sabato, Luglio 27, 2024
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Miscellanea di Domenico Giglio

Un dono della Regina Elena. Nel numero di ottobre della rivista “Il Bollettino Salesiano”, vi è una lunga e dettagliata esposizione delle vicende costruttive e della realizzazione della “Casa Don Bosco” a Valdocco, dove, oltre a ricordare la presenza di Principi di Casa Savoia alla cerimonia della Beatificazione del giugno 1929, si ricorda anche che nell’esistente Museo, in una vetrina è esposto il paliotto “in tessuto di qualità eccezionale- bisso -, ricamata a Nodi Savoia dell’architetto G. Ricci, donato dalla Regina Elena in occasione della visita del 13 aprile 1935”. Questo ricordo è un ulteriore tassello della grande religiosità e beneficenza della Regina, che seppe così bene trasmettere al figlio, Umberto, Principe ereditario e futuro Re.

Uno strano sistema elettorale. Le  elezioni presidenziali del 3 novembre negli USA fanno riflettere ancora una volta su di un sistema elettorale dove la maggioranza non è calcolata sul voto popolare complessivo, ma su quella dei rappresentanti dei singoli Stati che compongono la grande federazione nordamericana, per cui vale di più vincere in ogni stato con il 51% dei voti piuttosto che con il 60%, in quanto non esiste un collegio unico nazionale per il recupero dei voti superflui. Senza dubbio questo sistema, che affonda le sue radici nella struttura costituzionale originaria, è simile a quello dei collegi uninominale per la elezione della Camera dei Comuni nel Regno Unito, l’altra grande e più antica liberaldemocrazia esistente, ma un conto è eleggere un Parlamento in una secolare Monarchia, con un Sovrano a vita, ed un conto è eleggere per quattro anni, forse anche rinnovabili una sola volta, il Capo dello Stato della (ancora) potenza egemone mondiale.

Un’altra stranezza più recente è quella di consentire un voto “anticipato” per posta o di persona, per cui a 10 giorni dalla data effettiva delle elezioni, risultano aver già espresso la propria preferenza ben 52.600.000 elettori, di cui 36.400.000 per posta. Evidentemente trattasi di persone dalle convinzioni incrollabili, ma è proprio certo che di fronte a qualche fatto clamoroso di qualsiasi natura, ambientale, politica, personale qualcuno di essi potrebbe modificare il suo giudizio (ricordiamo un attentato terroristico in Spagna che spostò la maggioranza), e se poi qualcuno passasse a miglior vita il suo voto sarebbe egualmente valido a decidere l’elezione del Presidente! Qui non si tratta essere di destra o di sinistra, monarchico o repubblicano, ma di un qualcosa che stride con la logica e la ragione. Possibile che nessuno sottolinei questa seconda stranezza. e ne rilevi l’illogicità?

La percentuali del Covid. In questo periodo la pandemia del coronavirus riempie gli spazi giornalistici e televisivi sino ad essere opprimente, ottenendo l’effetto contrario a quello che si proponeva, passando dall’appello al senso di prudenza, di solidarietà, di responsabilità alla paura, sfiorando l’isteria ed il terrore, come quando si riporta e si evidenzia un appello al governo di cento professori delle più varie discipline perché prenda provvedimenti draconiani entro due o tre giorni, pena centinaia di morti al giorno. Ora che la malattia sia da combattere, sia pericolosa per la sua diffusione planetaria, non è discutibile, come non sono discutibili alcune forme di difesa, di controllo e di igiene, ma che sia molto meno letale di tante altre malattie è altrettanto non discutibile. Al 24 ottobre da statistiche ufficiose abbiamo 42.237.100 colpiti in tutto il mondo, che rispetto ai 7 miliardi di abitanti, rappresentano lo 0,6% della popolazione e di questi i morti sono 1.144.682, cioè il 2,70%. In Italia sempre nella stessa statistica i contagiati risultano 484.869, che rispetto a sessanta milioni di abitanti rappresentano lo 0,8% con 37.059 morti, ( quanti poi anziani ed in case per anziani ) pari al 7,64% dei colpiti dal virus. Ma queste statistiche e percentuali bisogna andarsele a cercare su internet, e nello stesso tempo una notizia della “Caritas” sul pauroso aumento dei poveri è passata sotto silenzio ed è scomparsa dal sito dove era apparsa, allo stesso modo di un’altra notizia sui numerosissimi nuovi malati di tumore, anche se logicamente non si tratta di malattia trasmissibile e paragonabile al Covid, ma percentualmente forse più letale. Evitiamo che i poveri ed i morti per la fame raggiungano e superino quelli del Covid!

