giovedì, Maggio 2, 2024
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Corte dei conti: la fiducia dei cittadini e l’ostilità di alcuni politici

di Salvatore Sfrecola

Intervenuto all’Assemblea 2023 di Federmanager, che si è tenuta ieri al Parco della Musica, il Vicepresidente del Consiglio e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha indirizzato al Presidente Stefano Cuzzilla ed ai presenti un saluto, sottolineato da molti applausi, nel quale ha delineato la politica del governo nel settore delle opere pubbliche, rivendicando alla sua gestione la semplificazione delle procedure, anche in relazione al nuovo Codice degli Appalti. Ha, inoltre, rivendicato decisioni che hanno consentito la prosecuzione dei lavori, soprattutto nel settore delle infrastrutture ferroviarie e viarie, o l’avvio della progettazione di altre, come il ponte sullo Stretto di Messina che, ha ricordato, corrisponde ad una idea formulata la prima volta nel 1971.

Il Ministro si è rivolto ai manager presenti affermando che essi sono la speranza dello sviluppo e della crescita dell’economia italiana, dicendosi anche pronto ad ascoltare le loro esigenze ed anche le loro eventuali doglianze perché, ha sostenuto, anche dalle critiche si sviluppano le condizioni di una migliore gestione delle risorse di bilancio nel settore delle opere pubbliche. 

Ha anche detto che punta a risolvere due problemi sui quali più volte ci siamo soffermati, quello del divieto ai dirigenti dello Stato in pensione di assumere incarichi e quello del tetto alle retribuzioni, sottolineando come sia un grave danno per lo Stato e per l’economia nazionale l’impossibilità di servirsi di eccellenze dell’amministrazione e delle magistrature amministrative i quali sono attratti dalla concorrenza privata, anche estera, pronta a avvalersi di giuristi ed economisti di grande valore e con importanti esperienze anche assicurando loro migliori retribuzioni. Ha voluto, nel contempo, tranquillizzare i giovani. L’eventuale impiego di illustri pensionati riguarderebbe, come è ovvio che sia, pochi casi. Ma sono spesso casi emblematici che potrebbero porre a fianco delle amministrazioni e della dirigenza politica personalità che hanno svolto funzioni importanti nelle amministrazioni pubbliche e che quindi possono contribuire al buon funzionamento dell’apparato statale.

Tutte iniziative assolutamente da condividere. Ma il Ministro ha voluto anche fare due riferimenti, uno alla norma del codice penale sull’abuso d’ufficio, che ritiene rallenti l’azione dei funzionari preoccupati di incorrere in una sanzione penale, anche se ha sottolineato che dei tanti procedimenti aperti solo una percentuale che sfiora appena lo 0,1% ha dato luogo a condanne da parte dei collegi giudicanti. A conferma, ha aggiunto, della indeterminatezza della fattispecie criminosa. È difficile non essere d’accordo col Ministro Salvini, come è stato da più parti sottolineato.

Dissento, invece, dall’altro riferimento, una battuta critica nei confronti della Corte dei conti. Il Ministro ha detto poi in basso c’è la Corte dei conti, dimostrando di non avere appieno percepito il ruolo e l’importanza della magistratura contabile che nella storia d’Italia per amministratori scrupolosi ha rappresentato nel tempo una garanzia di buona gestione delle risorse di bilancio, fin da quando è stata istituita, nel 1862, prendendo il posto delle analoghe istituzioni superiori di controllo degli Stati preunitari. Ed oggi svolge le funzioni che sono stabilite dalla Costituzione e dalle leggi, in linea con le indicazioni internazionali sulle regole operative delle Istituzioni Superiori di controllo finanziario.

Vorrei fare alcune considerazioni. In primo luogo, la Corte dei conti ha sempre dimostrato estrema collaborazione, anche se l’espressione non è giuridicamente corretta, nel senso che la Corte svolge un ruolo di controllore della legittimità, preventivo sugli atti o successivo sulla gestione dell’amministrazione pubblica. Devo dire che, in generale, i funzionari non sono ostili al controllo della Corte. Anzi questo controllo assicura loro una notevole tranquillità perché l’esito positivo del controllo li mette al riparo anche da eventuali responsabilità. Inoltre, il controllo si svolge in un confronto fra le valutazioni del competente magistrato istruttore e le argomentazioni dell’amministrazione pubblica e quando il contrasto è insanabile decide un organo collegiale, la Sezione del controllo preventivo di legittimità la quale si esprime all’esito di una istruttoria complessa che comprende anche l’audizione dei funzionari dell’amministrazione interessata, con pronunce motivate che quindi consentirebbero, nel caso di un persistente contrasto col governo, di pervenire alla cosiddetta “registrazione con riserva” che è un istituto che ha proprio la funzione di superare, nell’interesse superiore dello Stato, il contrasto in punto di legittimità con la Corte dei conti.

Ho letto poi, successivamente a questo discorso di Salvini, che la Corte avrebbe sostenuto la inutilità del ponte sullo Stretto di Messina. Naturalmente la magistratura contabile non entra nel merito delle scelte governative per cui evidentemente le critiche devono essere ancorate ad un profilo procedimentale. Ma questo è proprio un caso nel quale, ove il governo fosse convinto della fondatezza della sua iniziativa, va benissimo il ricorso a una deliberazione del Consiglio dei ministri con richiesta di registrazione dell’atto, che la Corte sarebbe tenuta ad adottare “con riserva” ove non si convincesse delle ragioni della pubblica amministrazione. È accaduto più volte in passato. Spesso ai tempi dei Governi Mussolini, notoriamente rispettoso del ruolo degli organi di controllo, interni, la Ragioneria Generale dello Stato, ed esterni, la Corte dei conti.

