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La Corte dei conti del Lazio a presidio delle risorse del PNRR

di Salvatore Sfrecola

Ha chiuso con un auspicio la sua relazione il Presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti per la Regione Lazio, dott. Tommaso Miele. L’auspicio, in occasione della cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2023. Auspicio, che già aveva espresso lo scorso anno, quando l’invasione dell’Ucraina ad opera delle truppe russe era appena iniziata, “che potesse presto cessare il rumore della guerra e potesse tornare ad affermarsi il silenzio della pace”. Oggi, ha continuato, “avremmo voluto esprimere il nostro ringraziamento al Signore per la fine della guerra e invece siamo costretti a rivolgere ancora la nostra preghiera e il nostro auspicio affinché finisca presto questo orrore sotto i nostri occhi”.

E ancora un altro auspicio che è un augurio: “che il nostro Paese possa presto superare il brutto periodo che stiamo vivendo, la grave crisi economica e sociale, la crisi energetica, le difficoltà economiche delle famiglie e delle imprese, e possano tornare ad affermarsi la crescita economica, il benessere sociale, la speranza, la fiducia e la serenità”.

Una conclusione che non è un fuor d’opera perché la Corte dei conti è per certi versi l’istituzione più vicina ai cittadini in quanto, ha precisato Miele, “il ruolo di garanzia attribuito alla Corte dei conti dalla Costituzione è posto a tutela della legalità e del buon andamento della Pubblica amministrazione, nonché a presidio del pubblico erario e della buona amministrazione. Attraverso la duplicità delle funzioni giurisdizionali e di controllo, la Costituzione (artt. 100 e 103) affida infatti alla Corte dei conti un ruolo centrale nel sistema generale di controllo della spesa pubblica, a tutela della corretta gestione delle risorse pubbliche e degli equilibri dei conti pubblici.

In un momento come quello attuale, in cui la salvaguardia degli equilibri dei bilanci e dei conti pubblici e la corretta gestione delle risorse pubbliche sono di fondamentale importanza, soprattutto in vista delle ingenti risorse finanziarie che l’Unione Europea trasferirà al nostro Paese nell’ambito del PNRR, il ruolo e le funzioni della Corte dei conti, assumono particolare rilievo”.

Nel corso del 2022, ha ricordato il Presidente, l’unica norma di rilievo in materia di responsabilità per danno erariale è stata introdotta con l’articolo 31-ter del d.l. 21 marzo 2022, n. 21, convertito con modificazioni dalla legge 20 maggio 2022, n. 51, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina, che ha introdotto il c.d. “scudo erariale” per la custodia, l’amministrazione e la gestione delle risorse economiche oggetto di congelamento ai sensi dell’articolo 12 del decreto legislativo 22 giugno 2007, n. 109 (i c.d. beni congelati) nell’ambito delle sanzioni alla Russia.

Cosa vuol dire? Che coloro che sono impegnati nella custodia e gestione dei beni sequestrati alla Russia, per effetto delle sanzioni stabilite dall’Unione Europea, non risponderanno, se responsabili di un danno erariale, dinanzi alla Corte dei conti, come già stabilito dall’articolo 21, comma 2, del decreto legge n. 76/2020, il quale ha previsto la limitazione della responsabilità dei soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti in materia di contabilità pubblica ai soli casi in cui la produzione del danno sia conseguente alla condotta dolosa del soggetto.

“Tali previsioni legislative, ha sottolineato il Presidente Miele, “che hanno reso molto più difficile l’esercizio dell’azione di responsabilità per danno erariale delle Procure contabili, pur se ispirati dall’obiettivo di evitare ritardi e inerzie nello svolgimento dell’attività amministrativa per effetto della c.d. paura della firma, hanno oggettivamente reso più difficile il corretto ed efficace svolgimento della funzione giurisdizionale della Corte dei conti, rendendo sicuramente più difficile l’azione di contrasto alla cattiva gestione delle risorse pubbliche, alla cattiva amministrazione, al malaffare e alla illecita percezione di finanziamenti pubblici”. Con l’effetto, se protratte nel tempo, che queste norme di comportare “il rischio concreto di un complessivo abbassamento della soglia di “attenzione amministrativa” per l’oculata gestione delle risorse pubbliche”.

Ed ha continuato: “tale scelta suscita perplessità anche alla luce dell’esigenza di assicurare una effettiva tutela per le risorse fornite nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), e comporta il serio rischio che il nostro Paese possa subire una procedura di infrazione per la violazione dei principi di effettività ed efficacia posti dall’ordinamento dell’Unione Europea”.

Sfugge, infatti, al patrio legislatore che le regole che disciplinano l’esercizio della funzione giurisdizionale della Corte dei conti, già espressione delle indicazioni dell’INTOSAI, cui aderiscono le Istituzioni Superiori di Controllo finanziario, sono recepite dall’ordinamento dell’Unione Europea ed impongono agli stati membri regole rigide di controllo sulla gestione dei fondi europei compreso l’obbligo di recuperare quanto oggetto di sprechi.

