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Famiglie in crisi economica, giovani allo sbando per la lunga astensione dalla scuola e dalle attività sportive ma i Presidenti di Camera e Senato da cinque mesi non nominano ancora il Garante per l’infanzia e l’adolescenz

di Salvatore Sfrecola

Da quando, il 28 aprile 2020, Filomena Albano, magistrato, ha terminato il suo quadriennio quale Garante per l’infanzia e l’adolescenza i Presidenti della Camera dei deputati, Roberto Fico, e del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, non hanno ancora provveduto ad adottare l’“intesa” prevista dalla legge per la nomina del suo successore. Nonostante il rilievo attualissimo che riveste questa figura istituzionale, prevista dalla legge 12 luglio 2011, n. 112, “al fine di assicurare la piena attuazione e la tutela dei diritti e degli interessi delle persone di minore età, in conformità a quanto previsto dalle convenzioni internazionali, con particolare riferimento alla Convenzione sui diritti del fanciullo” (New York il 20 novembre 1989)… “alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU)… e alla Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei fanciulli …nonché dal diritto dell’Unione europea”. Compiti che l’Autorità garante esercita “con poteri autonomi di organizzazione, con indipendenza amministrativa e senza vincoli di subordinazione gerarchica”. Anche se con un modesto supporto amministrativo (un ufficio di 10 persone).

Molto probabilmente il ritardo deriva dalla difficoltà di scegliere tra quanti (si sente dire in numero di circa 200) hanno presentato una manifestazione di interesse per quel ruolo. Per quel che si sa, magistrati ordinari, amministrativi e Avvocati dello Stato, medici, alti dirigenti dello Stato che assumono di avere un curriculum che corrisponda al profilo richiesto dalla legge all’art. 2: “persone di notoria indipendenza, di indiscussa moralità e di specifiche e comprovate professionalità, competenza ed esperienza nel campo dei diritti delle persone di minore età nonché delle problematiche familiari ed educative di promozione e tutela delle persone di minore età”. Compiti di specifico, attuale impatto sociale in un momento nel quale la prolungata chiusura delle scuole e la crisi economica che ha prodotto gravissime conseguenze su gran parte delle famiglie si riversa sui minori con effetti psicologici non indifferenti, che generano incertezza sul futuro e possono produrre forme di disagio non facilmente controllabili.

Il ruolo del Garante richiede, dunque, approfondite, attuali, non semplicemente scolastiche, conoscenze delle pubbliche amministrazioni e degli enti, necessarie per promuovere efficacemente l’attuazione della normativa interna ed internazionale in materia di promozione e di tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, “nonché del diritto della persona di minore età ad essere accolta ed educata prioritariamente nella propria famiglia e, se necessario, in un altro ambito familiare di appoggio o sostitutivo”, profilo di evidente, estrema delicatezza come hanno rivelato nei mesi scorsi inchieste giornalistiche e giudiziarie a proposito di situazioni di dubbia tutela dei diritti dei più deboli, come sono i minori. Anche per poter collaborare con le reti internazionali dei Garanti delle persone di minore età e all’attività di organizzazioni e di istituti internazionali di tutela e di promozione dei loro diritti, con organizzazioni e istituti di tutela e di promozione dei diritti delle persone di minore età appartenenti ad altri Paesi, con le associazioni familiari, operanti nel settore dell’affido e dell’adozione in Italia e negli altri Paesi, con le associazioni, con le organizzazioni non governative.

È evidente, dunque, come tra le conoscenze che si richiedono al candidato una particolare rilevanza va riconosciuta alla capacità di curare i rapporti con varie pubbliche amministrazioni e, in generale, di avere una speciale attitudine a districarsi tra le maglie dei procedimenti e delle regole spesso difficili da gestire di amministrazioni e di enti, propria dei magistrati amministrativi e degli avvocati dello Stato. Forse per questo la nomina del successore di Filomena Albano tarda a venire. Si pensi, ad esempio, alla funzione di formulare pareri sul Piano nazionale di azione di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, come al compito di segnalare al Governo, alle regioni o agli enti locali e territoriali interessati, le iniziative opportune per assicurare la piena promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, con particolare riferimento al diritto alla famiglia, all’educazione, all’istruzione, alla salute. E, ancora, al compito di formulare eventuali osservazioni e proposte per la prevenzione e il contrasto degli abusi sull’infanzia e sull’adolescenza, di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet, nonché dei rischi di espianto di organi e di mutilazione genitale femminile.

Particolarmente pregnante il rapporto con le pubbliche amministrazioni nei confronti delle quali il Garante può chiedere informazioni e svolgere accertamenti e controlli, come nei confronti di qualsiasi ente privato, nel rispetto delle disposizioni previste dal codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. Un rapporto che può funzionare ma anche determinare impasse deleteri per il raggiungimento delle finalità istituzionali. Come nel caso in cui l’Autorità ritenga di dover richiedere alle amministrazioni di accedere a dati e informazioni, nonché di procedere a visite e ispezioni, nelle forme e con le modalità concordate con le medesime amministrazioni, presso strutture pubbliche o private ove siano presenti persone di minore età. Uguale accesso all’Autorità è consentita quanto a banche dati od archivi.

In relazione a queste somma di competenze delicatissime è necessario che il prescelto abbia una conoscenza approfondita e non formale del variegato mondo dell’amministrazione pubblica, un profilo in precedenza trascurato, come dimostra il basso profilo tenuto dall’ufficio fin dalla sua istituzione: Spadafora, primo Garante, è un politico a tutto tondo e la Albano un magistrato ordinario, nota soprattutto per aver sollevato dinanzi alla Corte costituzionale la questione di legittimità di alcuni articoli della legge n. 40 sulla fecondazione assistita. Ma è evidentemente altra la formazione che si richiede.

Sullo sfondo, del ritardo (Avvenire, il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, a maggio aveva definito “imminente” la nomina!) inevitabilmente, il ruolo della famiglia, la “società naturale” che l’art. 29 della Costituzione “riconosce” con i suoi valori civili e spirituali che si sono affermati nel tempo al di là di ideologie e fedi religiose. Eppure si sente dire anche che la difficoltà di scelta riguarderebbe il profilo di alcuni candidati che, oltre ad una specifica competenza professionale, quanto alla conoscenza delle regole e dei rapporti tra pubbliche amministrazioni e mondo del volontariato, sarebbero altresì portatori dei valori dell’assistenza e dell’accoglienza che nei secoli ha caratterizzato, in Italia, il ruolo della Chiesa cattolica. Orientamenti condivisi dalla cattolica Alberti Casellati ma non dal laicissimo Fico, anche se esponenti del Movimento 5 Stelle hanno sviluppato da tempo solide relazioni con ambienti significativi del mondo cattolico.

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