sabato, Aprile 20, 2024
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“Il Predestinato”, romanzo storico di Gianluigi Chiaserotti

di Salvatore Sfrecola

Si legge con progressiva curiosità questo libro di Gianluigi Chiaserotti alla ricerca dell’obiettivo sotteso alla vicenda umana e alle esperienze professionali di Amedeo del Drago di Civita d’Antino, abruzzese, di Aquila, principe, e si scopre che l’obiettivo è esaltare il ruolo super partes di un Capo di Stato Re. È un romanzo storico quello che ci propone l’Autore, avvocato per professione , storico per passione, scrittore e conferenziere brillante di cui si ricordano, tra i più recenti, scritti su Giovanni Paolo II, il Santo, ed Armando Diaz, il Duca della Vittoria, personalità che lui fa rivivere con la passione di chi va ad indagare sui documenti e sulla letteratura che li ha interpretati.

Questa volta Chiaserotti offre ai suoi lettori una narrazione garbata che ruota intorno al protagonista e ne fa uno strumento di dibattito politico di carattere istituzionale in un momento particolare della storia delle istituzioni italiane alla vigilia della elezione del Presidente della Repubblica, nel 2023, un evento che condiziona l’intera legislatura fin dall’indomani del 4 marzo 2018, quando i partiti hanno cominciato a fare i conti per individuare la possibile maggioranza che avrebbe eletto il Presidente. Nello stesso tempo quella maggioranza si è andata componendo e ricomponendo in tempi diversi in ragione dell’apporto recato al governo. Maggioranza la cui consistenza parlamentare è stata messa in discussione dal variare del consenso che i partiti hanno ottenuto nelle elezioni regionali e locali nel frattempo tenutesi.

Ricorre, dunque, nel dibattito politico il richiamo all’evento dell’elezione del Presidente che inevitabilmente condiziona le scelte dei partiti. Ed anche il Presidente della Repubblica dà l’impressione di avere consapevolezza di essere protagonista silenzioso del dibattito che direttamente lo riguarda come esponente politico e possibile candidato alla sua rielezione.

Alla luce di questo evento, di questa caratteristica di uno stato repubblicano, nel quale il Presidente viene eletto dal Parlamento e quindi dai partiti, va letta la decisa opzione dell’Autore per l’istituto monarchico che vede come elemento di garanzia e di equilibrio istituzionale. Profilo che, invero, dovrebbe essere comune al Presidente della Repubblica che viene definito normalmente garante della Costituzione, organo neutro, rappresentante della Nazione. In realtà il fatto che sia eletto, che intorno a lui si formi una coalizione che lo accompagna per tutta la legislatura e si propone anche di rieleggerlo e che, quindi, in qualche modo lo condiziona, fa sì che la differenza rispetto al sovrano sia evidente. Il Re non è eletto, ma assume il suo ruolo in ragione di una norma di successione e quindi è predestinato a regnare, educato fin da piccolo a regnare ad essere neutrale perché non hai esigenza di guadagnare e mantenere il consenso dei partiti. Ha dalla sua la storia nella quale il popolo si identifica nel tempo accanto ad una Dinastia che ha unificato il paese, che lo ha fatto diventare nazione in risposta ad un bisogno di unificazione sentito e perseguito col pensiero e con l’azione.

Ecco, dunque, Il predestinato (Editore PSE, 2020, pp. 100, € 12.00) e la narrazione attraverso la quale Gianluigi Chiaserotti ci conduce tra L’Aquila, i Savoia e la storia d’Italia. Già presentato con ampio concorso di un pubblico attento ad Alfedena, amena località abruzzese dove Chiaserotti ama trascorrere le sue vacanze, nella casa di famiglia, tra i suoi libri, il romanzo è ambientato ad Aquila, città di antiche tradizioni papaline, dove nel 1920 nasce un principe, Amedeo del Drago di Civita d’Antino, un saggio che rileva presto una dote, quella di saper ricercare l’intesa con le persone, ed anche di pacificatore di animi, dimostrando sempre di essere super partes in ogni occasione. Una dote naturale e generalmente apprezzata che gli consente di avere incarichi di prestigio nell’ordinamento della Repubblica lui monarchico, fedele alla Casata dei Savoia della quale difende in ogni occasione il ruolo storico nell’unificazione d’Italia. Ne evoca e rivendica i meriti contro tutti. Fu ministro, Presidente del Consiglio dei Ministri, Presidente della Camera dei Deputati, Presidente del Senato, Sindaco de L’Aquila, città che ha sempre rappresentato a Roma e di cui si sentiva il naturale figlio e difensore dei suoi interessi, Presidente del Parlamento Europeo, Presidente della Repubblica. Fu avvocato, storiografo, docente universitario (forse quello che più amava), giornalista.

“Il predestinato è un’opera di pura immaginazione, o, se vogliamo, speranza di forgiare uomini del genere nella nostra vita politica, in modo da risolvere tante problematiche. Non un sovrano, bensì un uomo super partes come un re”, spiega l’Autore. Super partes, come un Re che negli ordinamenti più antichi rivestiva anche il ruolo di sacerdote in una simbiosi di cui è stata nei secoli l’espressione “Re per grazia di Dio”.

“Sin dai tempi più antichi, anzi dagli inizi della Storia del mondo – spiega Chiaresotti – , la figura del re rappresenta, più che mai, un sostanziale e solido punto di riferimento. Il re, celeberrimo è l’assioma del poeta Quinto Ennio ‘Rem, regat Rex’, era una sorta di naturale bilancia tra i varii poteri dello Stato. Era un arbitro per eccellenza”. Rem regat Rex, il motto del Circolo, REX, appunto, il più antico della Capitale, nel quale Chiaserotti è da anni impegnato.

Super partes  come “in quei paesi, quaranta se si considerano anche quelli che riconoscono loro capo e sovrano il Re del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord nell’ambito del Commonwealth, che hanno conservato la Monarchia quale loro forma di governo”.

“Codesta funzione è naturale, è insita in lui; egli non può e non deve scendere a patti con nessuno, ma semplicemente guidare ed indirizzare la vita politica e pubblica“.

La storia, l’Abruzzo “forte e gentile”, come ricordava Gioacchino Volpe, il grande storico del Medio Evo, autore di uno straordinario ritratto di Re Vittorio Emanuele III, e la Casa reale dei Savoia si intrecciano inoltre con le vicende che vedono protagonista anche Alfedena, splendida perla del Parco Nazionale d’Abruzzo, che l’Autore frequenta da diversi anni, affettuoso omaggio alla Moglie che del paese è originaria. “Qui ho trovato l’ispirazione per scrivere, tra queste montagne cariche di storia e di ricordi, un luogo fatto di quiete e di pace dove è possibile ritrovarsi”.

Alfedena è stata visitata varie volte da membri della casa reale dei Savoia, tanto che la scuola dell’infanzia venne intitolata proprio alla Regina Elena di Montenegro, moglie del Re Vittorio Emanuele III, che fu presente all’inaugurazione tornando lì dove nel 1899, Principe ereditario, si era recato per godere dell’aria salubre del Parco d’Abruzzo.

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