Uomini e cinghiali: Nei giorni scorsi alla periferia di Roma una famiglia di cinghiali per evitare che scorrazzassero per le vie fu raccolta in una area cintata e successivamente eliminata con una decisione degli enti preposti, Regione, Provincia, Comune. Questa decisione, forse discutibile potendo esserci una alternativa,ha provocato una reazione locale e degli animalisti, con minacce di denuncie, interrogazioni parlamentari da parte di una deputata, occupando per più giorni ampi spazi sulla stampa sia locale che nazionale . Il discorso sul proliferare di questi animali, il cui numero aumenta in misura esponenziale, e sul pericolo da essi derivanti non è stato minimamente sfiorato da articolisti ed animalisti quando proprio in questi giorni vi sono stati prima ben due morti su una autostrada per l’improvviso attraversamento dei cinghiali e la più recente notizia di martedì scorsi, 20 ottobre nel tardo pomeriggio, di una automobile uscita di strada vicino Cremona, per l’improvviso attraversamento di un cinghiale, trovato poi morto vicino all’auto, con la conseguente morte della giovane donna che era al volante e gravi ferite del suo compagno. Notizie entrambe lette su internet e non sulla stampa nazionale, forse presenti sulle edizioni locali . Nessuna protesta per la diffusione ormai ovunque dei cinghiali, o manifestazione di solidarietà per questi poveri morti, come se ormai ( lo vediamo anche per gli orsi nel Trentino) la vita degli esseri umani passi in seconda linea rispetto a quella degli animali selvatici che stanno ripopolando non solo i loro Habitat, ma anche e sempre più si spingono nelle zone abitate.

Una costante dei “ballottaggi”. Tra il primo turno delle elezioni amministrative ed il secondo, il “ballottaggio” vi è stato un notevolissimo calo della affluenza alle urna che non ha sorpreso perché è ormai una costante storica . E altrettanto storico è il risultato del secondo turno che premia maggiormente la sinistra o il centrosinistra nel cui schieramento ancor oggi vi è l’unico vero partito rimasto in Italia, cioè il Partito Democratico, erede in parte del vecchio partito comunista, mentre nello schieramento opposto nessun partito o movimento ha ereditato o costituito una struttura organizzativa sul territorio di eguale dimensioni. Forse all’origine di “Forza Italia” vi fu una diffusione di sedi locali, che potevano dare origine ad una struttura capillare, ma il cosiddetto “partito di plastica”, tale è rimasto, senza congressi, senza organi collegiali, senza sedi periferiche e sulla stessa strada procedono anche i suoi compagni di cammino . Ecco perché diminuiscono gli elettori votanti, già non molto numerosi nel primo turno, maggiormente nel centrodestra, dimostrando un minore spirito combattivo e facendo prevalere una pigrizia quasi atavica, che quest’anno trova nel coronavirus il suo alibi, mentre sempre a sinistra vi sono organizzazioni parallele o confluenti, dai sindacati, alle sardine (adesso silenziose) all’ANPI, che mantengono viva la polemica e quindi tengono svegli i loro iscritti, demonizzando il pericolo dell’affermazione della destra o centrodestra.

Il cittadino nudo ed indifeso. Persona amica che stimo e ritengo veritiera mi ha raccontato che recatosi nella filiale del suo istituto bancario ha dovuto rispondere ad alcune domande sul “riciclaggio”, alla fine delle quali il direttore della banca gli ha cortesemente chiesto di portare quanto prima il 730 o 740 che poi sarebbe stato fotocopiato. Alla sorpresa dell’amico che ha chiesto il motivo di questa assurda richiesta da parte della banca il direttore, stringendosi nelle spalle, ha replicato che queste erano le disposizioni avute in quanto previsto in un non si sa quale Decreto ! “vuolsi così di là dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare”. Ora se il mio amico per il momento si è accontentato vorrei invece che si andasse a fondo su questa pretesa che viola la “privacy” del contribuente cittadino mettendo tutti i suoi dati e le sue scelte in mano ad un privato, perché tale sono la Banca, con i suoi dipendenti, quando questi dati sino in possesso delle istituzioni tributarie. alle quali sono stati inviati e consegnati! Quale necessità e quale azione e funzione ispettiva spetta alle banche dato che per gli accertamenti ci sono le istituzioni statali? perché le scelte di un 8 e 5 per mille, perché determinate detrazioni debbano essere conosciute da altri? Gli attuali successori dell’OVRA e della GPU possono andarsi a nascondersi per i loro metodi investigativi e per la loro faticosa raccolta di dati quando oggi con tanta facilità e semplicità si può mandare in giro nudo il cittadino .Altro che suddito, i sudditi avevano maggiori diritti.

