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Oggi a Roma, alle 12.00, nella Chiesa di San Lorenzo in Lucina, i funerali di Sforza Ruspoli, un Gran Signore

di Salvatore Sfrecola

“Meglio nobili che ignobili”. Molti romani ricorderanno Sforza Marescotto Ruspoli, detto ‘Lillìo’, che con questo motto si era presentato alle elezioni per il Consiglio comunale di Roma. Principe di Cerveteri, politico, dirigente d’azienda, Ambasciatore del Sovrano Ordine di Malta, è stato l’ultimo rappresentante di una delle più antiche famiglie romane, risalente al XIII secolo, imparentata con i Farnese, i Salviati, gli Orsini, i Dampierre. Viveva nel Palazzo di famiglia, tra via del Corso e piazza San Lorenzo in Lucina, splendido per gli arredi, le decorazioni, gli affreschi. Lì incontrava intellettuali, registi, attori, scrittori e giornalisti, da Leo Longanesi a Roberto Rossellini, da Carlo Pesenti a Renato Angiolillo, all’editore Luciano Lucarini (Pagine) del quale era molto amico. Non di rado invitava gli amici al Circolo della Caccia o nello splendido castello che domina il centro di Cerveteri, la cittadina laziale a pochi chilometri da Roma.

Nato il 23 gennaio 1927, ricordava spesso di essere coetaneo di Queen Elizabeth e non dimenticava di aver danzato con lei nei saloni di Palazzo Colonna quando la giovane Principessa, erede al trono di Albione, soggiornò a Roma. Ci ha lasciato a poco più di un mese dalla morte della Regina.

L’infanzia in Brasile, gli studi universitari, l’esperienza nel direttivo del Banco di Roma ne hanno fatto un costante riferimento sui temi dell’economia e della finanza che lo vedevano sempre aggiornato, attento ed approfondito nelle analisi, come posso testimoniare per aver avuto occasione di incontrarlo spesso negli ultimi anni, sempre affettuoso, ironico e garbato, un piacevole conversatore. Discutevo con lui anche di temi storici, non senza qualche contrasto quando si affrontava il tema del Risorgimento sabaudo che lo lasciava molto perplesso, lui fedele al ricordo del Papa Re.

Cattolico intransigente, Ruspoli era uno dei più noti esponenti di quella che è stata definita “Nobiltà Nera”, le famiglie che chiusero i portoni dei loro palazzi all’indomani del 20 settembre 1870, quando l’esercito italiano entrò a Roma, fedeli alla Chiesa e al Romano Pontefice, a lungo contrapposte alla nobiltà di fede sabauda. Nel dopo guerra Lillìo Ruspoli entrò a far parte del Movimento Sociale Italiano, fondò i Centri d’Azione Agraria, movimento apartitico, in difesa della civiltà contadina. Nel 1989, capolista per la Destra Nazionale alle elezioni comunali di Roma. Fu eletto con 37mila e 240 voti di preferenza. Non ha avuto la possibilità di gioire per la nomina del Governo Meloni che stimava molto.

Andava particolarmente orgoglioso del ruolo di Ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta presso il governo de La Valletta, di membro dell’Accademia Pontificia di Belle Arti e Lettere, e della ‘delega’, per Roma e il Lazio, dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, dei Borbone delle Due Sicilie. Nel 2006 il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, fece il nome di Sforza Ruspoli per la vicepresidenza della Banca del Sud.

Si sposò due volte. Una prima con la duchessa Flavia Domitilla Borghese Salviati, da cui ebbe due figlie, Claudia e Giada, poi con Maria Pia Giancaro, una giovanile esperienza di modella e attrice, dalla quale ha avuto Giacinta Ortensia Rosa Maria, che nel nome ricorda l’antenata, Giacinta Marescotti, proclamata santa.

Un Principe scrittore: ‘La terra trema, invito alla rivolta’, ‘Vite la leoni. La fortuna di averli conosciuti’.

Mancherà a molti.

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