giovedì, Ottobre 10, 2024
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Meno controlli e stop al danno erariale: la scelta di politici ignoranti e un po’ sciocchi

di Salvatore Sfrecola

Un titolo de Il Fatto Quotidiano di ieri preoccupa i cittadini: “FdI cancella il danno erariale: bavaglio alla Corte dei conti. Il governo prepara una norma per evitare il controllo successivo sugli atti”. L’articolo, a firma di Giacomo Salvini, ha anche un titoletto all’inizio del testo: “una legge contro la ‘paura della firma’” e afferma che “il governo Meloni sta preparando una riforma della Corte dei Conti che limiterebbe fortemente i poteri dei giudici contabili. L’obiettivo è quello di ridurre il più possibile le funzioni di controllo successive cioè quelle che seguono l’approvazione di un atto amministrativo, che comporta spese o un’opera pubblica. L’idea, allo studio dei vertici di Fratelli d’Italia è condivisa tra ministero della Giustizia e Palazzo Chigi, è quella di eliminare la cosiddetta “paura della firma”, il timore di amministratori e dirigenti pubblici di autorizzare progetti od opere pubbliche col rischio di essere poi perseguite dalla Corte dei Conti per danno erariale”.

Non so se questa iniziativa esiste veramente ma il bene parlarne per spiegare come stanno realmente le cose ed evitare non tanto uno scontro tra i giudici contabili e il governo quanto tra la politica e i cittadini, quei cittadini che, pagando imposte e tasse, alimentano i bilanci pubblici che amministratori e dirigenti impegnano nell’acquisto di beni e servizi con decisioni che vengono perseguite quando ne deriva un danno erariale, cioè quando le spese sono destinate ad opere inutili, non eseguite ad opera d’arte o per forniture scadenti o non necessarie. Da sempre i cittadini denunciano queste situazioni che li indignano accrescendo la disistima per la classe politica. C’è anche da dire che molte di queste spese inutili non lo sono per tutti, perché frutto di corruzione, come ci riferiscono giorno dopo giorno le cronache giudiziarie.

Lasciamo da parte per un attimo il reato di abuso d’ufficio che il Ministro Nordio si appresta a modificare perché ritenuta fattispecie dai contorni indeterminati anche se non sembra dalla lettura dell’art. 323 c.p. il quale lo individua a carico del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio il quale “nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di leggi e dalle quali non residuino margini di discrezionalità ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto”. 

Diverso è il caso del danno erariale che si caratterizza per una ingiusta diminuzione a carico della finanza o del patrimonio di un ente pubblico, cioè di noi cittadini. La regola fondamentale, l’art. 1 della legge n. 20 del 1994, richiede il dolo o la colpa grave perché il danno sia addebitato al responsabile. E colpa grave significa che l’autore della condotta dannosa deve aver agito con negligenza o imprudenza o imperizia ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline. Mi chiedo e chiedo a coloro che vorrebbero eliminare anche questa fattispecie di danno (e già lo hanno fatto nella delega fiscale) è mai ammissibile che resti impunito un fatto del genere? Che vada esente da colpa grave chi non comprende ciò che tutti comprendono, per dirla con Ulpiano “non intelligere quod omnes intelligunt”)? È ammissibile che questo amministratore o funzionario, in siffatte condizioni, abbia il timore di firmare? No! Assolutamente no. Chi ha paura di firmare vuol dire che è professionalmente inadeguato. Ha studiato poco e poco si è aggiornato.

Ma, si sente dire, che, in realtà, pur convenendo sulla astratta necessità di perseguire la colpa grave, il timore dei funzionari deriverebbe dagli indirizzi giurisprudenziali della Corte dei conti. Le statistiche delle condanne individuano un diverso scenario, che dice di condanne in casi molto gravi. Ma ammettendo anche, per amor di discussione, che la Corte abbia in taluni casi individuato in modo eccessivamente rigido i contenuti della colpa grave, un governo con senso dello Stato, che dovrebbe avere chi si ispira ai principi della destra storica, promuoverebbe una riflessione insieme alla Magistratura contabile anche individuando fattispecie sintomatiche di danno erariale prodotto con colpa grave. Non farlo dimostra il modesto livello della classe politica e la inaffidabilità professionale dei loro collaboratori.

C’è, poi, la questione dei controlli. “Già a maggio, prosegue Il Fatto Quotidiano, il governo aveva eliminato il cosiddetto controllo concomitante della Corte dei conti sul PNNR”. Ed è una palese dimostrazione di ignoranza del contenuto di quella forma di controllo che non ha effetti impeditivi dell’iter dei provvedimenti all’esame risolvendosi esclusivamente nella segnalazione di eventuali disfunzioni o ritardi. Ora si legge nell’articolo che abbiamo preso come riferimento, un provvedimento o un emendamento “prevederebbe la quasi eliminazione del controllo successivo sugli atti firmati dai dirigenti pubblici e amministratori locali. In sostanza, “i giudici contabili manterrebbero un potere consultivo e preventivo: i sindaci avrebbero la possibilità di inviare alla Corte dei conti progetti prima di firmarli e, in caso di assenso o di non risposta entro un certo periodo di tempo, a quel punto i giudici non avrebbero più la possibilità di contestare successivamente il danno erariale se non per i casi di dolo. Insomma, gli amministratori non sarebbero più puniti nel caso di colpa o colpa grave”.

La richiesta arriverebbe proprio da sindaci e dirigenti dei comuni che nei prossimi mesi dovranno gestire molti soldi e “mettere a terra” le opere pubbliche.

Anche qui è necessaria qualche precisazione. Il controllo successivo non è evidentemente impeditivo dell’efficacia dell’atto, intervenendo a cose fatte., ma evidentemente agli occhi dei politici ha il difetto di far emergere i casi di malagestione. Alla Corte resterebbe il controllo preventivo e la consulenza “nelle materie di contabilità pubblica”, una scelta quest’ultima del governo Berlusconi-Fini proprio per aiutare gli amministratori locali spesso in difficoltà per l’assoluta inadeguatezza numerica e, spesso, professionale dei funzionari locali.

Fu una scelta saggia di un governo di centrodestra nel quale, pur con tante limitazioni, si rifletteva e si teneva alto il senso delle istituzioni.

Una virtù evidentemente perduta. Saranno i cittadini a trarne le conseguenze a cominciare dalle prossime elezioni europee quando sentiranno dire che quei controlli che si vogliono eliminare li richiede la Corte dei conti europea che proprio sulle spese derivanti da finanziamenti europei accenderà i riflettori. Ecco perché nel titolo si parla di politici “un po’ sciocchi”.

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