Ancora, solo e sempre Zingaretti (non Montalbano). Nel gennaio scorso in due articoletti “Zingaretti, uno, bino, trino” e “I veri professionisti della politica”, scritti dopo le precedenti elezioni regionali in Emilia e Calabria, sottolineavo il caso unico di un politico contemporaneamente Presidente di una particolare Regione, il Lazio, comprendente Roma Capitale, e Segretario Nazionale di un importante partito nazionale, il Partito Democratico, senza che gli oppositori alla Regione avessero sollevato questo problema, non per incompatibilità costituzionali, ma per motivi pratici quali la sovrapposizione di lavoro e di tempi, sì da far pensare che fosse difficile assolvere bene ad entrambi gli incarichi, chiedendo allo Zingaretti una scelta e denunciando all’opinione pubblica, specie laziale (non parlo calcisticamente), questa duplicità di importanti incarichi. Sono passati otto mesi e la situazione è rimasta immutata e tutti, in occasione delle recenti elezioni regionali e referendum costituzionale del 20-21 settembre hanno potuto vedere l’impegno profuso dalla Zingaretti per il successo delle liste del suo partito e per il “Sì” referendario, anche se molti suoi elettori nel segreto dell’urna, pare abbiano giustamente votato “NO”. E poi le sue lunghissime dichiarazioni post elettorali, a reti “unificate”, quasi fosse il Capo dello Stato, e non un Segretario di Partito, anche qui massimizzando i dati positivi e minimizzando quelli negativi senza dare possibilità di replica, dichiarazioni che nulla avevano a che vedere con i problemi irrisolti della Regione Lazio. “Quo usque tandem abutere, Catilina (Zingaretti), patientia nostra?”, ma forse anche nel centrodestra non conoscono il latino!

31 italiani su 100 non rappresentati. Ricordiamo che la modifica costituzionale del numero dei parlamentari oggetto del referendum tenutosi il 20/21 settembre era stata approvata in tutte le votazioni prescritte dalla totalità o quasi dei parlamentari e che tutti i partiti si erano espressi per il “SI’”, per cui, secondo una certa logica, il numero dei voti favorevoli alla sua conferma, avrebbe dovuto sfiorare il 100% dei votanti, invece il numero dei “NO” ha toccato il 31% con una distribuzione regionale sulla quale torneremo. Il dato è importante perché vuol dire che ci sono milioni di italiani, che in mancanza di alternative, votano per i movimenti esistenti, ma che nel loro intimo hanno idee diverse e lontane dai programmi sbandierati, per cui i vari dirigenti dei partiti dovrebbero ascoltare maggiormente l’opinione pubblica, Ma questa discrasia tra i due dati, quello parlamentare e quello referendario ha in Italia un precedente clamoroso nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946, quando al 46% (ufficiale, ma contestato) di voti monarchici non corrispose che un numero molto più modesto di deputati monarchici alla Costituente, il che produsse clamorose ingiustizie quali l’esilio e l’avocazione dei beni nei confronti dei Savoia. Quanto ad un più recente referendum dove pure si è verificato il contrasto nei voti possiamo citare quello della “Brexit”, con conseguenze gravi per il Regno Unito (fino a quando ?). Tornando all’attuale referendum la distribuzione per Regioni lascia perplessi perché alla vittoria del “Sì’”, hanno maggiormente concorso le regioni meridionali, sia quelle governate dal centrodestra, sia quelle governate dal centrosinistra (es.Campania –CS- sì’ 77,41 – Sicilia- CD –sì 75,88) senza pensare al maggiore distacco e difficoltà che ci sarà nel rapporto tra gli eletti, in numero pesantemente minore e gli elettori in collegi elettorali sempre più vasti, che toccherà il culmine nel Senato. Questa equivalenza tra regioni centrodestra e centrosinistra nel voto minore alla media nazionale del 69%er il “Sì” si riscontra anche il tutto il centro nord (es. Toscana-CS –sì 66,01- Lombardia – CD- sì 68,12 ) per cui nei ridicoli trionfalismi i “cinquestellati” dovrebbero ringraziare quella parte di elettori leghisti e di destra che hanno espresso la loro approvazione al cambiamento : un esempio per tutti se l’elettore Veneto che ha riconfermato Zaia con oltre il 70%, dei voti, avesse votato “No”, il risultato sarebbe stato ben diverso dal 62,64 dì sì ed il 37,36 di “no”, che è il risultato effettivo registrato

