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Frammenti di riflessioni

del Prof. Avv. Pietrangelo Jaricci

Procedure concorsuali per l’accesso alla polizia penitenziaria. Illegittima esclusione

Nell’ambito delle procedure di reclutamento della Polizia penitenziaria – antecedenti all’entrata in vigore (il 20 febbraio 2020) della novella recata dal d.lgs. n. 172 del 2019 all’art. 123 d.lgs. n. 443 del 1992 e nelle quali non era stata richiamata la disciplina stabilita per le assunzioni nella Polizia di Stato – è illegittima per difetto di motivazione l’esclusione di un candidato (che presentava, al momento della seconda visita psicoattitudinale, un tatuaggio sulla caviglia) dal prosieguo della procedura concorsuale con la mera indicazione della presenza di un tatuaggio in sedi non coperte dall’uniforme, ipotesi questa non prevista, almeno quale causa di esclusione vincolata e automatica, nel dal bando né dalla presupposta disciplina legislativa ratione temporis applicabile. Soltanto la presenza di un tatuaggio con le caratteristiche di cui alla normativa rilevante (“deturpante o indice di personalità abnorme”) avrebbe potuto legittimamente condurre all’esclusione (Cons. Stato, Sez. IV, sentenza 1° dicembre 2020, n. 7620).

Il digitale non decolla

“Se nemmeno il Senato riesce a essere al passo con la digitalizzazione, figurarsi il resto della pubblica amministrazione.

La fiducia di Palazzo Madama al governo di Giuseppe Conte si doveva esprimere con voto elettronico. Eppure la presidente Elisabetta Casellati ha dovuto ricorrere alle immagini registrate per stabilire se i senatori Riccardo Nencini e Lello Ciampolillo avevano dichiarato il voto entro i tempi.

Perché stupirsi se app e piattaforme pubbliche entrano in tilt quando l’afflusso degli utenti supera il numero di un piccolo condominio, se le autocertificazioni digitali funzionano a metà e se app nate per tracciare il virus, sbagliano i dati? Con la pandemia, l’Italia ha scoperto la sua debolezza sul fronte delle nuove tecnologie” (Laura Della Pasqua, “Digitale negli uffici pubblici: un fallimento dietro l’altro”, La Verità, 25 gennaio 2021).

Tornare alle urne

“Coloro che vengono arruolati nell’ultima ora per mantenere in vita il Governo e, probabilmente, anche la legislatura non rispondono ad un elettorato del quale potrebbero anche nell’emergenza interpretare le volontà. Nominati, non eletti, come tutti, da chi li ha messi in lista per le votazioni del 4 marzo 2018, si sentono liberi ed anzi nel consentire la navigazione a Giuseppe Conte pensano, mi auguro sinceramente, di fare il bene del Paese. Dicono che non si provoca una crisi di Governo in piena pandemia ed in presenza di una grave crisi economica. Ma se la critica che, una volta tanto, accomuna Matteo Renzi ed i partiti del Centrodestra, attiene proprio alla gestione della risposta alla diffusione del virus e alla utilizzazione delle risorse provenienti dall’Europa come è possibile attendere dopo? Sarebbe troppo tardi.

Anche l’ipotesi di un voto anticipato in caso di scioglimento delle Camere, ove al Governo mancasse la fiducia, che secondo alcuni sarebbe una iattura emblematicamente raffigurata con la gente in fila distanziata, con la mascherina, dinanzi al seggio elettorale è una ragione che non regge. Infatti, fin dalle prossime settimane si voterà in giro per il Continente” (Salvatore Sfrecola, “Il taccuino del Direttore”, in questa Riv., 18 gennaio 2021).

È comunque facilmente intuibile, ma non giustificabile, che buona parte dei parlamentari teme di perdere, con notevole anticipo, il trattamento economico di cui attualmente beneficia.

Paese allo sbando

“La crisi di governo che stiamo attraversando è anche una crisi di credibilità, come se l’autorità avesse perso via via autorevolezza.

E al di là degli esiti parlamentari di questo imbuto, dove tutte le emergenze del Paese sono precipitate e si ammassano indistinte e irrisolte, si registra con evidenza un ulteriore passo avanti nell’unico distanziamento dannoso in tempi di pandemia: quello tra i rappresentati e i rappresentanti, tra i cittadini e gli eletti, tra la politica e la società.

…Noi governati non siamo mai stati in condizioni più critiche, e cresce il rischio di una sfiducia più diffusa e più acuta verso chi dovrebbe guidarci fuori da una tempesta perfetta, dove il flagello del virus fa da detonatore a una sommatoria di questioni infiammabili, dal cui esito dipende il nostro futuro come nazione.

Monta la rabbia sociale per la povertà crescente, l’insofferenza giovanile per la scuola forzatamente in assenza, lo sconforto di un ceto medio diventato improduttivo. Lo sconforto, ecco, è forse il sentimento nazionale più diffuso.

Aperta la crisi, il difficile sarà chiuderla, e come, con chi. Il tempo non ci aspetta, la Comunità Europea ancora meno” (Carlo Verdelli, “La sfiducia che cresce”, Corriere della sera, 22 gennaio 2021).

Falle quotidiane

Ancora troppi punti oscuri nel business delle “mascherine”.

Molteplici interventi di faccendieri, mediatori e commissari.

C’è molto da chiarire. Ma per adesso solo atteggiamenti omertosi.

I 5 Stelle

…“Il Movimento 5 Stelle oggi è inerte, muto, è lo scaffale di un supermercato in cui fare shopping…

La nostra è la liturgia dell’impotenza” (Marco Damilano, “La scalata della collina”, L’Espresso, n. 5/2021, 10 ss.).

L’incertezza regna sovrana

“Prima dell’ultima girandola di cambi di casacca, il sito Openpolice aveva calcolato che nel solo 2020 erano stati 57 gli onorevoli eletti in un partito che avevano deciso di traslocare in un altro, spesso di segno opposto. Dell’elenco fanno parte molti grillini i quali, pur essendo approdati in Parlamento con i voti di un Movimento che tra le sue bandiere sventolava il vincolo di mandato, non si sono fatti alcun problema a transitare dai 5 Stelle a Fratelli d’Italia e Forza Italia, ma anche di unirsi al Pd, alla Lega, a Italia viva, a Leu e perfino ad Azione, il micropartito di Carlo Calenda. Una diaspora che ha coinvolto ben 22 pentastellati e che, a quanto pare, ancora non si è conclusa.

Ma se neppure un virus che ha rinchiuso in casa gli italiani ha impedito ai grillini di accasarsi altrove, i voltagabbana non si registrano solo nel gruppo fondato da Beppe Grillo al grido di “Vaffa” contro tutti i partiti tradizionali.

L’abitudine della transumanza è un fenomeno che colpisce indiscriminatamente destra e sinistra. E infatti, basta scorrere l’elenco dei fuoriusciti per trovare storie di instabilità politica degne di studi approfonditi sulla personalità dell’onorevole” (Maurizio Belpietro, “Razza poltrona”, Panorama, n. 5/2021, 6).

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