domenica, Dicembre 8, 2024
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Calenda, dal centro con vista sul governo

di Salvatore Sfrecola

Avevo immaginato che Carlo Calenda, andato a Palazzo Chigi per confrontarsi con Giorgia Meloni sulla legge di bilancio, avesse in prospettiva un “piano “B”, quello di prepararsi a sostituire Forza Italia e Lega quando si manifestassero le condizioni. Ma c’è di più. Infatti, la “vocazione liberale” che il leader di Azione esplicita insieme a Matteo Renzi, ha il deliberato intento di formare un centro moderato che guardi prevalentemente a destra. Lo aveva compreso bene anche Giorgio Mulé, fedelissimo di Silvio Berlusconi, qualche giorno fa: “ho il sospetto che i due si muovano come un cavallo di Troia per fare breccia nella maggioranza e scombinare gli equilibri”.

Intervenuto la sera del 5 a TG2 Post, la trasmissione di approfondimento condotta da Manuela Moreno, Calenda è stato esplicito in lode di Giorgia Meloni. “Abbiamo trovato una controparte molto preparata. La Meloni è molto preparata” ha detto il leader di Azione. Aggiungendo: “Se facessimo una volta nella vita, una roba normale, se i partiti di governo, leggi Forza Italia, invece di sabotare Meloni, contribuissero a fare la manovra, e l’opposizione invece di andare in piazza presentasse provvedimenti migliorativi, forse sarebbe un paese normale. Invece continuiamo ad essere un paese machiavellico di cui non si capisce niente”.

D’altra parte, il richiamo all’autore de “Il Principe” era venuto spontaneo a molti già in apertura della legislatura, in occasione del voto per l’elezione di Ignazio La Russa a Presidente del Senato, quando, sfilatosi Berlusconi, “qualcuno” aveva assicurato i voti necessari al candidato di Giorgia Meloni. E forse da quel comportamento del Cavaliere si è andata delineando la strategia del duo Calenda-Renzi, che certamente sa fare politica con una buona dose di spregiudicatezza, probabilmente nella convinzione che non abbia tutti i torti pronti Pietro Senaldi, condirettore di Libero, il quale al TG2 Post aveva spiegato che l’esperienza dimostra non essere gradita agli elettori l’evocazione di un Grande Centro.

I due, così diversi tra loro sono tuttavia noti entrambi per essersi rumorosamente disfatti del Partito Democratico. Calenda per aver clamorosamente rotto alla vigilia delle elezioni con Enrico Letta che aveva imbarcato Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, e Matteo Renzi per aver sbattuto la porta di un partito che pure aveva contribuito a portare alle elezioni per il Parlamento Europeo al 40,8%, un risultato che mai nessun partito di centrosinistra aveva ottenuto dal 1979. Ma, si sa, sostiene Renzi il PD non ama vincere.

Vere le preoccupazioni di Mulè sugli obiettivi dei leader di Azione e di Italia Viva, tuttavia va detto che sia Calenda che Renzi sono stati sempre ben visti da Berlusconi che vorrebbe spostare l’asse del Governo verso il centro. E infatti Marcello Pera, ex berlusconiano di ferro ora senatore di Fratelli d’Italia, aveva sollecitato Giorgia Meloni a lanciare Calenda nella corsa a Sindaco di Roma: “È una candidatura d’eccellenza”, aveva sostenuto l’ex Presidente del Senato. Quanto a Renzi, il Cavaliere lo considera da sempre un figlioccio, del quale condivide le tesi riformatrici della Costituzione.

E mentre Calenda va a Palazzo Chigi per parlare della manovra di bilancio, che per lui “non funziona”, ma “la premier è nuova: va aiutata, non solo contestata”, Renzi va a rassicurare Berlusconi su abuso d’ufficio e tv. Anche la Meloni, parlando ai sindaci li rassicura che è impegnata a far sì che ci siano le condizioni per superare il “timore della firma”. E il Guardasigilli, Carlo Nordio, aggiunge, proprio ieri, che è intenzione del Governo procedere alla riforma dell’Ordine giudiziario con la separazione delle carriere dei magistrati giudicanti e dei pubblici ministeri. Da fare evidentemente in fretta prima che a qualche disinvolto personaggio della maggioranza giunga una comunicazione giudiziaria a rendere tempestosa la vita di un Governo che un po’ di problemi ne ha, nella attuazione di parti del PNRR e comunque nella ricerca, nelle pieghe del bilancio di nuove, necessarie risorse.

In ogni caso, va tenuto conto del possibile apporto di Calenda e Renzi. Il loro aiuto potrebbe ancora servire, al Senato, in particolare, dove la maggioranza è risicata e Forza Italia ha spesso da ridire su pensioni, superbonus, reddito di cittadinanza. In compenso al Terzo Polo attendono qualche nomina ad Eni, Enel, Poste, Leonardo, ecc.

Intanto Calenda cerca di strappare al PD, soprattutto tra gli ex della Margherita, dirigenti e consensi, in vista di un congresso che non si concluderà senza spargimento di sangue.

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