martedì, Ottobre 15, 2024
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Un equivoco si aggira nei palazzi del potere: “la paura della firma”

di Salvatore Sfrecola

Leggo sul “Corriere della Sera” di oggi una dichiarazione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano: “l’introduzione del “tetto” alla responsabilità colposa è a mio avviso lo strumento più adeguato per affrontare la paura della firma”. Lo ha detto in occasione di un convegno “Una Corte dei Conti sempre più utile al Paese”, che si è tenuto nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, dove è stata illustrata la proposta di legge sulla magistratura contabile firmata dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, l’On. Tommaso Foti.

“L’alternativa della tipizzazione dei casi di colpa grave – ha aggiunto Mantovano – autorevolmente discussa anche in questa sede, è troppo aperta a incertezze interpretative”. La paura della firma, secondo il Sottosegretario, “è causa fondamentale dell’inefficienza dell’azione amministrativa, della burocrazia difensiva, del mancato conseguimento dei risultati. La paura della firma non richiede terapie psicologiche, esige risposte normative. Il governo segue questa proposta con attenzione, convinto che la Corte dei conti possa, e debba, diventare sempre più utile al Paese”.

Ho letto e riletto più volte dubitando di quel che il giornale aveva scritto, che fosse stato effettivamente detto da una personalità del Governo che, oltre ad una significativa esperienza politica, vanta un passato di magistrato, uno che di diritto “ne mastica”, come si usa dire. Anche se, in realtà, parliamo di questioni semplici, percepite dal buon senso popolare secondo il quale “chi rompe paga”. Cioè chi fa un danno deve risarcirlo. Che è regola giuridica antichissima.

Eppure nella specie, chi ha fatto il danno – secondo il Sottosegretario – non dovrebbe risarcirlo, conclusione gravissima perché quel danno è stato provocato allo Stato o ad un ente pubblico il cui bilancio è alimentato dalle imposte, dalle tasse e dai contributi che pagano i cittadini. Quindi è un danno ai cittadini in nome dei quali il Governo vorrebbe rinunciassero al risarcimento. Danno che significa beni e servizi inutili o acquistati a prezzi superiori al giusto, lavori effettuati non a regola d’arte, eppure lautamente pagati. Lavori che spesso richiedono, all’indomani della consegna, importanti interventi di manutenzione.

Sono situazioni sotto gli occhi di tutti. Basta fare pochi metri in qualunque città per accertare che la manutenzione delle strade è stata effettuata in modo approssimativo, come dimostrano le pavimentazioni sconnesse. E così gli impianti di irrigazione dei giardini pubblici inattivi con effetti devastanti sulla flora pur costosamente impiantata. Esempi banali, certamente, per far capire di cosa stiamo parlando.

Ebbene, cosa dice il Sottosegretario? Che i funzionari che hanno effettuato questi acquisti e coloro che li hanno collaudati, tanto per rimanere agli esempi elementari richiamati, possono continuare così, senza responsabilità, neppure se imputabili di “colpa grave” che l’On. Mantovano sa bene per i romani “dolo aequiparatur”, cioè sono da porre al pari di un’azione dolosa. Perché se non c’è la volontà di danneggiare c’è, tuttavia, una negligenza, imprudenza, imperizia o inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline in misura straordinaria, macroscopica come afferma la giurisprudenza. Sicché si deve giungere alla conclusione che quanti commettono fatti gravemente colposi sono incapaci o disonesti. Sono questi che il governo intende proteggere a danno dei cittadini?

Scendendo a considerare le affermazioni del Sottosegretario è evidente l’equivoco secondo il quale si vuole introdurre un “tetto” alla “responsabilità colposa” trascurando di dire che quel tetto, in realtà, esclude il risarcimento del danno o lo determina in misura del tutto risibile.

Infine la “paura della firma” è un falso problema perché il funzionario capace e professionalmente dotato studia, decide e non ha paura. Se ha paura non ha studiato o è incapace. Ed è questa la verità. I Governi da qualche tempo reclutano per fini elettorali, di consenso, avendo abbassato il livello delle selezioni. È chiaro che avendo reclutato tante scartine al momento opportuno hanno paura di firmare, cioè di assumersi le responsabilità del loro ruolo. Ciò che accade soprattutto a livello di enti locali dove nelle assunzioni ha quasi sempre deciso la politica.

Non c’è altro da dire. Se non che monterà sempre più l’ira dei cittadini indignati dinanzi ad apparati pubblici sempre più inefficienti e costosi.

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