Anche per questo motivo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha fatto la parte del leone tanto nella relazione del Presidente Tommaso Miele, quanto nelle parole del Procuratore Regionale, Pio Silvestri, sia per le funzioni di controllo che per quelle giurisdizionali. 

È seguita la indicazione dei settori a rischio illeciti. In testa l’erogazione di contributi pubblici per l’efficientamento energetico per le condotte di illecita percezione, da parte di società, assai spesso fallite, di titoli di pubblica incentivazione per progetti di efficientamento energetico (c.d. certificati bianchi), negoziabili nel rispettivo mercato elettronico, nonché convertibili in denaro pubblico presso la Cassa Servizi Energetici e Ambientali; la concessione di finanziamenti o di contributi pubblici da parte delle amministrazioni pubbliche in assenza dei presupposti di legge o la mancata utilizzazione degli stessi; la stipula di contratti di locazione, attivi o passivi, a prezzi diversi da quelli di mercato; l’affidamento di appalti, a margine dei quali si sono spesso registrati episodi di corruzione o di concussione; l’affidamento di incarichi di consulenza esterni da parte delle amministrazioni pubbliche in assenza dei presupposti di legge; l’illegittima erogazione di finanziamenti europei; casi di assenteismo; danni da disservizio e all’immagine.

Il Procuratore Silvestri è sceso nel dettaglio sciorinando le cifre dei danni erariali per i quali la Procura procede, spesso assurti agli “onori” della cronaca. Come nel caso della società AMA del Comune di Roma che gestisce la raccolta dei rifiuti e la gestione dei cimiteri, per furti di carburante e la profanazione delle salme tumulate; dei servizi energetici con un danno contestato di oltre 6 milioni, cui vanno aggiunti i 50 milioni contestati ad una società del frusinate; degli appalti per la fornitura di mascherine (il danno patito dalla Regione Lazio è di oltre 11 milioni); del servizio di gestione dei canili comunali con un danno stimato in oltre 27 milioni; dell’ospedale San Camillo-Forlanini, in relazione ai lavori di messa in sicurezza e riqualificazione energetica di un padiglione; dell’ANAS in una vicenda che ha riflessi penali che ha coinvolto diversi funzionari (la cosiddetta vicenda della “Dama Nera”) per un danno prodotto all’azienda sotto varie fattispecie di 2.440.000; ancora dell’ANAS che ha subito anche un danno di oltre 7 milioni per la svalutazione del valore delle partecipazioni in “Anas International Enterprise”; della illegittima corresponsione di trattamenti economici accessori ai dipendenti erogati a carico dell’autorità portuale di Civitavecchia con un danno di oltre un milione; della mancata riscossione dei tributi. In particolare, ha messo in evidenza la fattispecie di responsabilità erariale imputabile alla società “Fiumicino tributi” che ha omesso di comunicare ad Equitalia i dati relativi ai ruoli per le violazioni del codice della strada non consentendo all’agente della riscossione di provvedere. E con un danno al Comune di Fiumicino di oltre 11 milioni.

Nel corso del 2022 la Corte ha recuperato anche la somma di 31.711.000 a seguito di sentenze di condanna passate in giudicato.

Sul ruolo Corte dei conti, controllore e giudice, ha insistito, in particolare il Presidente Miele, soffermandosi su un tema che spesso torna sulla stampa, quello della c.d. “paura della firma”, di amministratori e dirigenti pubblici di incorrere nella responsabilità di dover risarcire eventuali danni erariali che possono derivare dai provvedimenti da loro emanati. “Non si può negare che la paura della firma esiste – ha detto Miele – , ma la soluzione non è certamente quella di eliminare o di mitigare le responsabilità di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica e a gestire ingenti somme di denaro pubblico, e tollerare che tali somme vengano gestite con superficialità e leggerezza”. 

Ed ha aggiunto: “i cittadini, i contribuenti che pagano le tasse e alimentano il bilancio dello Stato non possono tollerare, alla luce delle numerose truffe operate nella percezione del reddito di cittadinanza o nella concessione dei c.d. bonus edilizi che le risorse pubbliche vengano gestite con leggerezza o con superficialità, perché le risorse distratte o percepite illecitamente gravano sulle tasche di tutti i cittadini. I cittadini hanno diritto ad una sana e corrretta gestione delle risorse pubbliche, e in questo senso – come dicevo – la Corte dei conti rappresenta un presidio di legalità e di democrazia, perché esercita le funzioni di controllo e giurisdizionali che la Costituzione le intesta in nome e per conto dei cittadini che pagano le tasse”.

