in Italia è così difficile combattere la piaga dell’evasione fiscale”, ha risposto soprattutto in termini di carattere etico. Ha cioè sottolineato come l’evasione fiscale sia “l’esaltazione della chiusura in sé stessi, dell’individualismo esasperato”, aggiungendo che “significa ignorare che si vive insieme e che la convivenza significa contribuire tutti insieme – come dice la Costituzione, secondo le proprie possibilità – alla vita comune”. Una situazione definita, senza mezzi termini, “indecente”.
Il richiamo del Capo dello Stato ai valori della convivenza, al dovere che tutti i cittadini hanno di pagare le imposte, eppure contestualmente avvalendosi dei servizi che lo Stato rende attraverso la spesa pubblica, è senza dubbio di grande effetto morale soprattutto su giovani studenti che nelle scuole imparano a diventare cittadini, titolari dei diritti e dei doveri che ne conseguono. Tuttavia non c’è dubbio che se l’evasione fiscale, indicata in 119 miliardi annui, è effetto di una mancanza di senso civico, di consapevolezza dell’appartenenza ad una comunità, una grossa responsabilità va individuata nella classe politica che evidentemente è restia a combattere il fenomeno. Infatti, al di là delle dichiarazioni di principio, secondo le quali se pagassero tutti, tutti pagherebbero di meno, ricorrenti nel linguaggio politico, c’è una inadeguatezza delle misure necessarie per stroncare l’evasione. Inadeguato il sistema fiscale, che non consente di far emergere le attività rispetto alle quali non viene pagato il tributo, assolutamente insufficiente l’azione repressiva che pure impegna uomini e strutture dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di Finanza.
Un sistema fiscale farraginoso, conseguenza di una stratificazione di norme che attendono di essere inserite in un contesto lineare e semplificato, che consenta gli adempimenti e, contestualmente, i controlli, è certamente alla base dell’evasione, nel senso che agevola chi intende sottrarsi agli obblighi tributari. È, cioè, una questione di volontà politica che, all’evidenza non c’è. E questo dimostra che il “partito degli evasori” è grande e potente ed è trasversale, nel senso che ogni forza politica ha la sua quota di evasori e di elusori che non vuole disturbare per non perdere consensi. D’altra parte è la misura dell’evasione che attesta la consistenza dei soggetti coinvolti.
La ritrosia dei partiti a combattere l’evasione si ritrova anche nell’affermazione, ricorrente in molti discorsi di uomini politici, secondo la quale per ridurre l’evasione è necessario prioritariamente alleggerire imposte e tasse. Intervenire sul carico fiscale è certamente necessario per liberare risorse e favorire i consumi ma non c’è dubbio che la lotta all’evasione fiscale deve contestualmente operare sul fronte della revisione del sistema delle imposte per favorire l’emersione dei fattori che favoriscono i mancati adempimenti tributari. Essendo escluso che, di per sé, la riduzione delle imposte possa, se non eliminare, ridurre significativamente l’evasione. Chi evade lo fa anche se il carico fiscale è limitato. È un problema di mentalità, di senso civico come ha sottolineato il Capo dello Stato. Ed è evidente che chi è abituato all’illegalità prova una soddisfazione innegabile anche nella violazione delle norme tributarie, sia pure per piccoli importi.
I partiti riflettano su questa situazione. E si diano carico di una riforma del sistema tributario che, come in altri ordinamenti, al di là del senso civico richiamato, impedisca o limiti fortemente l’evasione. Lo facciano anche per riconquistare agli occhi dei cittadini quella credibilità che la maggior parte delle forze politiche ha perduto, avendo dimostrato l’incapacità di riscuotere le imposte e, contestualmente, trattandosi di due facce di una stessa medaglia, di gestire con efficacia, efficienza, economicità e legalità la spesa pubblica, cioè il denaro messo a disposizione del potere politico dai cittadini onesti.
(da www.italianioggi.com)