giovedì, Maggio 2, 2024
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La destra “non esiste”, parola di un liberale polemico col tempo presente

di Salvatore Sfrecola

Ritrovo tra le mie carte una lettera del Prof. Michele D’Elia ad Andrea Riscassi, direttore del periodico “Moralità Provvisoria. È del 1997, ma attuale nel contesto politico di questa stagione che mobilità uomini ed idee nel Centrodestra. Infatti il Prof. D’Elia, un Preside noto a Milano per aver svolto le sue funzioni nel prestigioso Liceo “Vittorio Veneto” e Presidente dell’Associazione dei liberali, scrive a Riscassi mostrando apprezzamento per il ruolo del giornale da lui diretto, inteso ad “agitare le acque stagnanti della politica italiana”, cosa, aggiunge, “che anch’io faccio nei limiti del poco o nulla di cui disponiamo; ed anche nei limiti degli errori dei liberali, sparpagliati ovunque”.

Ecco l’attualità. Non c’è un partito liberale da tempo ma molti si dicono liberali, anche Silvio Berlusconi amava qualificarsi così, come Carlo Calenda o, a tratti, Matteo Renzi ed anche l’altro Matteo, Salvini. A volte anche a sinistra, perfino gli epigoni del Partito Comunista, non disdegnano di richiamare una politica liberale.

D’Elia scrive per “una serie di valutazioni generali, con uno spunto: l’affermazione, apparsa nel n° 1/97 (della Rivista di Riscassi, n.d.A.), secondo cui ‘l’opposizione di destra’ ha un unico obiettivo da difendere: le televisioni di Berlusconi”. E aggiunge: “se è vero che il Polo, o buona parte di esso, difende gli affari di Berlusconi, non è vero che ciò sia posto in atto dalla destra; per un semplice motivo: la Destra in Italia non esiste! La Destra storica, rivoluzionaria nello stile cavouriano o nella durezza di Sella; o, se vuoi, anche di Croce, che pur definendosi di centro il partito, liberale, chiamava “uomini di piena lealtà” (verso lo Stato, s’intende) i governanti della Destra”.

Per questo il Prof. D’Elia si definisce “di Destra” e aggiunge: “come più volte dico agli amici liberali e mi trovo a combattere su posizioni che sembrano, ma non sono distanti”. Alleanza Nazionale, Forza Italia, ecc…”non hanno proprio nulla di laico né di storico; forse lo avranno tra qualche lustro, se esisteranno ancora”, è la tesi di D’Elia. Che, per non farsi portare lontano dal confronto con Riscassi ricorda che “dobbiamo imparare a usare correttamente i termini del linguaggio politico; tant’è che dire PCI e ora PDS, ovvero Sinistra, non significa affatto riferirsi automaticamente al “progresso”; piuttosto, come oggi in Italia, occupazione dello Stato”. È “potere per il potere. E mi pare che a ciò quella che viene chiamata Destra non si opponga né punto né poco; anzi, aspetta qualche dono”.

Una bella provocazione, non c’è dubbio, che forse altri riprenderanno, magari per dire che, contrariamente quanto afferma il Professore, “la destra esiste”. Ma quale destra? Perché non basta dirsi di destra per esserlo realmente. Infatti, molti si dicono di destra. Ma è dubbio che lo siano, almeno a ripercorrere la loro storia pregressa, i riferimenti di filosofia politica, le prassi di governo.

Il Prof. D’Elia ha risvegliato una antica querelle, che ci indurrà a riflettere ancora per capire quale spazio abbia una destra liberale e con quali compagni di viaggio si possa accompagnare negli anni a venire.

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