Doverosa replica al lungo intervento dell’Ing. Giglio
della Prof.ssa Dora Liguori
Gentile Ingegnere, avrei potuto, e con piacere, controbattere, punto su punto, gli argomenti da Lei esposti nella sua lunghissima risposta; ma, così facendo, sarei andata avanti nel percorrere una via sterile, senza soluzione e alla fine di scarsa utilità. Ben diversa è invece la ricerca storica che, quando è scevra da idee preconcette ma procede sulla base di documentazioni d’archivi ed atti ufficiali, non solo è utilissima ma serve, comprendendo il passato, ad evitare, possibilmente, oggi, di cadere in identici errori. Infine testimoniare il più possibile la verità è anche un atto dovuto verso la sofferenza di chi è stato vittima di determinati avvenimenti. E questo, per una serie d’interessi anche comprensibili, per molti anni è avvenuto nei confronti della storia del Sud che, salvo sporadici tentativi messi subito a tacere, è stata spesso negata nella sua reale violenza. Un antico detto recita: meglio una capanna in casa propria che una villa in casa d’altri. E fino al 1860, gli abitanti del Sud, forse non stavano del tutto bene (non dico, però, come stavano anche al Nord) ma si sentivano a casa propria, dopo il 1860, invece, (e lasciamo perdere il De Amiciis) sono diventati i sudditi mal sopportati del nuovo regno d’Italia, un regno che non li stimava affatto. Di ciò che dico, oltre ad essere questa opinione ormai assunta da tutti gli storici seri, fanno fede le dichiarazioni, non sospette, di Luigi Settembrini e di Giuseppe Garibaldi, rilasciate alcuni anni dopo l’avvenuta “liberazione”.
Fatte queste premesse, vorrei aggiungere alcune semplici constatazioni, così di seguito riassumibili:
– chi sta al potere deve spesso, in presenza di insubordinazioni, rivolte e quant’altro, avendo il dovere di mantenere l’ordine, prendere decisioni odiose. A questa logica, senza scomodare altri Stati regnanti, si può ricondurre sia la reazione di Ferdinando II ai moti di Messina e sia la dura repressione di Carlo Alberto ai moti rivoluzionari mazziniani del ‘33 e a quelli (falliti) del’34 a Genova. Infatti, Carlo Alberto, che detestava Mazzini e la sua “Giovine Italia”, nonostante gli interventi delle diplomazie stranire, comminò ai rivoluzionari, fra i quali Mazzini e Garibaldi, ben 21 condanne a morte. In effetti le fucilazioni eseguite furono solo 12, essendosi, nel frattempo, gli altri condannati, compresi Garibaldi e Mazzini, provvidenzialmente riparati all’ estero.
– Furono le decisioni di questi re vera crudeltà?
No! Questi regnanti vivevano in un contesto storico il quale esigeva, per un discorso di ordine pubblico, poche debolezze e, di contro, fermezza d’azioni. Il prezzo di tutto ciò, poi, consisteva nel fatto che nessun regnante, nel suo letto, riusciva a dormire sonni tranquilli. A questa logica, men che mai, sfuggì il regno della giovane Victoria, regina d’Inghilterra, il cui regno fu percorso da varie sommosse, tutte represse con pugno di ferro e tutte sfociate in attentati alla sua persona.
– Non vedo cosa ci sia di offensivo nell’appellare i Savoia appunto “Savoia”. Né sarebbe più opportuno chiamarli “Biancamano”. Questo, infatti, non era un vero cognome bensì il soprannome dato a Uberto I, capostipite della famiglia e individuato quale primo conte di Savoia. Nel 1416, poi, per le loro capacità politiche e militari, gli eredi di Uberto, divennero prima duchi e in seguito (la storia è lunga e complessa) nel 1713 re di Sardegna, etc etc.
In ultimo, e la mia è una preghiera, è errato oltre che davvero offensivo, declinare al plurale il cognome Borbone. I cognomi non hanno né singolare né plurale ma restano sempre come sono… gli Asburgo non diventano Asburghi e i Lorena… Loreni.
In conclusione, dopo non pochi studi, sono giunta alla conclusione che la storia, se la si vuole almeno in parte comprendere e ricostruire con onestà mentale, vada sempre vista con equilibrio e da più angolazioni. Per il resto, confesso di essere stanca di tutte le esagerazioni, da qualsivoglia parte esse provengano, spinte separatiste comprese; al contrario, oggi, ambisco sentirmi, senza disconoscere il passato, solo e soltanto un’ italiana!
P.S. La pasionaria è un termine riferibile a quelle donne che difendono determinate idee con fanatismo, sino a divenire delle invasate. Pertanto, anche se innanzi a certe esternazioni, mi pungerebbe vaghezza del divenirlo, la definizione non mi si addice. Infatti ho sempre ritenuto che non esistano verità assolute e che, spesso, sia le ragioni che i torti appartengano a tutti i contendenti. Lei, invece, gentile ingegnere, mi pare che stia da una parte sola, pertanto…
Comunque, se le fa piacere continuare la diatriba storica, la rinvio alla prossima pubblicazione di un mio libro che s’incentra su una più che amara pagina storica, letta, sin qui, appunto, da una sola parte… Napoli 1799.
24 ottobre 2019