martedì, Ottobre 15, 2024
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Italia: la musica non abita più qui! Lettera aperta al Dott. Gennaro Sangiuliano, Ministro della cultura

di Dora Liguori, già Presidente Alta Formazione Artistica e Musicale, docente di canto a Santa Cecilia e Segretario Generale Unione degli Artisti – UNAMS 

Gentile Ministro, pur nella convinzione che questa mia lettera potrebbe non pervenirLe mai, per “amor di bandiera” o se preferisce di Patria, Le scrivo queste poche e amare considerazioni circa il “Concerto di Natale” tenutosi nella Basilica di Assisi lo scorso 25 Dicembre e, per certi versi, poco gradito a tanti italiani.

Per meglio comprendere la ratio di questa mia lettera occorre che Le sottolinei come, da anni, l’Italia, per via di una serie d’interessi non tutti nominabili, abbia deciso di praticare una politica di reale ostracismo nei confronti degli artisti italiani, ormai quasi tutti costretti, volendo esercitare la loro arte, a prendere la via dell’estero. Purtroppo, non essendoci un limite al masochismo italico, ora, dopo agli artisti, pare tocchi anche ai grandi nostri grandi compositori, quelli che per intenderci hanno reso, per antonomasia, l’Italia “il Paese della musica”. Peggio di così!

In questi giorni, però, avendo ascoltato le Sue giuste dichiarazioni circa la ferma volontà di tutelare il grande patrimonio artistico italiano, dal quale sarebbe impossibile escludere la musica, ho pensato di rappresentare alla S.V., e a testimonianza di quanto sopra detto, alcuni episodi particolarmente emblematici ultimamente avvenuti. 

A prescindere dalla Scala e da altri grandi teatri italiani che inaugurano ormai le loro stagioni con opere di compositori stranieri, vorrei riferirmi soprattutto ai concerti eseguiti, nel nostro Paese, per il Santo Natale, ricorrenza che, storicamente legata al mistero della nascita di Gesù, vede in Roma il centro del cristianesimo nonché in Assisi, grazie a San Francesco, con il presepio, l’avvento della prima mistica rappresentazione della Natività. Orbene, fatte queste premesse, Le rappresento, tralasciando il concerto di Natale della Scala, ormai votata agli autori stranieri, quanto più gravemente avvenuto, sempre per il concerto di Natale, nella Basilica di Assisi e trasmesso ahimè! in televisione. 

Da anni, i frati francescani, meritoriamente, essendo il linguaggio della musica quello che, meglio di altri, può innalzarsi a Dio, programmano detto concerto, ma, ascoltare nella stupenda Basilica (sicuramente mal consigliati dalle solite agenzie esterofile) musiche provenienti da tutto il mondo, con l’esclusione di una melodia italiana, ritengo sia una delle cose più offensive nonché poco meritate dal già citato “Paese della musica”.

Andando nel particolare, sempre per il voluto “garbo” esterofilo, non essendoci, con ogni evidenza, sulla piazza direttori italiani capaci di dirigere quattro canti natalizi, gli organizzatori (dicasi sempre agenzie) si sono rivolti al direttore d’orchestra spagnolo, per carità degnissimo, David Gimenez. Di seguito, sempre in linea con le preferenze esterofile, i canti natalizi sono stati affidati alla gradevole voce del “cosiddetto” mezzo soprano Katherine Jenkins… cosiddetto poiché la Jenkins, del mezzo soprano non ha né il colore della voce e men che mai la potenza; costei è semplicemente un lirico che privo di estensione negli acuti ha pensato furbamente di definirsi appunto mezzosoprano. Per avvalorare quanto dico basterebbe ascoltare qualcuno dei suoi concerti con, ad esempio, l’esecuzione di O mio babbino caro del pucciniano Gianni Schicchi, che lei esegue abbassandola di tono… roba che se fosse fatta da un italiano verrebbe sparato a vista. 

