giovedì, Maggio 2, 2024
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Giorgia Meloni: la fortuna e il valore

di Salvatore Sfrecola

Anche Napoleone era convinto dell’importanza della fortuna e sceglieva i suoi generali tra i bravi purché fossero anche fortunati. E di fortuna mancata rispetto al valore è scritto sulla lapide all’ingresso del cimitero di El Alamein dove i nostri soldati, inferiori per numero e per l’armamento a disposizione, si batterono con coraggio tanto da destare l’ammirazione anche degli avversari risultati vincitori.

Di fortuna leggo oggi in un interessante pezzo di Salvatore Merlo su Il Foglio con riferimento a Giorgia Meloni e alla premiata ditta Salvini&Schlein, “ovvero di avversari e concorrenti che se Meloni se li fosse potuti scegliere lei non avrebbe saputo selezionarli meglio”. L’abbiamo evocata tutti noi osservatori più volte la fortuna di Giorgia, quando abbiamo constatato l’assoluta inconsistenza dell’opposizione alla sua maggioranza, soprattutto del Partito Democratico guidato da una leader dal linguaggio spesso incomprensibile che denota anche, ovviamente, una vaga idea di quello che deve dire e proporre all’elettorato. Né migliore, rispetto a quella di Elly Schlein, è l’opposizione guidata da Giuseppe Conte che riesce a mantenere il Movimento 5 Stelle in una dimensione di qualche rilievo perché in Italia la protesta ha sempre ascolto.

In questo contesto Giorgia Meloni ha dalla sua il fatto di essere donna, di avere una buona capacità di comunicazione, una grinta che piace, in modo da attutire il diffuso malcontento per gli effetti negativi di una situazione economica obiettivamente pesante per le famiglie. E con una squadra di governo che, in alcuni casi, è di livello modesto. Tuttavia, con la simpatia che in altre occasioni non ho fatto mancare con grande sincerità all’onorevole Meloni devo dire che sulla fortuna si deve far conto ma non basta per durare nel tempo. Perché l’inconsistenza dell’opposizione, che deriva proprio dal fatto come appena detto della estrema modestia della leadership, può da un momento all’altro cambiare nel senso che se si presentasse all’orizzonte una personalità capace di comunicare un pensiero forte, dignitoso sui temi economici, del lavoro, della sicurezza interna, sul ruolo internazionale dell’Italia, avendo anche a cuore i temi identitari, Giorgia Meloni potrebbe trovare il pane per i suoi denti.

Anche all’interno della coalizione di Centrodestra indubbiamente la Presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia è avvantaggiata. E qui è un altro aspetto della fortuna che Salvatore Merlo le riconosce, la mancanza di una forte leadership in Forza Italia e nella Lega. Il primo partito perché, nonostante l’impegno di Antonio Tajani, la sua esperienza internazionale ed una sicura crescita nella comunicazione, risente della mancanza di Berlusconi essendo il partito cresciuto quasi esclusivamente nel tempo dietro la figura del leader. Quanto alla Lega poi, nonostante l’impegno anche comunicativo di Matteo Salvini, è indubbio che gli italiani di centrodestra vedano nel leader del Carroccio un uomo espressione di un contesto territoriale limitato, sia per la storia del partito che per talune espressioni del linguaggio di un tempo, offensive nei confronti degli abitanti di altre parti del Paese, che non è facile rimuovere dal ricordo delle persone, sia perché Matteo Salvini risente sempre agli occhi degli italiani della palla al piede di Luca Zaia che appare un’espressione politica localistica, non voglio dire secessionista, ma chiusa in un contesto politico obiettivamente complesso.

Non ho da suggerire a Giorgia Meloni se non quello che ho detto altre volte riferendomi al suo governo, come avevo fatto in passato scrivendo del governo Berlusconi-Fini. La scelta degli esponenti di governo e parlamentari non è sempre facile, è condizionata dalla storia del partito, dalla necessità di rispondere alla base che è ancora costituita in gran parte da chi ha militato nel Movimento Sociale Italiano e che ovviamente merita se non altro una medaglia della fedeltà. Ma il riconoscimento dell’antica militanza e anche dell’amicizia che sono indubbiamente dei valori importanti vanno comparati con l’efficienza, perché il tempo è poco. Ed anche i cinque anni della legislatura, che possono sembrare un tempo lungo, nella realtà della vita amministrativa e legislativa sono un tempo che misura inevitabilmente la capacità delle persone. E allora, se avere accanto un amico è un dato prezioso, lo è certamente di più se l’amico è anche capace, idoneo alla funzione assegnata, non aduso a commettere errori e, a sua volta, capace di circondarsi di persone professionalmente qualificate e ideologicamente vicine.

In sostanza, per riprendere il famoso motto sulla lapide di El Alamein serve la fortuna ma anche il valore per governare questo Paese con risultati duraturi e che al termine della legislatura inducano gli elettori a confermare la fiducia nei partiti che hanno gestito il potere e nella misura che hanno avuto, perché ognuno di essi corrisponde in qualche modo ad una fetta di elettorato che non può essere trascurato.

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