sabato, Luglio 27, 2024
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L’afflato, quando si riconosce nei collaboratori dei ministri

dei Salvatore Sfrecola

La squadra di governo è praticamente al completo. Mancano solamente viceministri e sottosegretari, ma già i Capi di gabinetto ed i Capi degli uffici legislativi sono al loro posto e all’opera. A tutti questi, che costituiscono gli “uffici di diretta collaborazione” si deve riconoscere elevata professionalità. Sono magistrati del Consiglio di Stato, della Corte dei conti o avvocati dello Stato. Tutti sanno di leggi e regolamenti, conoscono l’ordinamento dei ministeri e le procedure con le quali questi operano. Quasi tutti hanno anche una notevole esperienza. Hanno svolto le stesse funzioni in varie amministrazioni, con diversi ministri, di diversi partiti politici. Mai hanno sentito imbarazzo per la linea politica del ministro, quando diversa da quella del predecessore. Del resto, sono dei tecnici e il fatto di essere magistrati amministrativi o contabili assicura loro un’attitudine all’indipendenza, espressione preziosa della loro professionalità. Quanti, poi, provengono dall’Avvocatura dello Stato hanno il vantaggio di essere, ratione officii, istituzionalmente accanto agli apparati ammnistrativi che sono abituati a difendere dinanzi ai giudici di ogni ordine e grado.

Aggiungo, a questa ricognizione della realtà ed a talune considerazioni generiche, che quasi tutti sono miei conoscenti, molti sono amici. Con taluni condivido, altresì, ideali di politica istituzionale ed esperienze di ricerca e professionali.

In alcuni riconosco anche un afflato politico, che significa condivisione entusiastica della filosofia politica cui si ispira l’autorità con la quale collaborano. Senza quell’afflato, che stimola l’estro e la fantasia, anche il migliore dei collaboratori non è un’opportunità ma un peso, una zavorra.

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