sabato, Luglio 27, 2024
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Il governo prossimo venturo, riflessioni di esperienza

di Salvatore Sfrecola

Per Matteo Salvini gli elettori, al momento del voto, dovrebbero sapere quali saranno i ministri che i partiti proporranno per il governo. Proporranno, perché è compito del Presidente della Repubblica, ai sensi dell’art. 92, comma 2, della Costituzione, nominare i ministri “su proposta” del Presidente del Consiglio. Si comprende bene il senso della iniziativa del leader leghista. Quello di far conoscere, a chi voterà per il Centrodestra, quali saranno i responsabili governativi di settore, in modo da stimolare l’attenzione degli elettori interessati ad un determinato comparto della Pubblica Amministrazione. Un nome importante, noto e stimato può dire all’elettorato che quel partito vuol fare sul serio.

Sennonché Salvini è stato subito frenato dai colleghi di coalizione. Giorgia Meloni ed Antonio Tajani gli hanno fatto notare che era prematuro fare nomi e, in ogni caso, poteva sembrare uno sgarbo nei confronti del Capo dello Stato cui spetta, come abbiamo visto, nominare i ministri. E sappiamo che in alcuni casi nominativi indicati dal Presidente del Consiglio non sono stati condivisi dal Presidente della Repubblica. Ricordano tutti il caso di Paolo Savona, designato all’Economia e non nominato per talune sue posizioni critiche nei confronti dell’Unione Europea e dirottato ad altro dicastero. Ed ancora che Oscar Luigi Scalfaro disse no alla nomina di Cesare Previti a ministro della Giustizia. Era l’avvocato di Silvio Berlusconi che aveva avuto più di qualche problema con i tribunali.

Non è bene, dunque, anticipare nomi ma sarebbe opportuno, come ho critto altra volta, che i cittadini i quali seguono le vicende della politica conoscessero i nomi delle personalità di riferimento dei partiti nei vari settori e che queste fossero preposte alle strutture di partito che si occupano delle varie politiche pubbliche. È quello che si chiama “governo ombra”, che si prepara a governare. Non c’è dubbio, infatti, che i nomi dei possibili ministri, con la loro professionalità ed esperienza può rassicurare l’elettore in ordine alle scelte che saranno fatte nell’ambito dell’indirizzo politico prevalso nelle urne.

Detto questo, considerata l’esperienza dei precedenti governi di Centrodestra, va ricordato che il Governo è costituito, oltre che dai ministri, dai viceministri e dai sottosegretari. Tutti questi hanno uffici di “diretta collaborazione” variamente configurati in relazione al ruolo governativo, formati di consulenti, funzionari e personale di segreteria con il compito di collaborare con il responsabile politico. È una funzione che non va trascurata perché gli obiettivi del programma di governo si raggiungono esclusivamente attraverso atti amministrativi variamente denominati, redatti dagli uffici ministeriali, il più delle volte d’intesa con i collaboratori dei ministri, Capo di Gabinetto e Capo dell’Ufficio legislativo. Sono ruoli fondamentali perché costituiscono l’interfaccia del ministro con l’amministrazione. In particolare, il Capo di Gabinetto, normalmente un Consigliere di Stato o della Corte dei conti o un Avvocato dello Stato, trasmette alla struttura le direttive ministeriali e definisce, d’intesa con i funzionari, i provvedimenti che saranno firmati dal Ministro o che comunque, se di competenza dei dirigenti, costituiscono atti importanti ai fini della realizzazione del programma di governo.

I capi di gabinetto si conoscono tra loro, sono veterani del ruolo, che hanno svolto spesso in varie amministrazioni collaborando con ministri, il più delle volte, della medesima area politica. Loro sono dei tecnici ma, nella maggior parte dei casi, non sono uomini (e donne) per tutte le stagioni. E qui va rilevato che partiti tradizionalmente di governo, come il Partito Democratico, che ha curato nel tempo rapporti con i funzionari ed i consulenti ministeriali, sa di chi si può fidare. Diversamente i partiti di Centrodestra non hanno dimostrato nelle precedenti esperienze di governo questa consuetudine di rapporti con la conseguenza che, non di rado, i ministri si sono fatti consigliare nella scelta dei collaboratori con i quali non avevano quella relazione intellettuale e quell’assonanza di idee che è necessaria. In questa incertezza c’è stato chi ha “suggerito” nomi.

Chi ha cultura di governo sa che una scelta sbagliata in questo campo ha effetti deleteri sui rapporti del ministro con l’apparato. Rapporti che il Capo di Gabinetto deve curare non solamente con la propria professionalità ed esperienza ma anche con quel garbo che sia capace di ottenere dagli uffici il massimo possibile di collaborazione nell’interesse pubblico. Chi ha esperienza può fare mille esempi di personaggi arroganti e supponenti, solo perché nella manica di un politico, che hanno provocato contrasti con funzionari della stessa e di altre amministrazioni che hanno danneggiato l’attività e l’immagine dell’autorità politica.

Impareranno la lezione i prossimi governanti?

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