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Le verità, vi prego, sull’Istruzione !?!

di Cristiano Turriziani

(Disegno di Legge 30 aprile 2022 n. 36 misure per l’attuazione Piano di ripresa e resilienza (PNRR)  seduta al senato di Martedì 21 giugno 2022 ore 10,00)

È impressionante come, l’esautorato Senato italiano figlio di altrettanto esautorato Parlamento tutto, nella discussione di oggi sul disegno di legge relativa al PNRR settore  MIUR e Istruzione, sia totalmente privo di autorevoli voci “fuori dal coro”; una commissione che sia nella maggioranza sia nella “opposizione” (finta opposizione) all’unanimità discute di una legge di riforma senza spirito contradditorio senza nemmeno provare a pensare che un’altra scuola non è solo pensabile ma attuabile.

Per chi viene dai banchi dalla “terra viva”, sia come studente che come docente, sembra un fatto a dir poco inaudito anche solo al livello di logica che, la politica degli ultimi 20 anni non sia riuscita e non riesca a far fronte ad una maggiore acquisizione di responsabilità e competenza “metodica” e non solo ad un mero burocratese che trova dalla “buona scuola” di Renzi alla stessa ministra Messa sempre e solo la solita solfa.

Mi scandalizza anche solo immaginare che non vi possano essere “ vie di uscita” ne per il rilancio della “industria scolastica” e quindi della “impresa del fare cultura” (cosi accontentiamo tutti “sindacati” compresi che vedono all’unanimità la formazione come se fosse una industri e i docenti oggetti della stessa) nel XXI secolo già inoltrato; mi scandalizza qui in una terra che ha dato i natali a personaggi del Novecento come Giuseppina Pizzigoni, Maria Montessori, Giuseppe Lombardo Radice per non parlare delle scuole ancora presenti (ci auguriamo per molto) sul territorio con metodo Waldorf e quelle Steineriane.

Mi sconvolge perché se l’oro dovessimo setacciarlo sarebbe anche se non accettabile almeno giustificato, ma quando hai una montagna di oro e tu tenti di sovrapporci quella di letame come possiamo chiamare questa impresa?

Probabilmente anche chi, al di la di chi ostenta una particolare attenzione alla cultura pedagogica, sostiene di aver lavorato nella scuola (50 anni fa ?) non sembra essere particolarmente critico nei riguardi di una legge su cui si è lavorato e si continua a lavorare in termini di contenitori e di assunzioni fatte nell’ambito di quella pedanteria dottrinale e se vogliamo anche ideologica teoria del sei politico che fu cavallo di battaglia degli stessi lettori sessantottini e che oggi come spada di Damocle, sembra ricadere sulla testa di tutti coloro che invece ci si sono fatti vecchi tanto nei rapporti di lavoro precario delle Università quanto nelle scuole dell’ “obbligo”.

Resto davvero basito dal fatto manifesto che qui ci troviamo di fronte all’ultimo esperimento (quasi sociale) di Ancient Regime; e certo perché è ciò di cui si tratta; costoro parlano “da manuale” come se da una parte vi fosse la realtà e dall’altra il testo scritto delle loro parallele discussioni avulse dalla realtà stessa.

Sarebbe da chieder loro; ma da quanto tempo non entrate in un Dipartimento Universitario o non vedete dal vivo una classe di un Istituto Comprensivo? Sapete che i tagli alla scuola e le varie riformucce hanno portato e stanno portano ad un lento declino sia nell’ambito del “mercato delle assunzioni” ma anche e soprattutto dei valori medi di un insegnamento del quale noi siamo stati e siamo schiavi degli standard europei?

Potevamo salvarci almeno nell’ambito di ricordi “Carducciani” di insegnamento per quanto forse “vetusti e inadeguati” ma neanche lì: abbiamo preferito l’utilizzo giustissimo della LAN e l’assunzione del registro elettronico per non sapere più da che parte aprire un libro e come interfacciarci con lo stesso con l’uditorio dei discenti in crescita come dovremmo essere anche noi; mediante corsi di aggiornamento reali dove si tenga sempre presente il valore formativo prima che performativo della persona.

Insomma in poche parole, per pensare alla solita carrozzeria ci siamo dimenticati che la macchina va a motore!?! e che l’unica uniformità sta nelle chiacchiere a cui ci siamo omologati alle camere che discutono senza il ben che minimo interesse della questione perché vale poi il dictat sanitario di salvaguardia e la vendita delle armi di chi vuole e chiede più indipendenza di noi.

Sterile polemica penserà qualcuno? Certo, sicuramente; sterile perché non esiste e non c’è a tutt’oggi una massa critica che venga da ciò che a me non è caduto in testa come lo “spirito santo” ma è venuto da una scuola che cercava di funzionare con tutte le sue falle, le sue possibili migliorie i suoi  possibili e probabili metodi sperimentali.

Ed è dura far comprendere che al di la di facili sociologismi se il “prima era meglio del dopo” il problema non è di natura romantica o psicologica ma di natura sociale.

Ah, a proposito, il sociale, giusto!?! Un po’ come la transizione ecologica; come se avessimo bisogno di comprendere che se vogliamo vivere dobbiamo rispettare la natura e tornare ad essa da cui proveniamo; Lapalissiani in termini, ma che volete fare, così scontati da essere complessi.

Dibattono e discutono sull’ ovvio come se fosse il superfluo e intanto anni di precariato dettato anche da una non mai redatta legge sul mercato del lavoro e delle assunzioni che abbia saputo diminuire gli oneri fiscali; finto stato assistenzialista che si è trovato dopo l’esperimento in parte riuscito della scala mobile a dare i contentini a mezzo di vaucher e di reddito di cittadinanza; uno stato finto paternalista il nostro che lotta per la valorizzazione della famiglia e poi va a letto con la prima prostituta di turno.

Ecco l’essenza di larga parte dell’arco costituzionale: e la riforma scolastica mai voluta attuare per intero nasce semplicemente dai plurimi tentativi di tenere qualche metodo “sperimentale” (vedasi il Brocca per esempio) per meno di un decennio e poi tornare a discutere su come lasciare appesi ad un filo chi nel frattempo aveva barattato la sua Laurea universitaria per una più seria SSIS o per degli improbabili FIT o CFU o acronimi dell’ inutilità latente!

Il fatto manifesto ne è oggi la dimostrazione più palese; uno stato che trasversalmente da sinistra a destra non sa dare risposte alla formazione della sua classe dirigente è la prova provata che sebbene provi a tirare fuori i “denti di lupo” per accaparrarsi il “posto al sole” della CEE rimane e permane nella sua essenza più intima una pecora e come pecora da branco anche dalle altre nazioni sarà alla lunga trattato.

In cuor nostro e in qualità di cittadini prima che sudditi speriamo che qualche evento possa gelare definitivamente queste degenerazioni che non hanno nemmeno più l’aria di essere parvenza di governo.

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