Comunque, non essendoci cantanti italiani (si fa per dire) degni di tanto onore e avendo la Jenkins una voce piacevole e una figura ancor più piacevole, gli spettatori, presenti in Basilica, pare non siano stati del tutto delusi, avendo essi, magari, ammirato, nonostante fosse un matinée, i bellissimi abiti da gran sera della cantante, adatti, però, grazie alle generose scollature, più ad una sala da concerto che alla Basilica di San Francesco.

Fatte queste premesse, passo a quanto già accennatoLe, la disdicevole scelta, operata dagli organizzatori, di eseguire, per l’intero concerto, brani natalizi di autori (anche modesti) provenienti da tutto il mondo tranne che dall’Italia. E dire che ci sarebbe stato solo l’imbarazzo della scelta vantando l’Italia, in tal senso, dei grandissimi musicisti: Arcangelo Corelli, Antonio Vivaldi, Giuseppe Torelli, Ottorino Respighi e soprattutto il celeberrimo canto composto da Sant’Alfonso de’ Liguori e considerato, nel mondo, il più famoso canto natalizio: Tu scendi dalle stelle.

Gentile Ministro, tutto ciò Le sembra giusto? Perché, come avviene in tutti i Paesi del mondo, non esiste, in primis, anche in Italia, la tutela della musica e dei suoi musicisti? È davvero troppo chiedere il rispetto di una simile esigenza? Vogliamo iniziare a parlarne?

La ringrazio per una Sua eventuale attenzione e Le chiedo scusa se ho dovuto, mio malgrado, scantonare nel tecnico. Buon lavoro e buon 2023 all’insegna dell’Arte e della cultura.

Nemo propheta in Patria?

Pubblico volentieri questa garbata protesta della Prof.ssa Dora Liguori che, dopo aver cantato nei maggiori teatri del mondo ed aver insegnato canto nel Conservatorio di Santa Cecilia, ha intrapreso una “carriera” sindacale alla testa dell’Unione degli artisti per rivendicare il ruolo dei Conservatori dei Musica e delle Accademie, quelle che si definiscono nel linguaggio della politica e della stampa le eccellenze italiane, le quali assicurano alle nostre istituzioni di Alta Cultura Musicale e Coreutica studenti da ogni continente. Ed anche artisti che cercano scuole di perfezionamento.

Pubblico volentieri questo scritto perché è bene che la politica si dia carico di una specificità italiana che è anche motivo di attrazione per gli stranieri, colti o semplici turisti.

Sono certo che l’attenzione del Ministro Sangiuliano non mancherà. È di queste ore la notizia, accolta con gioia dalle persone di cultura, che il Governo ha deciso di acquistare al patrimonio dello Stato Villa Verdi, un luogo dove il celebre Maestro ha vissuto e scritto talune delle sue più celebri melodie.

Da appassionato della musica classica ascolto pezzi del patrimonio sinfonico e operistico mondiale ma non posso non convenire con la Professoressa Liguori che è singolare che le stagioni teatrali si aprano con la rappresentazione di opere di autori stranieri con orchestre guidate da direttori stranieri, con cantanti stranieri, come se i nostri conservatori non avessero licenziato artisti di prim’ordine, che tanto successo hanno nei teatri di mezzo mondo. Non voglio passare per chi propone l’ostracismo degli stranieri, che assolutamente non mi appartiene, ma certo l’esclusione degli italiani, diffusa da ormai troppo tempo, è una scelta che non corrisponde all’esigenza di offrire al vasto ed internazionale pubblico dei nostri teatri il meglio di quanto il settore mette a disposizione degli enti lirici.

Sono certo di poter fare affidamento sul Ministro Sangiuliano perché nelle prossime occasioni i teatri sappiano offrire un cartellone che spazi, quanto ad autori, direttori d’orchestra e cantanti, tra il meglio che la storia e l’attualità della musica garantiscono, in modo da evitare che anche il settore della musica, come accade per altre professioni, divenga un bacino d’utenza di istituzioni straniere che dimostrano di apprezzare le nostre eccellenze più di quanto accade in Italia.

Salvatore Sfrecola

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