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Papa Benedetto XVI, la fede e la ragione. Un libro di Riccardo Pedrizzi

di Salvatore Sfrecola

“Possiamo dire che è stato un Papa della fede amica della ragione, sottolineando che la fede non umilia la ragione, ma le apre orizzonti nuovi, aiutandola a superare i confini dell’intelligenza umana”. Questa frase, tratta dalla Prefazione di Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio, Prefetto emerito della Congregazione per i vescovi e Presidente emerito della Pontificia Commissione per l’America Latina, riassume il senso dell’ultimo libro di Riccardo Pedrizzi (Joseph Ratzinger – Benedetto XVI – La ragione dell’uomo sulle tracce di Dio, Cantagalli, Siena, 2023, pp. 77), che raccoglie articoli e interventi scritti nel tempo su Papa Benedetto XVI, espressione di sincero affetto con non pochi tratti di nostalgia per questo grande Papa, pastore affettuoso e sorridente e teologo tra i più grandi nella storia della Chiesa.

È un omaggio affettuoso e sincero che Riccardo Pedrizzi, già parlamentare e Presidente della Commissione finanze e tesoro del Senato, riserva alla straordinaria eredità spirituale e culturale del grande Pontefice ad un anno dalla sua scomparsa. Quell’“umile lavoratore nella vigna del Signore”, come si era presentato ai fedeli accorsi a Piazza San Pietro quando fu evidente che la fumata proveniente dal comignolo della Capella Sistina, dove si era riunito il Collegio cardinalizio, era diventata bianca, segno che il Papa era stato eletto. Una folla immensa e festante, come sempre quando dalla loggia della Basilica il Cardinale decano del Sacro Collegio si rivolge ai fedeli con il tradizionale “Nuntio vobis gaudium magnum. Habemus Papam, eminentissimum et reverendissimum dominum…” cui segue il nome del prescelto e il titolo che assumerà come Sommo Pontefice della Chiesa di Roma.

I romani, non solamente quelli di Borgo che lo vedevano percorrere a piedi il breve tratto di strada che separa la sua abitazioni da Cardinale a San Pietro, lo conoscevano bene avendo imparato presto a ammirarlo per quel suo tratto garbato, sempre sorridente, col quale volentieri si soffermava a parlare, con quell’accento inconfondibilmente tedesco, avendo sempre una parola adatta alle persone più semplici, lui che era da tutti riconosciuto come uno studioso di straordinaria cultura. Un professore universitario, un teologo tra i più grandi nella storia della Chiesa, eppure umile, come solo i grandi sanno essere. Ha scritto Giuliano Ferrara su Il Foglio che la scomparsa di Papa Ratzinger è “la scomparsa dal nostro orizzonte di una dimensione teologica e culturale senza eredi”. Che è un po’ il “vuoto culturale e politico” di cui ha scritto Marcello Sorgi su La Stampa.

Che è anche quel che leggiamo nel libro di Pedrizzi, che sottolinea come i cattolici in generale e la classe politica di ispirazione cristiana hanno immediatamente percepito Papa Benedetto come un campione della “visione cattolica del mondo, anche dal punto di vista antropologico, rafforzando il ruolo di baricentro sociale della famiglia quale fondamento e stella polare della convivenza civile e dello sviluppo umano”, come si legge nell’ultima di copertina. Un tema, quello della famiglia, ricorrente negli scritti di Pedrizzi, che esprime una visione dell’uomo a tutto tondo, nella comunità del coniuge e dei figli e nelle attività professionali, oggetto spesso delle tematiche che l’A. porta avanti come Presidente nazionale del Comitato tecnico scientifico dell’UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) “dando un contributo importante al dibattito pubblico sui grandi temi politici, economici e sociali, decisivi per lo sviluppo e il progresso del Paese”, come scrive nell’Introduzione Gianni Letta, già Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Che sottolinea la “straordinaria capacità di comunicare” di Riccardo Pedrizzi “attraverso una intensa attività di articolista e di saggista, sempre attento ai grandi problemi dell’economia soprattutto nei momenti di forte tensione sociale”. Un riconoscimento che non è formale omaggio all’Autore ma che emerge in modo chiarissimo dai contributi raccolti in questo volume e dalla corposa Postfazione di Giuseppe De Lucia Lumeno, Segretario Generale dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari, che sottolinea come questo libro è prezioso perché contribuisce alla, “per nulla semplice, ricerca del coraggio di aprirsi all’ampiezza della ragione, non il rifiuto della sua grandezza’ che costituisce il programma con cui una teologia impegnata nella riflessione sulla fede biblica entra nella disputa del presente’”. Scrive De Lucia Lumeno: “per capire l’importanza del lascito di Ratzinger e di quanto esso sia necessario all’umanità bisogna guardare senza finzioni il nostro tempo. Il cielo, sotto il quale viviamo i nostri giorni, è sempre più cupo e tutto sembra annunciare l’avvicinarsi di una “tempesta perfetta” che scatenerà, di qui a poco, un ciclo di neo peronismo internazionale, una sorta di anticapitalismo di destra che storicamente conosciamo perché si è già affermato in Sud America tra gli anni Trenta e Settanta del Novecento”. Non solo. Questo tempo sta conoscendo preoccupazioni guerresche in Medio Oriente con ampi coinvolgimenti di popoli e nazioni che mettono a repentaglio anche la sicurezza dei traffici commerciali nel Mar Rosso con conseguente risposta dell’Europa e delle potenze occidentali.

