martedì, Aprile 23, 2024
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Il naufragio sulle coste della Calabria. Dubitano della Guardia Costiera per attaccare il Ministro Salvini

di Salvatore Sfrecola

L’obiettivo è Matteo Salvini, Ministro delle infrastrutture dal quale dipende la Guardia Costiera, che in questi giorni il Partito Democratico ed i suoi satelliti, alla disperata ricerca di una qualche visibilità, osserva con sguardo critico quanto al ruolo avuto in occasione del tragico naufragio che ha coinvolto i migranti a bordo di una fatiscente carretta nel mare di Calabria. E nessuno si vergogna, in assenza di elementi che comprovino anche solo i vaghi dubbi di trascuratezza più o meno apertamente manifestati, di denigrare agli occhi dei cittadini la Guardia Costiera,organizzazione del Corpo delle Capitanerie di Porto, una delle articolazioni della Marina Militare, che negli anni ha salvato decine di migliaia di naufraghi anche nelle condizioni di mare più difficili. E si trascura il fatto che quel mezzo, non so tecnicamente come definirlo, che conduceva migranti in Italia, avendo escluso di farli sbarcare in Grecia, pur costeggiata per una buona quantità di miglia nautiche, è giunto a ridosso delle coste della Calabria ed è disintegrato avendo urtato un ostacolo non previsto dal pilota, evidentemente a corto di nozioni sullo stato delle coste o più probabilmente privo di strumenti capaci indicare lo stato dei fondali. Per cui si deve giungere alla conclusione che, se non ci fosse stato quell’ostacolo, il mezzo sarebbe arrivato indenne sulle coste della Calabria. E questo dimostra la pretestuosità anche solo dei dubbi sul ruolo della Guardia Costiera e l’evidente intento di colpire il Ministro, notoriamente ostile all’immigrazione clandestina.

Mi appassiona la difesa, del resto facile, della Guardia Costiera avendo io, nella veste di Consigliere giuridico dell’allora Ministro della Marina mercantile, Giovanni Prandini, stilato personalmente il decreto 8 giugno 1989 che l’ha istituita quale articolazioni delle Capitanerie di Porto con compiti operativi in materia di assistenza, di sicurezza della navigazione, di soccorso, di polizia marittima e demaniale, nonché di vigilanza, anche ai fini della prevenzione e della repressione degli inquinamenti, sulle zone marittime interne, sul mare territoriale e sulle aree marine soggette alla giurisdizione dello Stato. Il Ministro aveva fortemente voluto l’istituzione della Guardia Costiera avendo verificato come all’estero avesse un rilevante ruolo nella difesa delle frontiere marittime, nella tutela della vita umana in mare e della sicurezza della navigazione. Ricordo le opposizioni che superai, d’intesa con il Consigliere giuridico del Ministro della Difesa, in quanto le Capitanerie di Porto sono dipendenti dal ministero della difesa come Corpo della Marina Militare, ma funzionalmente al servizio del Ministero della allora Marina mercantile oggi delle infrastrutture, e varammo quel decreto con l’opposizione di alcune istituzioni dello Stato gelose del loro ruolo in mare. Trascurando una elementare considerazione che è stata sempre il pezzo forte della mia posizione nel dibattito: quella che in mare prima di tutti c’è la Marina Militare.

Da allora la Guardia Costiera si è coperta di gloria rispondendo al ruolo che le era stato attribuito di polizia marittima e di tutela della vita umana in mare che per qualunque marinaio è un dovere primario ben prima che fosse codificato in apposite convenzioni internazionali. Tra l’altro ricordo l’intesa, consegnata in un apposito decreto (12 luglio 1989) con il Ministro dei beni culturali Vincenza Bono Parrino per la tutela delle aree marine di interesse storico artistico o archeologico. Si tratta di una iniziativa a tutela dei giacimenti sommersi, perché il depauperamento del patrimonio sommerso è uno degli sport preferiti dei tombaroli del mare, d’intesa con mercanti d’arte senza scrupoli e collezionisti privati disonesti. Fu una importante iniziativa e suggerirei al Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che so particolarmente attento alle esigenze di tutela del patrimonio archeologico, di rinverdire quel rapporto di collaborazione, perché quei giacimenti subacquei costituiscono, oltre una pagina importante della storia della civiltà che si è sviluppata lungo le coste del Mare Mediterraneo, anche una straordinaria attrattiva di carattere culturale e turistica da sfruttare con visite in loco con motoscafi a chiglia trasparente che consentano l’osservazione dei fondali.

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