sabato, Luglio 27, 2024
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L’Aids colpisce ancora. Un libro del Prof. Giuseppe Cerasari

di Salvatore Sfrecola

A “Spazio Europa”, sede romana del Parlamento europeo, in via Quattro Novembre, è stato presentato il libro del Prof. Giuseppe Cerasari “L’Aids colpisce ancora” (Armando Curcio Editore). Con Paola Zanoni, in veste di moderatrice, ne hanno parlato con l’Autore, Stefano De Lillo, Vice Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Massimo Barra, Fondatore di Villa Maraini e Daniele Rotondo, giornalista del TG2.

Il volume racchiude l’esperienza del Prof. Cerasari, infettivologo, lungo 40 anni di cura dei malati di Aids, una pandemia ancora diffusissima se si pensa che nel mondo si contano ancora oggi 38 milioni di infettati. In Italia ogni anno ben 1000 persone scoprono di essere positive all’Hiv. Se ne parla poco, troppo poco dice il Prof. Cerasari che ad Affari italiani precisa: “serve più informazione e prevenzione, soprattutto per i giovani”. È il frutto di un’esperienza di anni nei quali, fin dall’esordio della malattia, quando non c’erano cure e la maggior parte delle persone affette non aveva scampo, Giuseppe Cerasari si è impegnato con le migliori armi della scienza nella cura di una infezione che “colpisce ancora”, come nel titolo del suo libro. Il dramma di una realtà che non è solamente sanitaria perché, come l’Autore ha spiegato, la storia dell’Aids ha influenzato la cultura e la società, come emerge dall’esperienza di alcuni pazienti.

“In effetti – ha detto il Prof. Cerasari ad affaritaliani.it – mi sono occupato anche di altri virus che erano comparsi, come quello dell’epatite C, che all’epoca veniva chiamata epatite “non A né B”. Appena mi sono specializzato in malattie infettive, ho cominciato ad occuparmi dell’Aids”. Poi spiega che il libro è diviso in tre parti, come una giornata, “con l’alba, il mezzogiorno e il tramonto. L’alba è la presa di coscienza e la storia dell’epidemia. All’inizio avevamo solo un farmaco che però non funzionava e gli infetti morivano. Il mezzogiorno è la seconda parte, quando sono arrivati nuovi farmaci che riuscivano a tenere a bada la malattia. Qui ci sono le storie dei pazienti con cui sono venuto in contatto e delle discriminazioni che subivano. Infine, abbiamo il tramonto, con farmaci che l’hanno resa cronica. La gente non muore più. Ma il virus non è sconfitto”.

Per l’illustre infettivologo l’Aids “resta la principale epidemia, anche se è dimenticata, seconda solo all’influenza spagnola che fece 50 milioni di morti”. Nel 2021 38 milioni nel mondo convivevano con il virus dell’Aids e l’epidemia. Le vittime, da quando il virus è stato identificato, negli anni Ottanta, sono state 40 milioni. 

Purtroppo, non abbiamo ancora un vaccino. In molti hanno provato. In più occasioni è sembrato che fosse imminente la sua realizzazione. Poi la delusione. In questo contesto per il Prof. Cerasari “occorre richiamare l’attenzione sulle misure necessarie per prevenire l’infezione. La prevenzione, in assenza di un vaccino è l’unica arma che abbiamo. E va richiamata l’attenzione sul tema, soprattutto nei giovani. E invece vedo che negli ultimi anni il tema è andato un po’ in sottotono. Non se ne parla più”.

In assenza del vaccino la cura si affida ai farmaci che sono capaci di abbattere la mortalità. “Tuttavia, non si guarisce: bisogna costantemente prendere le terapie per azzerare gli effetti del virus. Esistono anche dei farmaci che abbattono il rischio di contrarre il virus. Si tratta di una profilassi preventiva utilizzata spesso da persone omosessuali che hanno rapporti occasionali”. Secondo il Perof. Cerasari è necessario allargare l’accesso ai test per l’Hiv, per esempio con test salivari da fare in farmacia. O con test anonimi che permettano però di sincerarsi della propria condizione. Dei 38 milioni di persone affette da Aids, infatti, molti non sanno di esserlo”.

Quanto alla situazione dell’infezione in Italia Cerasari riferisce che “secondo gli ultimi dati, risalenti a prima del Covid, nel nostro Paese si registrano mediamente 1000 casi ogni anno. Non sono proprio pochi”.

Tuttavia, la strada della prevenzione e dell’informazione è ardua. Secondo il Professore “non c’è adeguata informazione. Si dà per scontato che la patologia si cura, quindi non si fa più molta informazione, in particolare quanto ai comportamenti sessuali a rischio”. Lo stesso deficit di informazione riguarda altre malattie sessualmente trasmissibili, come la sifilide, che per altro è in aumento. Ed auspica una informazione a vasto raggio, non solamente nei confronti degli omosessuali. “Anche gli eterosessuali, soprattutto i giovani vanno informati, in primo luogo sull’importanza dell’uso del profilattico”.

La conclusione sta nel messaggio che il libro intende trasmettere attraverso il titolo: “L’Aids colpisce ancora”. Ed aggiunge “in un’epoca di globalizzazione non possiamo considerarci isolati. È vero, in Italia non abbiamo più di mille casi all’anno, ma nel resto del mondo e specialmente in Africa ce ne sono molti di più. Lo si è visto con la pandemia da Covid-19”.

All’osservazione di affaritaliani.it secondo la quale “sembra quasi che l’Aids non vada più “di moda”, il Prof. Cerasari sottolinea che nel libro racconta “di come l’Aids, quando è stato reso noto, abbia coinvolto varie forme espressive della cultura popolare, dalla musica al cinema. C’erano film come Filadelfia. C’erano canzoni come quella di Elton John dedicata a un suo amico morto di Aids. E poi ha coinvolto anche la politica. Ricordo di come il Presidente Reagan non volesse riconoscere la malattia, perché avrebbe dovuto riconoscere anche gli omosessuali. Si dovette attendere la dichiarazione di Rock Hudson, che ammise sia di essere gay sia di aver contratto la malattia. Insomma, ci sono delle prese di coscienza”.

E conclude sottolineando come “più che dire che vanno di moda, io direi che periodicamente emergono delle malattie infettive che non riusciamo a prevedere e che, solo una volta diffuse, c’è una presa di coscienza”.

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