In questo contesto di incertezze Riccardo Pedrizzi approfondisce il tema dell’eredità che ci ha lasciato Papa Benedetto, già stretto collaboratore di Giovanni Paolo II, custode del magistero cattolico. E sottolinea come Papa Ratzinger sia espressione di “quella parte del cattolicesimo che, pur non rinunciando a portare uno sguardo sempre nuovo sulla realtà del mondo, riteneva che il vero e ultimo ancoraggio della Chiesa e della comunità dei fedeli dovesse essere la tradizione perenne del cattolicesimo, la verità di cui esso è custode, la centralità di quell’avvenimento rivoluzionario che è l’incarnazione di Cristo nel mondo e sulla terra”.

Il ruolo pubblico del cristianesimo è il titolo di un interessante capitolo che si apre con il richiamo ad una importante affermazione del Santo Padre Benedetto XVI: “un mondo privo di Dio è un mondo nel quale prevalgono l’arbitrio e l’oppressione, lo spargimento di sangue e l’ingiustizia, i poteri e gli interessi di parte. Se Dio viene tollerato solo come fatto privato, se viene espulso dalla vita pubblica, la società smarrisce la bussola della misericordia e dell’amore verso il prossimo”. Può sembrare un’affermazione generica, di principio. È, invece, la fotografia della situazione che ci troviamo a vivere in questa stagione dai molteplici conflitti nei quali l’arroganza e la prepotenza sembrano farla da padrone. E Pedrizzi, uomo delle istituzioni e politico sensibile alle problematiche interne ed internazionali, richiama le parole del Papa nell’incipit della sua riflessione perché in esse trova il senso della storia nel perenne divenire dell’avventura dell’uomo lungo i millenni.

Ed è dunque dalla fedeltà alla tradizione richiamata dal Sommo Pontefice che Pedrizzi fa discendere la strenua difesa dei principi non negoziabili per la quale dobbiamo essere grati a Papa Ratzinger, perché “il valore della vita umana non è appannaggio di alcun credo religioso o fede politica: il diritto alla vita è il fondamento di tutti i diritti umani e la non discriminazione tra gli esseri umani è il fondamento stesso dell’umana convivenza e principio base della democrazia”.

Il libro affronta il tema del rapporto fra Papa Benedetto e i giovani molto stretto e la posizione assunta nei confronti della teologia della liberazione mentre sull’economia il Papa teologo scrive parole di grande importanza nella enciclica Caritas in veritate dove, sottolinea Pedrizzi, “denunciava i pericoli e gli eccessi di una globalizzazione senza regole, della mercificazione dell’esistenza, di un capitalismo ormai privo di etica e di umanità ed indicava agli uomini di questo XXI secolo una nuova prospettiva di sviluppo e di convivenza sociale in grado di alleviare le sofferenze di tanti esseri umani”. È il tema che ritroviamo sullo sfondo del capitolo su “Ratzinger per la pace contro la povertà”.

Quanto all’eredità di Papa Benedetto, di cui abbiamo fatto qualche cenno richiamando gli scritti di Ferrara e di Sorgi, Riccardo Pedrizzi chiude il libro con una dichiarazione che a suo tempo inviò alle agenzie di stampa sul “Padre per tutti i cattolici del mondo, il più grande teologo di questo secolo, il filosofo che seppe sfidare la modernità utilizzando i suoi stessi strumenti; il difensore dei principi non negoziabili, colui che rivendicò sempre il ruolo pubblico del cristianesimo, che seppe conciliare fede e ragione, che insistette sempre per il riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa, che promosse con forza il dialogo tra le religioni salvaguardando l’identità del cattolicesimo. È una perdita incommensurabile ma il suo magistero resterà la stella polare per tutti noi”.

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