sabato, Aprile 27, 2024
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Se il consulente è ciarliero (e anche un po’ menagramo)

di Salvatore Sfrecola

La Verità oggi lo qualifica “menagramo” e in effetti il Prof. Walter Ricciardi, consulente del Ministro della Salute, Roberto Speranza, vede nero dappertutto e non tralascia occasione per farsi intervistare o per dichiarare, con l’effetto di preoccupare ulteriormente gli italiani che avrebbero bisogno di essere guidati nella prevenzione dal contagio e nelle possibili terapie ad evitare che, al primo starnuto, siano indotti a correre al pronto soccorso, con l’effetto, che ormai tutti conoscono, dell’intasamento di quelle strutture, dei posti letto e di quelli per terapia intensiva. Mentre tutti coloro che hanno altre patologie si devono aggrappare alla sorte.

L’ultima esibizione del Prof. Ricciardi, possiamo ben dirlo anche perché ha un passato di attore, è stata al festival della salute globale dove ha ammonito “questo virus è poco letale, ma potrebbero essercene altri in futuro. Se non cureremo l’ambiente, che è legato alla salute umana, esso risponderà portandoci all’estinzione”. Banalità, ovviamente. Virus ce ne sono stati in passato e ce ne saranno in futuro ma il tono suggerisce il ricorso immediato agli scongiuri, nelle forme in uso nelle diverse regioni d’Italia.

Ora tra i tanti virologi e infettivologi che si sono guadagnata in questa stagione una posizione nelle tribune televisive il Prof. Ricciardi, docente di igiene, non è uno qualsiasi. Non per scienza, ma per essere il consulente del Ministro della salute per cui le sue parole hanno inevitabilmente il senso di una valutazione ufficiale della situazione epidemiologica e delle sue prospettive. E questo non va bene, è gravemente scorretto. I collaboratori dei ministri, qualunque sia la loro specializzazione, giuridica, economica, ingegneristica, medica, appunto, parlano solamente con il rispettivo ministro, non con il pubblico. A meno che il ministro non li incarichi di illustrare aspetti tecnici delle iniziative assunte nell’esercizio della sua funzione politica. Non va bene che questi consulenti espongano le loro tesi su questo o quell’aspetto dell’epidemia, della sua diffusione e dei mezzi per contrastarla. Non fanno un buon servizio all’autorità che li ha scelti come consiglieri. Perché è ovvio che l’opinione pubblica ed i giornali siano indotti a ritenere che, quando parla il tale consulente del Ministro della salute, anticipi in qualche modo proposte destinate a diventare oggetto di ordinanze dello stesso ministro o di un decreto del Presidente del Consiglio.

È, dunque, una grave scorrettezza nei confronti del ministro, che evidentemente non se ne è dato carico, il continuo esternare del Professore di igiene Walter Ricciardi che getta benzina sul fuoco. Ed invece di consigliare gli italiani a seguire regole di igiene, materia nella quale sicuramente è preparato, per fermare la diffusione dell’epidemia, contribuisce a diffondere il panico insieme a giornali e telegiornali che presentano le notizie del giorno con il ritmo incalzante di un bollettino di guerra: tot contagiati “a fronte” dei tamponi effettuati nello stesso giorno, è la prima notizia che diffondono, incuranti del fatto che i dati non sono omogenei perché è evidente che chi oggi si ammala ha contratto il virus alcuni giorni fa, mentre il tampone dà conto della situazione al momento. Poi c’è la conta dei morti. Tutti dati commentati dai vari “esperti” i quali dicono la loro, spesso in contraddizione con chi su un’altra emettente o dalle colonne di un altro giornale “interpreta” la situazione con altra analisi e con diverse prospettive. Tanto che in Primavera fummo rassicurati, anche per l’incipiente stagione calda, sul futuro della pandemia, sì da indurre anche le autorità dello Stato e delle Regioni ad abbassare la guardia, com’è evidente per il fatto che siamo arrivati impreparati alla seconda ondata dell’epidemia. In una stagione nella quale, secondo notizie di stampa, in alcune realtà mancano perfino le bombole d’ossigeno.

Non si parla mai di terapie, se non di quelle richiamate come sperimentali. E, naturalmente, del vaccino che probabilmente arriverà a cose fatte, come in altre occasioni. E subito viene da pensare agli interessi miliardari che ruotano intorno a quelle dosi che l’Europa e gli stati compreranno da questa o quella multinazionale del farmaco. Solamente ieri ho sentito richiamare una terapia generica che allevi le condizioni del raffreddamento, del mal di gola e della febbre, l’aspirina, il paracetamolo. Una volta andava di moda il Chinino, venduto dallo Stato in tabaccheria perché genere di monopolio. Aveva debellato la malaria e veniva usato per tutte le febbri. Una bella sudata e passava tutto. È sparito, la produzione statale era contraria ad evidenti, rilevanti interessi privati. Che sono certamente leciti ma lo Stato, nell’interesse della comunità nazionale, ha il dovere di regolare quegli interessi. Poi, antibiotici sì, antibiotici no. Gran confusione.

Nel frattempo ad alimentare l’ansia della gente provvedono le spesso incomprensibili decisioni dell’autorità che chiude centri estetici e lascia aperti i parrucchieri e i tabaccai (il fisco non vuole perdere l’imposta sui tabacchi), chiude palestre e piscine, luoghi nei quali, per il distanziamento da tempo attuato, non si ha notizia che si sia diffuso il virus. Che corre  nei mezzi di trasporto dove sembra impossibile limitare l’assembramento in un Paese tradizionalmente allergico ai controlli.

In questo quadro di estrema incertezza una realtà è emersa in modo evidente, l’inadeguato assetto normativo nei rapporti Stato – Regioni attestato dalla estrema modestia della gestione dell’emergenza sanitaria da un governo che ha dimostrato di non saper maneggiare gli strumenti normativi di cui dispone e di non avere le idee chiare sulla risposta da dare alle preoccupazioni degli italiani, dei singoli e delle imprese di fronte all’impoverimento che si diffonde nel Paese. Nessun progetto, nessuna programmazione di grandi opere infrastrutturali, strade, ferrovie, acquedotti, porti, aeroporti, delle quali l’Italia ha estremo bisogno e che si potrebbero metter in cantiere utilizzando risorse da acquisire mediante ingenti prestiti pubblici, in attesa dei fondi europei, così impegnando una miriade di imprese su tutto il territorio nazionale, come sempre accade quando si tratta di opere di grandi dimensioni. Perché il Governo non chiede agli italiani di contribuire alla rinascita del Paese ed anzi li preoccupa facendo circolare ipotesi di riforma tributaria da gioco delle tre carte? Non sa cosa fare o teme la corruzione e l’intervento della criminalità organizzata nella gestione degli appalti? Forse è per questa incertezza che Conte ha voluto eliminare la responsabilità per danno erariale limitando i poteri della Corte dei conti.

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