Con riferimento alle ipotesi di riforma, delle quali si sente parlare “per vincere la paura della firma”, Miele ha soffermato la sua attenzione sulla proposta, da taluno avanzata, della “possibile riconduzione della responsabilità amministrativa alla disciplina e al regime della responsabilità civile, intestando l’esercizio dell’azione risarcitoria alla stessa amministrazione danneggiata. Tale soluzione, ha spiegato, “sarebbe un vero e proprio disastro per la tutela delle finanze pubbliche e per gli stessi amministratori e dirigenti chiamate a gestirle. Una tale soluzione lascerebbe sostanzialmente senza tutela le risorse pubbliche, cioè le risorse dei cittadini, perché l’azione di responsabilità civile da parte della stessa amministrazione o ente pubblico danneggiati finirebbe per essere solo uno strumento di vendetta politico-amministrativo nei confronti degli avversari politici che si siano succeduti negli incarichi amministrativi.

E sarebbe un disastro anche per gli stessi amministratori e funzionari pubblici perché, a differenza della responsabilità amministrativa per danno erariale, la cui azione si prescrive in cinque anni e non si trasmette agli eredi, è parziaria, e suscettibile del c.d. “potere di riduzione dell’addebito”, il regime della responsabilità civile comporta che l’azione si prescriverebbe in dieci anni e la stessa responsabilità sarebbe trasmissibile agli eredi.

Per attenuare e superare la “paura della firma” – ha concluso Miele sul punto – bisognerebbe piuttosto passare da una responsabilità per danno erariale risarcitoria generalizzata a ipotesi di responsabilità amministrativa sanzionatoria, prevedendo ipotesi di responsabilità sanzionatoria, del resto già previste dall’ordinamento e devolute alla giurisdizione della Corte dei conti, come pure si potrebbe pensare a fissare e a rapportare il risarcimento a parametri predefiniti, secondo criteri rapportati allo stipendio, o all’indennità di carica, o al valore del danno cagionato”.

Sempre per attenuare e superare la paura di firmare provvedimenti da cui possono derivare ipotesi di danno erariale, si potrebbe, poi, pensare a possibili innovazioni sul fronte del controllo, ampliando le ipotesi degli atti assoggettati al controllo preventivo di legittimità, prevedendolo quanto meno per alcune fattispecie particolari, e rendendo effettiva la funzione consultiva già intestata alla Corte dei conti dall’articolo 7, comma 8, della legge n. 131/2003 (la c.d. legge La Loggia).

In tal caso, però, la Corte dovrebbe essere messa in condizioni di esercitare effettivamente tali funzioni, evitando che si crei la funzione senza mettere l’organo che ne è intestatario nelle condizioni di esercitarla effettivamente, perché altrimenti la politica si creerebbe solo l’alibi per eludere ed evitare le responsabilità.

Della “paura della firma” hanno parlato anche il Procuratore Silvestri e il Presidente dell’Associazione Magistrati della Corte dei conti, Paola Briguori, che ha ricordato anche di avere affrontato i temi di maggiore interesse per la Magistratura contabile in occasione di una recente visita, con la Giunta dell’Associazione, al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Avviandosi a concludere la sua relazione il Presidente Miele ha affrontato il tema del rapporto fra Etica e Giustizia perché la funzione giurisdizionale deve essere finalizzata “alla affermazione della giustizia e all’accertamento della verità e non al giustizialismo”. Inoltre, ha aggiunto, “il giudice non deve dimenticare che dietro le carte di un processo, dietro ad un fascicolo pieno di carte, ci sono persone – e famiglie – che soffrono “la pena del processo”, soprattutto se innocenti, persone a cui vanno date risposte in tempi ragionevoli, in tempi quanto più possibile brevi. Il tempo che scorre è già una condanna, specie se già il solo fatto di essere sottoposti ad un processo viene comunque strumentalizzato, attraverso una micidiale macchina del fango, sui media e sui social network.

Il giudice non deve mai considerarsi estraneo al tormento di colui che è chiamato a giudicare, e giammai deve porsi nei suoi confronti con l’alterigia del migliore, con la presunzione del sapere, con la certezza di chi si ritiene depositario del giusto e del vero, con il compiacimento del potere. Il giudice deve accostarsi con umiltà alle responsabilità del suo servizio, e deve sapere che ogni suo giudizio, anche il più convinto e meditato, è solo un tentativo di accertare una verità che resta pur sempre, ed in ogni caso, relativa”.

Dopo la relazione del Presidente e l’intervento del Procuratore regionale, Pio Silvestri, hanno portato i loro saluti il Presidente del Consiglio dell’Ordine forense di Roma, Avv. Paolo Nesta, del Presidente della Sezione regionale di controllo per il Lazio, Dott. Roberto Benedetti, dei rappresentanti del Consiglio di Presidenza, Prof.  Avv. Francesco Fimmanò e Prof. Avv. Francesco Saverio Marini e la Presidente dell’Associazione magistrati, Paola Briguori, di cui si è detto.

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