venerdì, Maggio 3, 2024
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P.A.: non servono concorsi frettolosi e non selettivi

di Salvatore Sfrecola

Dicevano le nostre nonne che “la gattina frettolosa fa i gattini ciechi”. Infatti, non si dovrebbe giungere ad operare con urgenza, ma quando necessario essa deve essere compatibile con altre esigenze, per fare, insieme, presto e bene. Dell’adagio delle nonne non si sono dati carico il Governo né il Parlamento che hanno deciso che fosse necessario, fino al 31 dicembre 2026, prevedere la possibilità che nei bandi di concorso, “per profili non apicali”, i candidati siano selezionati con una prova scritta. Una scelta che evidentemente è stata assunta da chi ha poca esperienza di concorsi e che non tiene conto dell’importanza della selezione, come hanno sottolineato su Domani del 9 giugno, Fabrizio Barca e Carlo Mochi Sismondi, entrambi con importanti esperienze di amministrazione e di studio.

La prova scritta, infatti, non assicura un’adeguata selezione dei candidati. Sono stato componente di commissioni di concorso a vari livelli e più di una volta mi è capitato, in sede di orali, di trovarmi di fronte un candidato che facesse scena muta, anche se la prova scritta era stata giudicata sufficiente o buona o addirittura eccellente. Timidezza? Accade raramente che questo sia il motivo, anche se un’iniziale incertezza per la tensione che accompagna ogni esame è ammissibile. Chi interroga si rende conto facilmente se la persona ha una momentanea difficoltà e sa facilmente trarre dal candidato il meglio della sua preparazione.

Il fatto è che a volte le prove scritte sono copiate, da libri, da appunti o dal vicino di banco. Ci sono stati casi nei quali un candidato si è fatto accompagnare da un amico preparato nella materia del concorso con il compito di dettargli l’elaborato. O l’amico lo scrive direttamente, scambiando i riferimenti nella busta con il nome, inserita in quella più ampia che contiene il testo della prova. Né in caso di prove con quiz è sicuro che le crocette siano farina del proprio sacco. I trucchi più o meno sono gli stessi, fatte salve le diverse modalità della prova.

È comunque un errore escludere la prova orale che, e questa è la cosa più importante, consente di valutare anche la personalità del candidato e la sua attitudine a svolgere le funzioni connesse al ruolo per il quale viene selezionato, compresa la consapevolezza dei diritti e soprattutto dei doveri che comporta l’assunzione del servizio allo Stato, tenuto conto del fatto che nell’opinione pubblica persistono molti pregiudizi nei confronti dell’impiego pubblico che la stampa spesso definisce il rifugio dei fannulloni, coloro che possono cumulare un lavoro “in nero” all’ufficio pubblico, tanto nessuno controlla, come sappiamo dalle cronache dei cosiddetti furbetti del cartellino. Un’idea che può ben guidare un candidato.

Certamente, mi rendo conto dell’urgenza di reclutare per riempire ruoli carenti da anni. Ma non è questa la strada. È necessario impegnare le commissioni di concorso in uno sforzo supplementare, magari utilizzando funzionari e docenti in pensione, in modo che si dedichino a tempo pieno alla correzione delle prove scritte e allo svolgimento degli orali.

Questo della Pubblica Amministrazione è un grossissimo problema che Giorgia Meloni ha ereditato dai precedenti Governi. L’Amministrazione è essenziale per l’attività di governo, per la realizzazione degli obiettivi contenuti nel programma, per lo sviluppo e la crescita del Paese. Purtroppo, sono decenni che, con l’idea sbagliata di risparmiare ad ogni costo, si è bloccato il turnover lasciando le amministrazioni in mano a dipendenti via via sempre più anziani, mediamente è stato detto di età superiore ai cinquant’anni, senza ricambio funzionale all’esercizio di funzioni oggi interessate a rilevanti aspetti informatici, che spesso i meno giovani maneggiano con difficoltà. 

Va considerato, inoltre, cosa spesso trascurata dai frettolosi ministri che hanno ricoperto il ruolo di responsabile della Pubblica Amministrazione, che non basta una buona preparazione universitaria e il superamento di un concorso per immettere immediatamente nell’esercizio di funzioni pubbliche, spesso specialistiche, un dipendente neoassunto, a qualunque livello di responsabilità. Anche tecnici di valore, ingegneri, economisti, giuristi con un curriculum universitario di prestigio non sono in condizioni, il giorno dopo, di operare al meglio nell’ambito della P. A., un ambiente dove s’impara molto dai precedenti e dall’esperienza dei colleghi più anziani. Dove l’azione amministrativa e tecnica è disciplinata da regolamenti, direttive, circolari, precedenti giurisprudenziali, che all’università non si studiano. Pertanto, è necessario un periodo non breve di formazione che è quella, per esempio, che nelle amministrazioni militari viene curata con particolare attenzione. Immettere in ruoli di responsabilità, anche iniziali, dipendenti che non abbiano completato con l’esperienza sul campo la preparazione teorica maturata negli studi significa rallentare l’azione della pubblica amministrazione e indurre i dipendenti a temere le responsabilità disciplinari, penali o amministrative connesse al loro lavoro.

Il cosiddetto “timore della firma”, che viene ogni giorno enfatizzato, dipende essenzialmente dalla mancanza di professionalità dei dipendenti pubblici in molti settori. Se facciamo riferimento ai settori tecnici, ad esempio, ingegneri che per anni non sono stati messi in condizione di progettare perché questa attività era affidata a studi o a società di ingegneria esterne, non sono neppure idonei a valutare un progetto od a controllare il lavoro di altri, dei concessionari, ad esempio, come si è visto spesso nei collaudi o nel caso drammatico del ponte Morandi.

Mi rendo conto che queste situazioni, accertate sulla base dell’esperienza, non possono superate nel giro di poco tempo, ma un Esecutivo che intenda restituire alla Pubblica Amministrazione la dignità e la capacità operativa necessarie per essere strumento efficiente per l’esecuzione del programma di governo, deve invertire il trend negativo, cominciando dalla selezione e dalla formazione.

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