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Si propone un’area liberale nella Lega

Si propone un’area liberale nella Lega
di Salvatore Sfrecola

C’è del nuovo a destra, in quel variegato assembramento di moderati, liberali, sovranisti e patrioti, non omologabili e, pertanto, capaci di rappresentare tutte le sfumature di un mondo nel quale i valori dell’identità nazionale assumono connotazioni che si ricollegano al pensiero e all’esperienza politica maturata lungo la vita politica dello Stato unitario, dal Regno alle varie “repubbliche” che hanno dominato governo e Parlamento negli ultimi decenni. Nel tempo della rivoluzione sovranista (da Giuseppe Valditara a Marco Gervasoni, passando per Paolo Becchi, i valori ed il senso della sovranità dominano l’esperienza politica delle destre, con alcuni distinguo. Giorgia Meloni, ad esempio, preferisce definirsi patriota, una parola dal fascino antico, che evoca l’impegno di idee e di azione che dal Risorgimento ha coinvolto italiani di tutte le classi sociali e di ogni regione di un Paese la cui storia è costituita dalle storie delle città e dei borghi lungo la penisola e lungo i secoli.

Patriota evoca la difesa della Patria “sacro dovere del cittadino”, secondo l’art. 52 della Costituzione, e naturalmente dei suoi confini, la tutela e la valorizzazione dell’identità di un popolo, della sua cultura, della sua storia, delle sue produzioni industriali. E nel senso della Patria è possibile amalgamare idee e programmi, smussare le divergenze, ricercare quel che unisce pur nella diversità delle esperienze e delle idee, quelle che un tempo si definivano ideologie.

In questo contesto sta l’apertura di ogni partito “di destra” alle culture di quest’area politica, prima tra tutte quella liberale che affonda le sue radici nel pensiero e nell’azione degli uomini del Risorgimento, coloro che seppero difendere i valori della libertà raccolti nello Statuto Albertino, la Costituzione del Regno di Sardegna e poi d’Italia, che seppero far del piccolo Piemonte un faro di libertà valido per tutti coloro che ambivano a fare dell’Italia divisa in regni e principati, spesso dominati da potenze straniere, uno Stato moderno, libero e prospero per l’impegno del genio italico.

Patriota Giorgia Meloni, anche Matteo Salvini è alla ricerca di una nuova configurazione di un partito ancora troppo padano, come dimostra la delegazione governativa nell’esperienza dell’Esecutivo giallo-verde, il Conte 1. E si apre alle varietà culturali del centrodestra, quelle liberali, in particolare che hanno assicurato alla leader di Fratelli d’Italia un crescente consenso. E la Lega apre ad ambienti culturali di tradizione liberale, risorgimentale che evocano le grandi figure della destra politica, da Camillo Benso di Cavour a Giovanni Giolitti, a Luigi Einaudi, uomini di idee ma anche di grandi capacità di governo. E così prende forma e si consolida un movimento culturale, che ha di recente ripreso ad operare con rinnovato impegno. Si chiama “Destra Liberale Italiana” che ha riunito venerdì 18 nella Sala Sforza del romano Hotel Parco dei Principi, una serie di personalità della politica, delle professioni, dell’imprenditoria, delle pubbliche amministrazioni.

L’iniziativa è stata assunta da Arturo Diaconale, direttore de L’Opinione, il giornale che fu diCavour, e da due parlamentari della Lega, il deputato Giuseppe Basini, astrofisico, già senatore di Alleanza Nazionale, e Cinzia Bonfrisco, eletta a Bruxelles, dirigente industriale, già di Forza Italia.

Diaconale “liberale da sempre”, iscritto alla Gioventù Liberale quando non aveva ancora l’età prevista dallo statuto (16 anni), come ha tenuto a dire, ha aperto il dibattito facendo un’analisi della democrazia italiana, del funzionamento del Governo e del Parlamento e della capacità della legge elettorale nella quale si misura la efficienza della democrazia, una legge che non dovrebbe essere di un partito o di una coalizione ma che, invece, cambia di legislatura in legislatura con l’evidente finalità di mantenere il potere o di accrescerlo da parte della maggioranza del momento.

Nel momento centrale del dibattito sono intervenuti Giancarlo Giorgetti e Riccardo Molinari per confermare la scelta strategica del Carroccio, impegnato ad ampliare la base culturale e politica che al Convegno è stata rappresentata dalle relazioni e dagli interventi dei dirigenti delle associazioni tradizionali del pensiero di destra, come la Lega Nazionale di Paolo Sardos Albertini, l’Unione Monarchica Italiana, rappresentata dal Presidente Alessandro Sacchi, e da esponenti della variegata galassia dei liberali, da Andrea Bernaudo (Liberisti Italiani) a Riccardo Lucarelli (Rete Liberale) a Giuseppe Sugamele (Libersind), a Michele Gelardi (Stato Minimo).

La Destra Liberale Italiana ritiene che questa sia la sua ora per restituire agli italiani, soprattutto ai giovani, quell’impegno partecipativo alle vicende della Patria che è venuta meno negli ultimi anni a causa del progressivo distacco dell’opinione pubblica dalla politica.

23 ottobre 2019

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