Quindi questo spauracchio che viene spesso evocato nei discorsi, nei comizi, nei saluti, da chi evidentemente non conosce bene le regole dell’amministrazione, non ha ragione di essere. Anzi, da un Governo di centrodestra è lecito attendersi il rispetto rigoroso delle norme e delle istituzioni perché questo è uno stato di diritto nel quale le leggi che la magistratura applica sono stabilite dal Parlamento, quindi dall’organo rappresentativo della sovranità popolare.

Io ho abbastanza esperienza, quale magistrato della Corte dei conti fino al vertice di una Sezione giurisdizionale e di una Sezione di controllo, affiancata da una lunga attività di consulenza ministeriale nel corso della quale mi è capitato più volte di esaminare osservazioni fatte dalla Corte dei conti e di contribuire alla definizione di un provvedimento o attraverso l’integrazione delle osservazioni della Corte o patrocinando una decisione dell’amministrazione conforme alle indicazioni della magistratura di controllo. Voglio aggiungere che nella mia esperienza di consulente di ministri mi è anche capitato di assistere alle giustificazioni che un direttore generale o un dirigente portava al Ministro quando questi manifestava preoccupazioni a seguito delle osservazioni della Corte in punto di legittimità su un determinato provvedimento. In queste occasioni la difesa da parte del funzionario era sempre la stessa: “alla Corte dei conti non hanno capito niente”. E spesso a non aver capito era stato proprio il funzionario perché, dobbiamo dire con molta onestà, l’amministrazione pubblica italiana, che pure vanta personalità di eccellente preparazione professionale e di grande esperienza, negli ultimi decenni è andata notevolmente degradando. Io che ho qualche anno di esperienza e di studio devo dire che non vedo più negli uffici personalità del livello di quelle che in passato hanno governato grandi settori dell’amministrazione, profondi conoscitori degli apparati, come Gaetano Stammati, Direttore generale delle tasse e delle imposte indirette sugli affari del Ministero delle finanze, poi Direttore generale del Tesoro, Ragioniere Generale dello Stato, infine Ministro del tesoro. O come il Prefetto Aldo Buoncristiano. In più anche la legislazione si è fatta progressivamente sempre più confusa e complessa. Potremmo fare esempi a iosa di leggi con rinvii oscuri, con frasi contorte. Non s’erano mai visti nella storia d’Italia commi di una o due pagine. È chiaro che molti funzionari si trovano in difficoltà. Sarà sempre peggio perché il reclutamento, che un tempo era rigidamente ancorato a prove selettive importanti, è paurosamente degradato. Oggi si accede a posizioni di responsabilità senza sostenere una prova scritta, che è sempre servita ad accertare la capacità di elaborare un ragionamento giuridico o economico finanziario rispetto ad una determinata fattispecie. In alcuni concorsi sono state abolite le prove scritte sostituite da quiz. Tutto questo per fare in fretta. Ma se noi assumiamo persone di scarsa preparazione e vogliamo nel contempo bloccare i controlli della Corte dei conti o l’azione di responsabilità per danno erariale faremo un danno enorme allo Stato ed ai cittadini. Perché avremo funzionari che non faranno bene il loro lavoro, avremo provvedimenti che saranno impugnati davanti al giudice amministrativo, avremo decisioni sbagliate che provocheranno danni ai controinteressati, per cui l’amministrazione potrà essere chiamata in giudizio per risarcire questi danni, mentre un sistema ordinato con controlli mirati, ove necessari, favorisce la definizione di un provvedimento. Anche la politica avrebbe ne trarrebbe un grande vantaggio, perché riuscirebbe a realizzare il programma di governo. Ci sono procedure lunghissime, assurdamente lunghe, che nessuno vuol modificare perché in ogni segmento di un procedimento c’è qualcheduno che vi è gelosamente legato, che lo difende con le unghie e con i denti perché difende in questo modo anche il suo ruolo. 

Non sembri strano, ma su queste cose che sto dicendo da anni mi sono spesso confrontato con amministratori pubblici, manager privati e con i cittadini, quelli che la Corte definisce contribuenti perché sono loro che con il pagamento delle imposte e delle tasse alimentano i bilanci pubblici che l’amministrazione gestisce. Sono i primi estimatori della Corte dei conti. Tant’è che spesso mi capita di sentirmi dire, sapendo che io ho svolto queste funzioni per molto tempo, “che sta facendo la Corte; perché non interviene; perché non mette in risalto lo sperpero di denaro pubblico?”. Ora la Corte certamente fa questo lavoro da sempre. E da sempre segnala al Parlamento, come è suo dovere, ciò che non va bene nella gestione pubblica. Ma io vorrei che anche la classe politica, come ai tempi degli Andreotti, dei Cossiga o dei Forlani riacquistasse una cultura amministrativa e una sensibilità politica che spesso purtroppo manca. E allora si parla per slogan privilegiando il “fare comunque” al “fare bene” nel rispetto della legge.

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