giovedì, Ottobre 10, 2024
HomeNEWSI no vax e gli errori della comunicazione pubblica

I no vax e gli errori della comunicazione pubblica

di Salvatore Sfrecola

Dice bene Franco Bechis su Il Tempo delle 6 novembre: “le mezze bugie sono macigni e ingrossano le fila dei no vax”. Infatti, fin dall’inizio c’è stato un difetto grave di comunicazione che in una materia così delicata come la salute delle persone esige certezze. Ha iniziato il governo con la dichiarazione dello stato di emergenza il 31 gennaio 2020 alla quale è seguito solo il 23 febbraio il primo di una serie mai vista prima di decreti legge e da una sequenza di decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, i famosi o famigerati d.P.C.M dei quali Giuseppe Conte si riempiva la bocca nelle chilometriche conferenze stampa alle quali ci ha abituati. Un sovrapporsi di atti, modificati spesso prima della scadenza, che hanno sconcertato il cittadino, dando l’idea che non ci fosse una regia consapevole di quello che stava accadendo. Nello stesso tempo i teleschermi venivano occupati ad ogni ora del giorno da virologi, o presunti tali, i quali hanno dato delle versioni spesso contrastanti fra loro sull’andamento dell’epidemia e diverse anche da quelle ufficiali provenienti dal ministero della salute. Ad esempio, è stato notato più volte che le esternazioni del consulente del ministro della salute erano o apparivano, il che è lo stesso, contrastanti con quelle ufficiali e, comunque, inopportune perché se parla il consulente del Ministro si deve ritenere quel che dice sia la versione ufficiale.

Anche l’emergenza, mantenuta per un tempo inverosimile e in procinto, sembra, di essere ulteriormente prorogata desta sconcerto. Perché l’emergenza è una situazione grave che richiede nell’immediatezza misure straordinarie. Ma quando si avvia una fase di intervento come quella dei ricoveri e delle vaccinazione questa non è più emergenza, ma gestione ordinaria di una situazione grave.

Poi le idee agli italiani le hanno confuse una serie di norme poco logiche a cominciare dalla, lo abbiamo detto più volte, demonizzazione delle seconde case che indubbiamente ha aggravato i contagi perché in piccoli ambienti si sono ritrovate persone che normalmente non vi soggiornavano continuativamente. E così, forse, sono aumentati i contagi, oltre che le difficoltà di convivenza delle quali pure si è detto e scritto. Quando sarebbe stato utile consentire il trasferimento di alcuni in ambienti diversi più salubri, come al mare, in campagna o ai monti, con possibilità di trascorrere molte ore all’aria aperta, certamente utile.

Ancora, ha destato sconcerto negli italiani il fatto che sia stata negata in radice, fin dall’inizio, la possibilità di cure domiciliari nelle forme più lievi della malattia. Non è parso facile comprendere questa indicazione, tenuto conto che indubbiamente coloro i quali sono ricoverati nei reparti ordinari saranno stati certamente curati con dei farmaci che forse potrebbero essere somministrati a casa sotto la vigilanza del medico curante. Insomma si è fatta molta confusione, probabilmente per mancanza di elementi certi rispetto ad una pandemia che non aveva di precedenti perlomeno immediati. E comunque si è appreso che è mancato un piano ministeriale di prevenzione del quale, secondo una logica elementare della quale la politica deve sempre darsi carico, il ministero della salute avrebbe dovuto disporre, per le varie possibili situazioni di emergenza, magari da aggiornare via via sulla base di esperienze, anche estere, in relazione allo sviluppo di una certa situazione.

Si ha avuta l’impressione che un piano non ci fosse o che non fosse aggiornato. E su questo si sono innescate polemiche a tutto campo. In questo contesto è normale che i cittadini sospettino che dietro le terapie e i vaccini ci siano interessi consistenti delle imprese farmaceutiche le quali fanno certamente il loro lavoro e ne traggono grandi utili, come è giusto che sia per l’impegno che pongono nella ricerca.

Ancora l’incertezza sulla necessità di usare le mascherine, certamente utili ma che per alcuni aumentano il rischio. Infine la vulgata, poco credibile, che nel corso dell’inverno non ci siano stati decessi per la normale influenza. Si è detto che si gente era chiusa in casa e quindi non prendeva influenza ma allora perché ha preso il covid in regime di lockdown?

Incertezze e comunicazioni che agli occhi di molti hanno dimostrato incapacità di gestione se non con criteri di emergenza che avrebbero favorito affari per molti, con acquisti molto sospetti, dalle mascherine farlocche ai banchi con le rotelle che sembra siano finiti negli scantinati delle scuole se non in alcune discariche. Uso sospetto di denaro pubblico mentre contestualmente è stata bloccata la giurisdizione della Corte dei conti in materia di danno all’erario nei casi di colpa grave. Insomma, una serie di iniziative le quali hanno messo in dubbio la bontà della capacità del potere politico di gestire questa situazione, tant’è vero che, come dicevo iniziando, il governo non riesce ad operare altro che con norme di emergenza. Non solo il governo Conte 1, o il Conte 2 ma anche il Draghi.

Allora, tornando all’articolo di Bechis, sono le “mezze bugie” o comunque le notizie contrastanti che favoriscono coloro i quali criticano la politica vaccinale. Questo dimostra una scarsa capacità della classe politica italiana, in questo come in altri campi, del resto, e alimenta la polemica dei no vax.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Most Popular

Recent Comments

Gianluigi Biagioni Gazzoli on Turiamoci il naso e andiamo a votare
Michele D'Elia on La Domenica del Direttore
Michele D'Elia on Se Calenda ha un piano B