martedì, Aprile 16, 2024
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Povera terra mia, povera Italia! Ipocriti e bugiardi!

di Salvatore Sfrecola

La mia terra sfregiata, la mia Italia periodicamente sconvolta da eventi naturali, terremoti, inondazioni. Leggiamo sui giornali e sentiamo dalle televisioni, accompagnate da cronache drammatiche illustrate da filmati catastrofici, che tutto questo è conseguenza del cambiamento climatico con eventi in qualche misura imprevedibili di eventi dovuti allora riscaldamento della terra. Naturalmente troveremo del vero in tutte queste affermazioni ma c’è sicuramente qualcosa di più è che viene prima, la mancata prevenzione la mancanza di tutela del territorio in presenza di una situazione idrogeologica precaria in molte zone del paese. Pertanto, i più onesti parlano di disastro “annunciato”. Come sempre, come nel Polesine, come a Firenze, come a Sarno, come ad Alessandria. Allora vuol dire che non è tutta colpa della natura ma dell’uomo che non ha saputo prevedere e prevenire. Più esattamente è colpa della politica che ha consentito la cementificazione dei fiumi, il mancato controllo degli accumuli di materiali capaci di favorire le esondazioni, che non ha contrastato l’abusivismo edilizio, che ha tombato torrenti le cui acque, alla prima occasione, si vendicano e invadono città e borghi.
Tutto è nelle immagini di un tempo e di questi giorni. Il più evidente l’affollamento di ingenti quantità di legname sotto i ponti sui fiumi in piena. È evidente che quell’accumulo di materiali non può essere il prodotto di poche ore o di pochi giorni, ma è conseguenza di un’antica trascuratezza che probabilmente è stata causata negli ultimi tempi dalla siccità. Per cui chi avrebbe dovuto provvedere probabilmente ha ritenuto che, mancando l’acqua o mancando la portata d’acqua che poteva in quel momento rappresentare un pericolo, non fosse necessario pulire le sponde del fiume e assicurare che esse fossero sgombre dai materiali che naturalmente vengono portati dalle acque. Forse in bilancio non c’erano neppure i fondi occorrenti per quei lavori.
Ricordo, perché l’ho scritto più volte, che un tempo era previsto nell’ordinamento l’“assistente idraulico” che era un dipendente dell’allora Ministero dei lavori pubblici il quale aveva il compito di seguire un tratto di fiume per verificare che non ci fossero accumuli di materiali che potevano facilitare esondazioni o altre situazioni critiche. Trasferite queste funzioni alle regioni è sparito l’assistente idraulico né è stato sostituito dagli strumenti oggi a disposizione, sensori, telecamere, droni, attraverso i quali è possibile monitorare la condizione delle sponde dei fiumi. Non è pertanto assolutamente giustificabile questa disattenzione, se non per l’atavica trascuratezza degli amministratori pubblici, a tutti i livelli di governo, per la prevenzione, un’attività che non appare, che ha scarsa visibilità e quindi politicamente non paga. Ed è assolutamente sbagliato perché lavori di manutenzione di sistemazione del territorio comporterebbero anche importanti interventi a carico dei bilanci pubblici, facendo lavorare imprese, tecnici specializzati e tutto quello che naturalmente consegue a questo tipo di interventi. D’altra parte, questo è un Paese che pur essendo ricco di acque non le conserva, che ha acquedotti che perdono oltre il 50% della portata che è una cosa obiettivamente disdicevole per non dire altro. E, quindi, non ci deve stupire che periodicamente accadono questi eventi che poi comportano spese ingenti a carico dei bilanci pubblici, di gran lunga superiori a quelle che sarebbe stato necessario impegnare per la manutenzione e la prevenzione. Si pensi, nell’attualità, ai danni al patrimonio agricolo e turistico dell’Emilia-Romagna sconvolto che ha subito danni che non potranno neppure essere risarciti in poco tempo e nella misura giusta.
A noi basta oggi ritornare sulle mutazioni climatiche per consolarci, come per dire che è inevitabile. Non è vero bugiardi ipocriti! Non è inevitabile niente anche perché fenomeni di questa portata ce ne sono stati tanti in passato. Nella mia esperienza personale, oltre a quelli a tutti noti, ne ricordo uno, ad esempio, nel periodo estivo sul litorale marchigiano vicino Senigallia, che è stata di recente oggetto di un’alluvione particolarmente dannosa. Parecchi anni fa, più di cinquanta, ci fu un fortunale pauroso, durato alcune ore, con abbattimento di alberi, inondazione di strade, giardini e scantinati, talmente consistente che le voci che si raccoglievano sul momento parlavano di danni ingenti, di feriti, addirittura di morti, che poi non ci furono per fortuna. Questo per dire, ed era un periodo estivo. Come ricordo che all’età di 11 anni, ai primi di ottobre, su Roma si abbatté un temporale straordinario con visibilità ridotta a pochi metri. Ore di pioggia con alberi caduti, cantine allagate, strade impraticabili.
Quindi questi fenomeni ci sono sempre stati. Oggi l’effetto probabilmente si è ampliato per l’innalzamento della temperatura anche del mare e forse avremo ancora fenomeni particolarmente intensi, prevedibili che esigono una particolare attenzione da parte delle autorità che ben conoscono le fragilità del territorio.
La politica provi ad essere seria, a far applicare le leggi. Ricordo che dopo il terremoto di Reggio Calabria e Messina del 1908, l’anno successivo, pochi mesi dopo, fu emanato un Regio Decreto che dava conto delle prescrizioni di una Commissione di studi e del voto del Consiglio superiore dei lavori pubblici che indicava come si dovesse procedere nelle costruzioni in zona sismica, edifici bassi, strade larghe, materiali via via più leggeri quando si saliva nei piani delle abitazioni perché il peso fosse ben distribuito. Tutte regole di buon senso, che gli ingegneri romani conoscevano bene tant’è che oggi crollano ponti e opere recenti, non quelle costruite ai tempi dell’Impero romano.
Credo che il governo Meloni, che ora sembra voler impegnare tutte le sue energie nella riforma costituzionale, che è prevedibile sarà un bagno di sangue politico, assumerebbe un importante merito storico se, approfittando dei fondi del PNRR ed di altri acquisiti con operazioni di finanziamento straordinario che gli italiani sottoscriverebbero volentieri, desse vita ad un grande piano di risanamento dei territori, mettendo in sicurezza il sistema idrografico, tutelando i boschi ad evitare quella devastazione estiva alla quale anno dopo anno assistiamo a seguito di incendi che danneggiano l’ambiente, impoveriscono il bosco e arricchiscono soltanto le imprese che forniscono alberi da reimpiantare. A questo proposito, considerato l’apporto straordinario che la vegetazione dà al miglioramento dell’ambiente anche in condizioni di mutamento climatico potrebbe consigliare il rimboschimento delle vaste aree territoriali abbandonate o sottoccupate. Ne trarrebbe gran vantaggio l’ambiente e anche l’economia del paese. Insomma, c’è tanto da fare per un governo che voglia mettere ordine a tanti settori trascurati da troppo tempo. Gli italiani apprezzerebbero, l’economia ne trarrebbe giovamento perché queste attività che non sono forse appariscenti e non portano voti perché poco conosciute assicurerebbero, attraverso importanti finanziamenti, il lavoro a tante imprese ed a tanti tecnici di varie professionalità e contribuirebbero a migliorare l’immagine del “Bel Paese” che piace agli italiani, ma che soprattutto attira gli stranieri, insieme all’arte, alla musica, alla letteratura alla storia.

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