Chi rappresenterà adesso questo 31% ? Mediti il centrodestra e non commetta altri errori. Ne ha già fatti molti anche nelle candidature regionali.

Le confessioni d’ un italiano. Se per i neoborbonici la lettura delle “Ricordanze” di Luigi Settembrini dovrebbe essere “obbligatoria” per demolire i loro miti delle Due Sicilie, “paradiso in terra”, così la lettura del grande romanzo di Ippolito Nievo (Padova,30-11-1831/ mar Tirreno, 4-3-1861), “Le Confessioni d’ un italiano”, dovrebbe ridimensionare le nostalgie “veneziane”, dei nuovi fautori della repubblica di San Marco, di cui, appunto il romanzo, seguendo la vita immaginaria del protagonista Carlino Altoviti, dal 1775 al 1858, racconta la fatiscenza delle sue istituzioni ancora in parte feudali, la sua impotenza militare, dopo l’ultimo sprazzo di vita nella prima metà del XVIII secolo, la debolezza ed il disfacimento, se non la viltà della sua classe dirigente aristocratica, che portò alla fine ingloriosa della repubblica, dopo una vita gloriosa di oltre millecento anni. Particolarmente significative le pagine sull’ultima riunione del Maggior Consiglio, prima della pace napoleonica di Campoformio, del 17 ottobre 1797 che segnò la fine dell’indipendenza, accettata con il voto favorevole di oltre 500 aristocratici presenti, “che quel giorno il consesso era scarso, appena giungeva al numero di 600 votanti senza il quale, per legge, nessuna deliberazione era valida”. non essendosi presentati tutti i titolari . A questa spietata analisi storica, della fine della repubblica veneta, attenuata dalla nostalgia per le vicende del Castello di Fratta, seguono i ricordi e le illusioni del periodo napoleonico e della restaurazione, ma il centro del romanzo, scritto di getto, da un giovanissimo Nievo rimane la più grande storia d’amore, mai raccontata, quella tra Carlino e la Pisana, la contessina sua cugina prima . Le pagine iniziali della cucina del Castello di Fratta, rimangono tra le più belle della nostra letteratura e giustamente, critici di altissimo livello, come ad esempio, Emilio Cecchi, ritengono questo romanzo “il più bel poema di giovinezza della letteratura italiana”, secondo solo al “Promessi Sposi”, anche se mancò quella pur necessaria rilettura dovuta alla morte improvvisa nel naufragio della nave “Ercole” che riportava dalla Sicilia nel continente il “garibaldino” Nievo, nato veneziano, ma che voleva morire italiano, come il protagonista del romanzo. Nievo, nella sua pur giovane vita, oltre ad una produzione letteraria vastissima, comprese novelle di impianto campagnolo, era stato un patriota ed aveva combattuto con Garibaldi, prima dell’impresa siciliana del 1860, anche nel 1859, seconda guerra d’indipendenza, nei Cacciatori delle Alpi . Se l’invito alla lettura è stato all’inizio particolarmente indirizzato ai nostalgici di una repubblica decaduta ed evanescente, il romanzo, pubblicato postumo nel 1867, con il titolo inesatto di “Le confessioni di un ottuagenario”, come fu lunga la vita di Carlino, dovrebbe essere letto o riletto (?), da tutti i cultori della nostra letteratura, e specie da giovani studenti, proprio per l’insieme di valori di cui è ricca la sua vicenda, di cui la passione per la libertà rimane forse il principale.

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