sabato, Luglio 27, 2024
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La spada di Damocle

di Salvatore Sfrecola

Iniziano questa mattina le consultazioni al Quirinale. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sentirà dalla voce dei rappresentanti dei partiti e dei gruppi parlamentari come pensano si possa formare il governo della nuova legislatura. Sappiamo che saranno tutti contrari alla maggioranza uscita dalle urne del 25 settembre ed avranno anche motivi di polemica, indotti dal teatrino nel quale nei giorni scorsi si è esibito Silvio Berlusconi con le sue avventate dichiarazioni su candidature ministeriali oltremodo divisive nell’ambito della maggioranza e, da ultimo, con le esternazioni su Ucraina e Putin che hanno fatto dubitare della sua fede atlantica, mettendo in difficoltà Antonio Tajani, dato per certo ministro degli esteri. Si è detto, infatti, da parte di alcuni politici, in particolare da Giuseppe Conte, che quella delicata casella ministeriale non può essere affidata al rappresentante di un partito il cui leader mostra incertezze gravi in tema di fede nei principi di libertà e indipendenza dei popoli, che hanno indotto l’Occidente a schierarsi, senza tentennamenti, contro l’invasione russa dell’Ucraina.

Naturalmente sono subito arrivate le smentite e le precisazioni, di Berlusconi e dello stesso Tajani, persona coerente e di sicura fede atlantica, con una ricca esperienza in Europa, quale Commissario dell’Unione e Presidente del Parlamento. Tuttavia l’episodio, ultimo di una serie di prese di posizione del leader di Forza Italia, incapace di accettare il ruolo che i numeri della sua performance elettorale gli assegnano nell’ambito della maggioranza di Centrodestra, dimostrano che il Governo, che probabilmente nascerà domani all’esito dell’incontro tra il Presidente della Repubblica ed i rappresentanti della maggioranza, inizia il suo percorso sotto il segno della “spada di Damocle” di Silvio Berlusconi, incontenibile nella sua smania di protagonismo, ben riassunta nell’affermazione secondo la quale, durante l’incontro in via della Scrofa, Giorgia Meloni gli avrebbe chiesto di farle da consigliere.

Naturalmente il pericolo per il Governo nascente non deriva dalle esternazioni episodiche e spesso pittoresche del vecchio leader, ma dalla possibilità di veri e propri sabotaggi, ove alcune sue aspettative, che nulla hanno di politico, non vengano accolte dalla maggioranza. È facile pensare a questioni attinenti alle televisioni e, in particolare, alla Giustizia. Anche il colloquio con Carlo Nordio, che si dice Giorgia Meloni sarebbe intenzionata ad indicare al Presidente della Repubblica come ministro della Giustizia la dice lunga. Berlusconi che ha fatto fare all’ex Presidente del Senato, Elisabetta Casellati, la figura del suo candidato agente a via Arenula, incontrando l’ex magistrato ha dato l’impressione di voler sapere da lui come la pensa su temi quali la riforma della legge Severino, cara al Cavaliere sotto processo e, quindi, sotto la “spada di Damocle” di una nuova condanna.

Quella spada Berlusconi vorrebbe tenere appesa sulla testa di Giorgia Meloni imprudentemente. Infatti, i rumors che provengono da Forza Italia dicono che taluni parlamentari potrebbero non seguire le indicazioni del leader o addirittura staccarsi dal gruppo parlamentare, mentre non è escluso che da Italia Viva, se non da Azione, possano provenire all’occasione voti preziosi, considerato il desiderio di Matteo Renzi e Carlo Calenda di accreditarsi come “liberali”, moderati, sempre più lontani dai confusi velleitarismi valoriali del partito di Enrico Letta, in trasformazione se non in liquidazione.

Giorgia Meloni non avrà certamente vita facile, per la grave situazione economica interna ed internazionale, e per la scarsa esperienza di alcuni che potrebbero accompagnarla al governo e dei possibili collaboratori, ma la giovane leader di Fratelli d’Italia sa il fatto suo, ha aggiornato il suo programma politico e di governo ed è determinata, come gli italiani desiderano che sia chi li rappresenta. E l’augurio che abbia successo, innanzitutto per l’Italia, lo facciamo fin d’oggi volentieri.

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