di Salvatore Sfrecola
Abbiamo perduto un po’ la memoria di alcuni fatti che certamente non saranno sfuggiti al Procuratore della Repubblica di Bergamo che sta procedendo ad accertamenti per verificare se vi sono stati comportamenti penalmente rilevanti nella predisposizione degli strumenti di risposta al COVID-19.
Partiamo appunto dalla definizione dell’infezione. Dal numero: 19 sta ad indicare l’anno, il 2019, nel quale l’elemento infettivo e stato individuato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.). È probabile che di questi accertamenti sia stato informato il nostro Ministero della salute, considerato che nell’ambito dell’O.M.S. operano autorevoli esponenti italiani. Non sappiamo se ufficialmente l’Organizzazione ha informato lo Stato italiano. Comunque mi rifiuto di credere che i nostri rappresentanti non ne abbiano data notizia, sia pure informalmente al nostro Governo.
In ogni caso del COVID-19 l’O.M.S. informa il Governo italiano il 30 gennaio 2020 in termini tali che il giorno dopo il Consiglio dei Ministri proclama “lo stato di emergenza”. Il provvedimento merita di essere attentamente esaminato, fin dalle premesse che danno conto dell’esigenza di provvedere.
Leggiamo, dunque, che il Consiglio dei Ministri nella riunione del 31 gennaio 2020 “Vista la dichiarazione di emergenza internazionale di salute pubblica per il coronavirus (PHEIC) dell’Organizzazione mondiale della sanità del 30 gennaio 2020; viste le raccomandazioni alla comunità internazionale della Organizzazione mondiale della sanità circa la necessità di applicare misure adeguate; Considerata l’attuale situazione di diffusa crisi internazionale determinata dalla insorgenza di rischi per la pubblica e privata incolumità connessi ad agenti virali trasmissibili, che stanno interessando anche l’Italia; Ritenuto che tale contesto di rischio, soprattutto con riferimento alla necessità di realizzare una compiuta azione di previsione e prevenzione, impone l’assunzione immediata di iniziative di carattere straordinario ed urgente, per fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività presente sul territorio nazionale; Considerata la necessità di supportare l’attività in corso da parte del Ministero della salute e del Servizio sanitario nazionale, anche attraverso il potenziamento delle strutture sanitarie e di controllo alle frontiere aeree e terrestri; Vista la nota del 31 gennaio 2020, con cui il Ministro della salute ha rappresentato la necessità di procedere alla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale di cui all’articolo 24 del decreto legislativo n. 1 del 2018; Considerato, altresì, che il Fondo per le emergenze nazionali di cui all’articolo 44, comma 1, del citato decreto legislativo n. 1 del 2018, iscritto nel bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, presenta le disponibilità necessarie per far fronte agli interventi delle tipologie di cui alle lettere a) e b) dell’articolo 25, comma 2, del decreto legislativo n. 1 del 2018, nella misura determinata all’esito della valutazione speditiva svolta dal Dipartimento della protezione civile sulla base dei dati e delle informazioni disponibili ed in raccordo con il Ministero della salute; Ritenuto, pertanto, necessario provvedere tempestivamente a porre in essere tutte le iniziative di carattere straordinario sia sul territorio nazionale che internazionale, finalizzate a fronteggiare la grave situazione internazionale determinatasi; Tenuto conto che detta situazione di emergenza, per intensità ed estensione, non è fronteggiabile con mezzi e poteri ordinari; Ritenuto, quindi, che ricorrano, nella fattispecie, i presupposti previsti dall’articolo 7, comma 1, lettera c), e dall’articolo 24, comma 1, del citato decreto legislativo n. 1 del 2018, per la dichiarazione dello stato di emergenza; Su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri; Delibera: 1) In considerazione di quanto esposto in premessa, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 7, comma 1, lettera c), e dell’articolo 24, comma 1, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, è dichiarato, per 6 mesi dalla data del presente provvedimento, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili. 2) Per l’attuazione degli interventi di cui dell’articolo 25, comma 2, lettere a) e b) del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, da effettuare nella vigenza dello stato di emergenza, si provvede con ordinanze, emanate dal Capo del Dipartimento della protezione civile in deroga a ogni disposizione vigente e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico, nei limiti delle risorse di cui al comma 3. 3) Per l’attuazione dei primi interventi, nelle more della valutazione dell’effettivo impatto dell’evento in rassegna, si provvede nel limite di euro 5.000.000,00 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali di cui all’articolo 44, comma 1, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1”.
C’è tutto quel che serve per capire. Il pericolo per il virus, isolato nel 2019, viene segnalato il 30 gennaio 2020, il Governo con un provvedimento, nel quale abbondano i rilievi di pericolo in ragione “del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”, delibera, per sei mesi, “lo stato di emergenza”.
Sembra che mancasse o, più esattamente, non fosse aggiornato il piano nazionale che avrebbe dovuto disporre una risposta sanitaria ed organizzativa in caso di una epidemia.
Mi chiedo ancora se dal 2019 al 30 gennaio 2020 il Governo non sapesse nulla di quel che sarebbe accaduto. Infatti la pericolosità del virus, isolato nel 2019, non sarà stata certamente accertata il 29 gennaio, cioè il giorno prima della comunicazione dell’O.M.S..
In ogni caso il Governo ha atteso quasi un mese, il 23 febbraio, per adottare il primo decreto legge il n. 6. Il primo di una lunga serie di provvedimenti d’urgenza che spesso si sono accavallati e intersecati con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, i d.P.C.M., contestatissimi quanto alla loro legittimità, anche costituzionale, dei quali il Presidente Giuseppe Conte faceva oggetto delle sue logorroiche conferenze stampa.