sabato, Maggio 4, 2024
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Tajani delinea il ruolo di Forza Italia,la “casa dei moderati” in Italia ed in Europa

di Salvatore Sfrecola

Tutto prevedibile ed ampiamente previsto. Al Congresso di Forza Italia, come avevano segnalato i sondaggi sulle intenzioni di voto, il partito, che molti immaginavano sul viale del tramonto dopo l’uscita di scena di Silvio Berlusconi, che l’aveva fondato nel 1993, il partito ha dimostrato di aver mantenuto consensi e di averli anche incrementati in ragione della sua obiettiva funzione di “casa dei moderati”, all’interno della coalizione di governo e dello scenario politico in generale. Quella “voglia di centro”, che sembrava a molti un’esercitazione nostalgica con riferimento ai governi diretti da personalità della Democrazia Cristiana è presente nello scenario politico e si riallaccia all’esperienza del primo dopoguerra quando erano stati raggiunti obiettivi di ripresa di politica economica e sociale, con il “piano casa” di Amintore Fanfani, la riforma agraria di Antonio Segni, la politica di pacificazione perseguita da Giulio Andreotti anche in sede internazionale garantendo all’Italia una sorta di scudo nei confronti del terrorismo islamico.

La visione centrista e moderata, tante volte evocata invano da Matteo Renzi alla ricerca dello spazio perduto, si è dimostrata concreta in Forza Italia e capace di attrarre consensi ad ogni polemica suscitata da Lega e Fratelli d’Italia, partiti impegnati, anche attraverso l’azione di governo, in una competizione destinata a consolidare lo spazio dei rispettivi elettorati in un contesto di disorientamento indotto soprattutto dal capitolo delle “riforme” dai connotati non sempre accettati dagli ambienti tradizionali dei due partiti. Infatti, se il “premierato” risulta indigesto a molti leghisti non minori dubbi si registrano tra i seguaci di FdI per l’“autonomia differenziata” che soprattutto al Sud fa temere apra uno scenario di ulteriore divario tra le regioni meridionali e le più ricche dell’Italia settentrionale.

Su questi temi Forza Italia, pur apertamente fedele alle decisioni della maggioranza, si presenta come garante dell’unità della Nazione, faticosamente conquistata a metà ‘800 ad opera di quei liberali della Destra Storica che hanno saputo, pur tra le difficoltà dell’assemblaggio di realtà sociali ed economiche diverse, favorire il lento formarsi di uno Stato unitario nella prospettiva di “un grande Stato”, come amava ripetere Camillo di Cavour. Poi la Grande Guerra e la parentesi del Fascismo hanno fatto segnare il passo all’economia meridionale. La ripresa, ancora largamente insufficiente, è iniziata con i governi delle coalizioni di centro guidate dalla Democrazia Cristiana e gli interventi straordinari. C’è moltissimo da fare come dimostra certa polemica antiunitaria che si sviluppa in alcune realtà, enfatizzata sul social, in particolare su Tik Tok. È lo spazio politico di un partito liberale del nuovo millennio, guidato un tempo da un abile e fortunato imprenditore ed oggi da un politico accorto, circondato da unanime stima, con una importante esperienza europea, laddove si decidono molte delle scelte di politica economica che interessano i territori che richiedono interventi di risanamento e sviluppo.

È la FI “europea” che Tajani ha prospettato tra gli applausi dei delegati all’Hotel Ergife che non hanno solamente confermato la leadership del Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli esteri ma definito la classe dirigente del partito, quella “governativa”, da Paolo Zangrillo, ministro per la Pubblica Amministrazione, ad Anna Maria Alberti Casellati, Ministro per le riforme istituzionali, da Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’ambiente, ad Anna Maria  Bernini, Ministro dell’università, e quella rappresentata da esponenti di importanti realtà locali, come i Presidenti della Regione siciliana, Renato Schifani, del Piemonte, Alberto Cirio, della Calabria, Roberto Occhiuto. Un partito che in Europa ambisce ad essere determinante anche per i futuri assetti nella Commissione e nel Parlamento, come ha sottolineato Manfred Weber il Presidente dei popolari europei, applauditissimo.

Tajani, che nel suo intervento non ha trascurato qualche momento di commozione nel ricordo di Berlusconi e dell’esperienza fatta con lui, ha concluso con un appello ai moderati, a “chiunque si riconosca nel popolarismo europeo” per “lavorare insieme per costruire una casa che sia più grande di quella odierna: siamo pronti a sottoscrivere – ha aggiunto – accordi politici, ad aprirci alle liste civiche, a portare avanti un progetto in cui non saremo un albergo ad ore o un taxi da usare per scendere altrove”. Un progetto ambizioso in funzione del quale sarà accompagnato da quattro Vice segretari Stefano Benigni e Deborah Bergamini, provenienti dalla Camera, Cirio e Occhiuto, esponenti dei territori.

Non è da poco, ad esempio, il rientro di Letizia Moratti, già Ministro dell’istruzione nel governo Berlusconi-Fini che sembra destinata a correre in Europa.

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