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“Bonus 110”. Un nesso certo tra autocertificazioni senza alcun controllo e spreco di denaro pubblico.

di Salvatore Sfrecola

“L’abuso del sistema di automaticità nel riconoscere il credito di imposta senza controlli preventivi” alimenta un preoccupante sperpero di denaro pubblico. Lo ha denunciato il Procuratore regionale della Corte dei conti del Piemonte, Quirino Lorelli, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Sezione di Torino a proposito dei vari bonus edilizi e del reddito di cittadinanza. E si è chiesto “se non sia ormai il tempo di ammettere come l’intero meccanismo delle autocertificazioni da parte dei privati, giunte ormai anche a coprire i crediti di imposta e che ha sostituito da più di un trentennio ogni controllo amministrativo preventivo alla erogazione di denari pubblici, non abbia fatto il suo tempo, anzi se non ne vada dichiarato il fallimento e se non sia giunto il momento in cui l’amministrazione torni a riappropriarsi del potere/dovere di esercizio delle funzioni di controllo alle quali ha abdicato senza alcuna utilità per la collettività amministrata”.

Ragguardevole – ha spiegato il Procuratore Lorelli – il volume di truffe ai danni all’erario “su larga scala” legate ai bonus in edilizia, noti come “bonus 110”, “bonus facciate”, “sismabonus” ed altri, nella gestione dei quali sono emersi “fenomeni appropriativi di dimensioni colossali, nell’ordine di miliardi di euro, facilitati da un sistema di autocertificazioni ed autodichiarazioni, grazie alle quali sono stati alimentati “cassetti fiscali”, poi rapidamente svuotati con un sistema di spregiudicate e velocissime cessioni di crediti”.

Il Procuratore ha, altresì, riferito come la Guardia di Finanza abbia segnalato al suo Ufficio “la creazione “a tavolino” di crediti inesistenti tramite fatture false e monetizzazione degli stessi crediti fittizi mediante i meccanismi di cessione ad istituti finanziari. Infatti, caratteristica dell’agevolazione è la possibilità generalizzata di optare, in luogo della fruizione diretta della detrazione, per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi (c.d. sconto in fattura) o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante”. Infatti, il credito d’imposta, che spetta per l’esecuzione dei lavori agevolati con il “Superbonus”, può essere ceduto all’impresa che ha realizzato gli interventi o ad altri soggetti privati, tra cui banche e intermediari finanziari.

Il Procuratore non ha mancato di fare riferimento alle “ricadute funeste” sui conti pubblici che, ha detto, non tarderanno a manifestarsi, imponendo manovre correttive sul versante delle entrate. La Procura del Piemonte, per parte sua, intende far valere – anche alla luce della giurisdizione della Corte dei conti, già affermata alcuni anni addietro in materia di crediti di imposta relativi alla “Legge n. 488” – “tutte le proprie prerogative e poteri al fine di tentare di porre un argine ad un fenomeno di autentico sperpero di denaro che si alimenta attraverso l’abuso del sistema di automaticità nel riconoscere il credito d’imposta senza controlli preventivi”.

Quanto all’indebita erogazione di prestazioni assistenziali, note come “reddito di cittadinanza”, il Procuratore ha riferito che le Forze di polizia hanno segnalato “decine di casi di indebite percezioni da parte di soggetti privi dei requisiti minimi o, addirittura, non più dimoranti nel nostro Paese da mesi, “il tutto, presumibilmente, anche con la compiacenza di CAF che, deputati a veicolare all’INPS le domande, hanno omesso ogni controllo sulla effettività del contenuto delle autocertificazioni”.

Si apre, dunque, uno spazio investigativo rilevante ai fini del recupero delle somme illegittimamente erogate a carico di quanti hanno omesso i necessari controlli.

Bene, dunque, che indagini che le parole del Procuratore Lorelli sembrano immaginare. Forse è il momento di verificare quali responsabilità incombono su Amministratori di condominio che attestano e collaudatori per i quali i lavori sono stati eseguiti “a regola d’arte” e nel rispetto delle prescrizioni conttrattuali.

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